Esattamente trent’anni fa, alle elezioni politiche del 27-28 marzo 1994, accadde un evento che avrebbe segnato la vita pubblica dei decenni successivi: la vittoria di Silvio Berlusconi che aveva appena fondato Forza Italia e aveva costruito – in tempi strettissimi – una coalizione di centrodestra (diversificata per territorio) prima inimmaginabile.

È ormai un avvenimento che appartiene alla storia. Si faranno studi e analisi sulle vicende di quegli anni, ma bisogna porsi anche una domanda di più largo respiro sui cambiamenti culturali che il “berlusconismo” politico comportò. Continua

“Continua ad affiorare dall’oscuro mare dell’oblio l’imponente opera di padre Pavel A. Florenskij, oggi riscoperto in gran parte d’Europa come uno dei maggiori pensatori del XX secolo”.

Così scriveva, nel 2011, Natalino Valentini. Tuttavia – aggiungeva – nonostante il “crescente interesse”, anche in Italia, “tranne poche eccezioni, la cultura (filosofica, scientifica, estetica, linguistica, teologica…) stenta a misurarsi con questo gigante del pensiero umano”. Continua

Perché tanti politici e giornalisti non vogliono riconoscere che l’attuale regime di Putin non è altro che una regressione verso il vecchio comunismo russo, la sopravvivenza di quel sistema e di quella Nomenklatura variamente camuffata e riciclata?

Eppure lo stesso Alexey Navalny, nelle lettere all’ex dissidente Natan Sharansky, pubblicate il 20 febbraio dalla Stampa, lo sottolinea: “ingenuamente abbiamo pensato che non si potesse tornare al passato (…). Il tuo libro infonde speranza perché la similitudine tra i due sistemi – l’Unione Sovietica e la Russia di Putin, la loro somiglianza ideologica, l’ipocrisia che funge da premessa stessa per la loro esistenza e la continuità dalla prima alla seconda – garantiscono un crollo ugualmente invitabile”. Continua

Mercoledì scorso Avvenire riferiva che “circa 52.250 cristiani sono stati uccisi in Nigeria dal 2009, secondo un rapporto dell’Ong nigeriana Intersociety”. È solo un capitolo di un martirio mondiale. Il vero volto della Chiesa, che pochi conoscono, è questo.

Lo ha fatto capire il Papa, sempre mercoledì, all’udienza generale in Vaticano. Dove è accaduta una cosa imprevista. A un certo punto Francesco ha girato lo sguardo, nell’Aula Paolo VI, verso un anziano sacerdote con la porpora cardinalizia che era lì seduto. Continua

Ultimamente si leggono cose curiose su Antonio Gramsci e la cosiddetta “egemonia culturale”. Secondo Maura Gancitano (Repubblica, 13/1), “per come la intendeva Antonio Gramsci l’egemonia doveva essere un potere acquisito dalle persone comuni, soprattutto quelle ai margini della società e non una selezione operata da pochi. Qualcosa di plurale, condiviso, molteplice” e non “un autoritarismo culturale”.

Non si sa da dove Gancitano ricavi questa idea. Ma ieri lo storico Giuseppe Vacca, già dirigente e parlamentare del Pci, poi Pds, docente universitario, direttore e poi presidente dell’Istituto Gramsci, intervistato da “Libero”, ha chiarito molte cose. Continua

Veniamo da settimane di martellamento ideologico contro gli uominiche, ci è stato detto, hanno il “patriarcato” incorporato dalla nascita e dovrebbero nutrire sensi di colpa perché, in quanto maschi, sarebbero tendenzialmente arroganti e oppressori delle donne.

È una teoria infondata se consideriamo l’occidente. Ma c’è una storia che rientra in questo schema: due maschi, due fratelli, addirittura tirannici. E dall’altra parte una donna, una sorella, che si ribella al loro regime in nome della libertà. Eroicamente.

I due maschi sono stati politici potenti, che hanno schiacciato la libertàdel loro popolo. La sorella invece è scappata dal suo Paese, cioè dal regime dei due fratelli, ed è vissuta come esule. Continua

I titoli dei giornali sono a volte iperbolici. Vengono pensati per attirare l’attenzione dei lettori. Perciò, se capita di leggerne uno che recita “San Berlinguer, aiutaci tu!”, si immagina che sia solo una frase ad effetto. Ma l’articolo che seguiva questo titolo, apparso sul Venerdì di Repubblica, corrispondeva a quanto annunciato. Ed era un articolo serio. Continua

Le foto (francamente comiche) di Pier Luigi Bersani – ex segretario del Pd – vestito da salumiere, fruttivendolo, cassiere, prete, scaffalista e rider(sono le parti che ha deciso di interpretare in un film) fanno pensare a un remake di Zelig e sono la perfetta metafora dei post-comunisti.

La cui domanda fondamentale, dal crollo del Muro di Berlino del 1989, sembra essere questa: oggi che faccia indosso? Infatti il comunista di ieri è attualmente uno, nessuno, centomila. Continua

Dario Fertilio, il 7 novembre, sul “Giornale”, ha ricordato che quella data – anniversario della rivoluzione russa – è anche, da alcuni anni, la giornata della memoria dedicata alle vittime del comunismo. Eppure è passata nella più completa indifferenza, nonostante ricordi “dagli 80 ai 200 milioni” di vittime di quella sanguinaria utopia. Continua

L’11 agosto scorso, sul Corriere della sera, Ernesto Galli della Loggia pubblicò una riflessione molto seria e controcorrente.

IL ROSSO E IL NERO

La sua tesi in sintesi era questa: “la peculiarità della storia italiana è stata quella di aver dato vita al fascismo, ma insieme anche a un fortissimo movimento comunista senza eguali in questa parte d’Europa” e “seppure in modi ovviamente ben diversi entrambi hanno rappresentato due patologie antidemocratiche”. Continua