La caccia agli ebrei che si è verificata ad Amsterdam deve far riflettere. Non è un caso isolato. Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, dice che “in Olanda dal 7 ottobre i casi di odio verso gli ebrei sono cresciuti dell’800 per cento. Da noi la metà, ma la caccia all’ebreo compiuta da giovani delle comunità arabe l’abbiamo vista anche in Italia, per esempio lo scorso 25 aprile a Milano”.

Certo è orribile che, nel 2024, a ottant’anni dalla shoah, gli ebrei non possano vivere sicuri nei Paesi europei. Ma il problema non riguarda solo loro. Riguarda tutti noi e pure il futuro delle nostre democrazie. Continua

Oggi è il 35° anniversario dell’abbattimento del Muro di Berlino, evento simbolico che dette il via al crollo dei regimi comunisti dell’Est europeo(segnò di fatto la fine del Novecento). Ma è probabile che sui giornali questo anniversario non trovi grande spazio. E se anche uscirà qualche articolo sarà rievocativo: i partiti, la cultura e i media progressisti continueranno con l’atteggiamento di questi decenni sulla questione “comunismo”. Continua

Da mesi vediamo manifestazioni per la Palestina in cui si urla contro la cosiddetta occupazione israeliana (in realtà la Striscia di Gaza da decenni è governata dai palestinesi e così una parte della Cisgiordania).

Non se n’è vista una contro la vera occupazione (dal 1950) del Tibet da parte della Cina comunista la quale nel 1997 ha preso anche il controllo di Hong Kong e annuncia che presto toccherà a Taiwan (l’isola ha una grande importanza strategica per l’egemonia sull’area dell’Indo-Pacifico).

Ma chi manifesta contro la Cina? Nessuno. A quanto pare il regime comunista può occupare impunemente. Si protesta e si urla solo contro Israele, peraltro senza conoscere la storia del conflitto arabo-israeliano, né la situazione di quell’area. E non si protesta per lo Stato veramente occupato: il Tibet. Continua

Il  7 dicembre sarà riaperta la cattedrale di Notre Dame, a Parigi, restaurata dopo l’incendio del 15 aprile 2019. Sarà commovente assistere alla grande celebrazione liturgica (con la riaccensione dell’organo), al canto del Magnificat o del Te Deum e ai Vespri.

L’arcivescovo di Parigi con emozione esprime la gioia “di tutta una città che ritrova qui il suo cuore e che sa che è il luogo dove ognuno può venire a ritrovarsi”. Infatti anche la Francia laica ne gioirà così come si sentì ferita da quell’incendio, perché in quelle pietre ci sono le radici della storia nazionale, l’identità profonda della Francia. Continua

Il nuovo documento di Aiuto alla Chiesa che soffre, che s’intitola Perseguitati più che mai – Rapporto sui cristiani oppressi per la loro fede 2022-2024, è sconsolante. Ne emerge che la guerra ai cristiani, nel mondo, è sempre più pesante. Ma perché? Fino a quando?

Negli anni Novanta scrivevo per Il Giornale e mi capitava spesso di commentarenotizie relative ai cristiani perseguitati e martirizzati in molti paesi. Erano appena crollati i regimi comunisti dell’Est europeo, eppure i cristiani continuavano ad essere vittime di stati o gruppi violenti, come certi islamisti, ma non solo. Continua

Dovunque macerie, tutto grida salvezza. L’umanità ha un gran bisogno della compassione divina. Nasce così la nuova enciclica di papa Francesco, Dilexit nos, che è stata pubblicata ieri ed è dedicata al Sacro Cuore di Gesù. È bellissima perfino sul piano letterario: commuove e fa riflettere.

Il Pontefice spiega che per “Cuore” si intende tutta la persona di Cristo. Ne coglie i battiti, i sussulti e le emozioni negli episodi evangelici: quando Gesù parla con la Samaritana o quando “vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite” o quando perdona l’adultera o pranza con i peccatori e non si scandalizza di loro, quando si commuove per la madre che piange suo figlio a Naim e glielo risuscita o quando “al cieco sulla strada dice con affetto: ‘Che cosa vuoi che io faccia per te?’ (Mc 10,51). Cristo mostra che Dio è vicinanza, compassione e tenerezza”. Continua

La segretaria del Pd, Elly Schlein, che “rilancia” come simbolo lo storico segretario del Pci Berlinguer, vuole anche “tornare” a Marx (ma fraintendendone le idee).

Ecco cosa è successo. Un lungo articolo di Dario Olivero, su Repubblica del 10 ottobre, ci rivela che l’intellettuale giapponese Saito Kohei, autore del libro Il Capitale nell’Antropocene (Einaudi), “quando cadde il Muro di Berlino non era ancora nato”. Subito dopo scrive che ha trentasette anni. Problema: considerato che il Muro di Berlino è stato “abbattuto” il 9 novembre 1989 e Kohei è nato il 31 gennaio 1987, che tipo di calendario hanno a Repubblica? Il 1989 viene prima del 1987? Misteri del pensiero progressista. Continua

In una celebre scena del film Le ali della libertà, ambientato nel carcere di Shawshank, il protagonista Andy Dufresne elude la sorveglianza delle guardie, entra nella direzione e accende il grammofono: tramite gli altoparlanti fa ascoltare a tutti i detenuti un sublime duetto contenuto nell’opera di Mozart Le nozze di Figaro.

L’effetto è straordinario. I prigionieri, abituati a vivere in quel luogo di disperazione e violenza, d’improvviso appaiono incantati dalla meraviglia di quella musica e di quelle voci. Continua

Ieri anche papa Francesco ha espresso la sua soddisfazione per il vertice del G7 in Umbria sulla disabilità. Ricevendo i partecipanti lo ha definito “un segno concreto della volontà di costruire un mondo più giusto e un mondo più inclusivo, dove ogni persona, con le proprie capacità, possa vivere pienamente e contribuire alla crescita della società”.

Al vertice, che era stato annunciato in giugno a Borgo Egnazia ed è stato voluto e organizzato con determinazione dal governo italiano, hanno partecipato i ministri del G7 che si occupano di disabilità, la UE e altri Paesi invitati: il risultato è la Carta di Solfagnano che secondo Alessandra Locatelli, ministra italiana per la Disabilità, rappresenta “una vera svolta epocale” perché segna “il passaggio dal mero assistenzialismo alla valorizzazione delle persone”. Continua

“Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno – uno sguardo umano – ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice”.

Questo pensiero (dal film Andrej Rublëv di Andrej Tarkovskij) descrive l’impressione che hanno fatto a tantissimi le parole di commiato, lasciateci da Sammy Basso, che sono rimbalzate sui social, sorprendendoci e commuovendoci. La stessa impressione che Sammy faceva da vivo a chi lo incontrava o lavorava con lui. Continua