Ieri una pagina di “Libero” accostava giustamente due notizie che avrebbero suscitato la vivace reazione di Oriana Fallaci e che documentano bene l’epoca in cui viviamo.

NEWS DA EURABIA

Il primo titolo era questo: “Le proteste pro-Palestina. Preghiera islamica in ateneo. E i rettori condannano Israele”. Il sottotitolo aggiungeva che “a Torino imam inneggia al jihad contro lo Stato ebraico nell’edificio occupato”. A fianco si leggeva quest’altro titolo: “Padova. Dante a scuola: esentati i musulmani”. Continua

La Giornata del Tricolore, ieri, è stata sofferta dal Pd: nessun leader del partito ha ritenuto di pronunciare una sola parola. Evidentemente sono imbarazzati da quella bandiera, cioè dal concetto di Patria (parola che invece il presidente Mattarella ha pronunciato) e dall’Italia evocata dal Capo del governo Meloni (“custodire le nostre radici”).

Ma così non si accorgono di regalare al centrodestra i valori che dovrebbero essere di tutti e che sono quelli della Costituzione (l’Italia, la patria, l’identità nazionale, l’interesse nazionale). Continua

Pur di attaccare Giorgia Meloni ieri “Repubblica” ha creato un caso su uno scambio di battute avvenuto durante la visita della premier al Senato degli Stati Uniti.

“Il rosso, il bianco e il verde nella bandiera italiana significano qualche cosa?”. Il democratico Chuck Schumer le ha posto questa domanda “a bruciapelo e dall’espressione dell’esperto politico Usa” scrive Repubblica “si coglie un pizzico di malizia”. Continua

Il piacere. In apparenza non c’è parola più moderna, edonistica ed estiva. La pubblicità e i media la celebrano come un dovere e fa venire in mente l’industria del divertimento, la movida, le spiagge, Ibiza e le discoteche romagnole.

Per i più colti il pensiero andrà al romanzo “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio con cui – a giudizio di Benedetto Croce – “risuonò nella letteratura italiana una nota, fino ad allora estranea, sensualistica, ferina, decadente”.

Eppure – chi lo avrebbe mai detto? – “piacere” è anche una parola chiave della Divina Commedia. Certo, appare anzitutto nella sua accezione consueta, nel canto V dell’Inferno, quello di Paolo e Francesca: “Amor, ch’a nullo amato amar perdona,/ mi prese del costui piacer sì forte,/ che, come vedi, ancor non m’abbandona”. Continua

Il 2021 è stato l’anno della Dantemania. Per celebrare i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta tutti si sono mobilitati, così siamo stati letteralmente alluvionati dagli eventi e dalle chiacchiere dantesche. Centinaia sono state le iniziative, che hanno sfidato anche il Covid.

Si è visto e sentito di tutto. Dai convegni ai quiz danteschi, dalle mostre alle letture pubbliche del poema sacro (in tantissime città e anche nei paesi), dai programmi televisivi ai libri. Tutte le arti si sono cimentate con Dante, dal teatro alla danza, dalla pittura alla scultura, dal cinema alla musica, dalla miniatura al fumetto.

La rete poi è stata invasa, specialmente con il Dantedì e la campagna social “In Viaggio con Dante”. Infine un fiume di pagine di giornale dedicate all’Alighieri. Nel sito del Ministero dei Beni culturali sono elencati gli eventi e le celebrazioni più importanti. Una miriade.

Alcune iniziative sono state pregevoli, altre meno, di altre ancora potevamo fare a meno. Ma certamente è stato importante che l’Italia ritrovasse – anche nel sentimento popolare – il suo grande poeta, padre della nostra lingua e vertice assoluto della letteratura mondiale.

Non si ricorda nulla di paragonabile, anche perché internet, radio, televisioni e giornali hanno enormemente amplificato l’anniversario.

Così Dante è passato dall’inferno della dimenticanza e del rifiuto(perché la scuola sessantottina lo aveva ormai archiviato come un vecchio reazionario), al paradiso della celebrazione nazionale e della passione popolare. Senza risparmiarsi il purgatorio kitsch di tante rievocazioni e di tante chiacchiere da salotto. Continua

Da mesi, sulle prime pagine e quelle culturali dei giornali, Dante spopola. Valanghe di articoli e articolesse. Era inimmaginabile fino a pochi anni fa, ma tale prodigio non è dovuto solo al fatto che nel 2021 siamo a 700 anni dalla morte del Poeta.

Questo è solo il pretesto. La moda in realtà si sta imponendo da qualche anno (vedremo come, perché e quando è nata). Tale mania collettiva, nella società dello spettacolo, appaga forse il bisogno di sentirsi colti (riducendo l’arduo e il sublime al banale) e appaga il bisogno (inconscio o inconfessato) di ritrovare radici e senso di appartenenza a una civiltà che ha illuminato il mondo. Continua

“L’universo può essere finito e nello stesso tempo fare a meno del bordo… L’idea di Einstein è che lo spazio potrebbe essere una tre-sfera… Questo lavoro [di Einstein del 1917, ndr] inizia la moderna cosmologia, lo studio dell’intero Universo visibile, osservato a scala larghissima. Da qui scaturiranno la scoperta dell’espansione dell’Universo, la teoria del big bang, il problema della nascita dell’Universo ecc”.

Così scrive il fisico teorico Carlo Rovelli, brillante divulgatore scientifico, nel suo libro “La realtà non è come appare”. Ma subito dopo Rovelli fa un’osservazione sorprendente: “Per quanto incredibile possa sembrare, la stessa idea era già stata concepita da un altro genio in tutt’altro universo culturale: Dante Alighieri”. Continua

Era stato Donald Trump (nientemeno), a Davos, nel gennaio scorso, a esaltare messer Filippo Brunelleschi, indicandolo come simbolo del genio italiano e – probabilmente – ignorava che proprio quest’anno si celebrano i 600 anni del suo capolavoro: la Cupola di Santa Maria del Fiore.

Fra i tanti interventi e le tante celebrazioni che in questi giorni illustrano il miracolo architettonico del Brunelleschi, si può dire che le cose dette da Trump restano le più suggestive, anche perché rivolte a quelle élite europee e globaliste che detestano le nostre radici cristiane: “Le cattedrali d’Europa” ha detto il presidente “ci insegnano a perseguire grandi sogni, avventure audaci e grandi ambizioni. Ci esortano a considerare non solo ciò che costruiamo oggi, ma ciò che resterà molto tempo dopo la nostra scomparsa. Testimoniano il potere della gente comune di realizzare risultati straordinari quando uniti da uno scopo nobile e grandioso.

Trump ha indicato proprio i costruttori di cattedrali italiani come esempio: “Secoli fa, al tempo del Rinascimento, abili artigiani e operai guardarono verso l’alto e costruirono le strutture che ancora toccano il cuore umano. Tuttora, alcune delle più grandi strutture del mondo sono state costruite centinaia di anni fa. In Italia, i cittadini un giorno iniziarono la realizzazione di quello che sarebbe diventato un progetto di 140 anni, il Duomo di Firenze. Un luogo veramente incredibile. Sebbene non esistesse ancora la tecnologia per completare il loro progetto, i padri della città andarono avanti, certi che un giorno l’avrebbero trovata. Questi cittadini di Firenze non accettarono limiti alle loro alte aspirazioni e così fu finalmente costruita la Grande Cupola.

Sarebbe bello avere governanti, in Italia e in Europa, che sapessero apprezzare egualmente la bellezza della nostra storia e trarne ispirazione. Ma su quella straordinaria cupola e sulla cattedrale di Santa Maria del Fiore – che fu voluta come la più grande chiesa della cristianità – c’è molto altro da scoprire. Continua

La data scelta per celebrare ogni anno il Dantedì, il giorno di Dante, è il 25 marzo e forse non sarebbe stata gradita dal sommo poeta, uomo di fede, perché quel giorno per la Chiesa è la festa dell’Annunciazione (“l’angel che venne in terra col decreto/ de la molt’anni lagrimata pace,/ ch’aperse il ciel del suo lungo divieto”, Purg. X).

Il caso poi ha voluto che questo primo anno di celebrazione, il 25 marzo 2020, sia arrivato proprio nel pieno della crisi del coronavirus, mentre tutti cercavano di farsi forza cantando dai balconi “Fratelli d’Italia”, tutti si ripetevano che siamo una grande nazione e ce la faremo e tanti espongono il tricolore. Continua

E’ ufficiale. Dante ebbe quattro figli: insieme a Pietro, Iacopo e Antonia vi fu Giovanni. Di lui si parlava da un secolo, da quando cioè saltò fuori il suo nome in un documento del 1308, ma gli studiosi erano incerti. Si ipotizzò pure che si trattasse di un figlio illegittimo. Adesso invece si scopre che il poeta ebbe davvero, dalla moglie Gemma, un quarto figlio, di nome Giovanni.

La scoperta è stata acclarata grazie a un nuovo documento del 1314 scoperto nel 1972 da Renato Piattoli all’Archivio di Stato di Firenze e solo oggi pubblicato nel nuovo “Codice Diplomatico Dantesco” (Salerno) curato da Teresa De Robertis, Giuliano Milani, Laura Regnicoli e Stefano Zamponi.

Il documento mostra Giovanni Alighieri, il 20 maggio 1314, presso un notaio fiorentino, nell’atto di stipulare un contratto relativo alle terre di proprietà del padre a Pagnole (Pontassieve). Dunque Giovanni si prendeva cura degli affari di famiglia, cosa assai delicata visto che Dante era stato colpito da condanna ed era stato messo al bando.

UNA DANZA IN PARADISO

L’arrivo di Giovanni fra i figli dell’Alighieri ha indotto a rileggere con una certa curiosità il Canto XXV del Paradiso, perché i tre apostoli che lì danzano e cantano intorno a Beatrice e a Dante sono Pietro, Giacomo e Giovanni.

Laura Regnicoli, una delle curatrici del “Codice Diplomatico”, in una intervista nota che i tre apostoli hanno proprio gli stessi nomi dei tre figli (Pietro, Iacopo e Giovanni): “come i santi del ‘girotondo’ del canto, una bella suggestione”. Continua