Il  7 dicembre sarà riaperta la cattedrale di Notre Dame, a Parigi, restaurata dopo l’incendio del 15 aprile 2019. Sarà commovente assistere alla grande celebrazione liturgica (con la riaccensione dell’organo), al canto del Magnificat o del Te Deum e ai Vespri.

L’arcivescovo di Parigi con emozione esprime la gioia “di tutta una città che ritrova qui il suo cuore e che sa che è il luogo dove ognuno può venire a ritrovarsi”. Infatti anche la Francia laica ne gioirà così come si sentì ferita da quell’incendio, perché in quelle pietre ci sono le radici della storia nazionale, l’identità profonda della Francia.

Notre Dame è un gioiello di quel Medioevo che, in tutta Europa, costruì le cattedrali e inventò le università e gli ospedali. Questa passione per il bello, per il vero e per il bene è la vera identità dell’Europa. E scaturisce dal cristianesimo che valorizzò ed esaltò l’eredità di Atene, Gerusalemme e Roma alla luce del Vangelo.

La potente suggestione del Medioevo non solo investì il Romanticismo, ma persiste ancora oggi, nella letteratura come nel cinema. La scrittrice Licia Troisi, nei giorni scorsi, alla festa del libro medievale e antico di Saluzzo, ha tenuto una lezione su “Il Medioevo immaginato. Il fantasy alle prese con la storia” (pubblicata dalla Stampa il 30 ottobre).

Ha spiegato perché la letteratura fantasy attinge così tanto a quell’epoca e ha sostenuto che “il Medioevo non è stato affatto un periodo oscuro, ma brulicante di fermento intellettuale”, “tanto di ciò che siamo oggi nasce nel Medioevo”.

La scrittrice ha constatato che purtroppo “nella percezione collettiva” esso appare tuttora come un periodo stagnante, brutale, caotico e “dominato da ogni genere di superstizione”. Ma – precisa – “ovviamente gran parte di queste credenze, ci dice la storiografia contemporanea, sono errate”.

Si può correggere una narrazione infondata? Una grande storica francese, Régine Pernoud, fu tra i primi, nel 1977, a scagliarsi contro questo pregiudizio. Che però persiste fra i profani e sui media. Quante volte si sente dire “non siamo più nel Medioevo” oppure “è una mentalità medievale” o “è un ritorno al Medioevo”. Proprio da queste espressioni partì l’operazione di verità che la Pernoud fece con il libro Medioevo, un secolare pregiudizio (Bompiani).

Anche un celebre intellettuale laico come Umberto Eco (che nel Medioevo ambientò Il nome della rosa), difese quest’epoca da luoghi comuni (infondati) come quello della “terra piatta”. Scrisse: “Malgrado molte leggende che ancora circolano su internet, tutti gli studiosi del medioevo sapevano che la Terra fosse una sfera. Anche uno studente di prima liceo può facilmente dedurre che, se Dante entra nell’imbuto infernale ed esce dall’altra parte vedendo stelle sconosciute ai piedi della montagna del Purgatorio, questo significa che egli sa benissimo che la Terra è tonda”.

Del resto Agostino Paravicini Bagliani ricordava che “già all’inizio degli anni Settanta del Novecento, lo storico americano della scienza medievale Edward Grant affermava: ‘Contrariamente a un moderno errore popolare, per il quale prima della scoperta di Cristoforo Colombo si sarebbe pensato che la terra fosse piatta, non si conoscono flat-earthers di una qualsiasi importanza nell’Occidente latino (medievale)’”.
Speriamo che la riapertura solenne di Notre Dame suggerisca un ripensamento del nostro rapporto con le nostre radici. E che la luce del Medioevo dissolva le tenebre della modernità e i suoi pregiudizi.

Antonio Socci

Da “Libero”, 2 novembre 2024