Ieri a Roma, in piazza San Pietro, si è tenuto il Meeting mondiale sulla Fraternità Umana “Not alone”. Lo ha organizzato la “Fondazione  vaticana Fratelli tutti” con altre istituzioni e dicasteri vaticani.

L’evento aveva lo scopo di rilanciare l’appello del Papa che, in particolare nell’enciclica “Fratelli tutti”, ricorda e sottolinea l’unità della famiglia umana e la necessità di ritrovare rapporti di fraternità tra gli uomini e tra i popoli. Continua

Forse le diatribe ecclesiastiche di cui parlano i giornali interessano soltanto pochi addetti ai lavori (spesso addetti ai “livori”). Il popolo, praticante e non praticante, guarda alla Chiesa con altri occhi. Con altre aspettative.

In genere rivolge lo sguardo verso la Chiesa alla ricerca di un padre. L’affetto manifestato dalla gente in questi giorni verso Benedetto XVI va letto in questo orizzonte. Continua

In questi giorni si è tornati a parlare della rinuncia di Benedetto XVI. Il suo segretario personale, Mons. Georg Gänswein, a cui è stato chiesto quando seppe della decisione di Benedetto XVI, ha risposto: “Il Papa me lo ha detto a Castel Gandolfo. Era fine settembre del 2012”.

Il card. Tarcisio Bertone, che era Segretario di Stato, rispondendo a una domanda analoga, ha dichiarato: “Nella primavera del 2012 ha iniziato a parlarmene”, ma fu “durante l’estate” che il Papa prese la decisione definitiva.

Ratzinger stesso lo aveva detto in una intervista a Peter Seewald. Anche per questo alcuni ipotizzavano che la rinuncia fosse soprattutto conseguenza del “caso Vatileaks”, cominciato proprio all’inizio del 2012. Ma Benedetto XVI ha sempre categoricamente smentito.

In effetti la questione è molto più complessa e parte da lontano. Un indizio si può ricavare pure da una vicenda che ho vissuto direttamente. Infatti il 25 settembre 2011, sulla prima pagina di “Libero”, pubblicai un articolo nel quale scrivevo che il Papa stava pensando di dimettersi dopo aver compiuto 85 anni, ovvero dopo l’aprile del 2012 (prima dell’86° compleanno che sarebbe stato il 16 aprile 2013). Continua

È un santo. È un uomo di alta vita spirituale. Lo visito spesso e vengo edificato dal suo sguardo trasparente. Vive in contemplazione… Ammiro la sua lucidità. È un grande uomo”.

Così due settimane fa, prima del peggioramento della salute del papa emerito, Francesco, in una intervista, parlava del predecessore. In effetti il temperamento mite e la bontà di Joseph Ratzinger facevano pensare a quell’“infanzia evangelica” che caratterizza tanti santi. Come pure l’umiltà che lo ha indotto addirittura alla rinuncia del 2013. Continua

Ieri si è tornati a parlare di rinuncia del Papa. Cosa è successo? Due giornalisti del quotidiano spagnolo ABC hanno chiesto a Francesco “cosa succede se un pontefice resta improvvisamente impedito da problemi di salute o da un incidente”. E lui ha risposto tranquillamente: Io ho già firmato la mia rinuncia. Era quando Tarcisio Bertone era segretario di Stato”. Continua

Al matematico Paolo Zellini, che ha appena pubblicato “Discreto e continuo” (Adelphi), Chiara Valerio di “Repubblica” chiede: “Ci siamo inventati la matematica o ci preesiste?”.

Zellini spiega che è una questione antica: “non potremo mai trovare una risposta certa a riguardo, ma possiamo basarci su un’esperienza comune tra i matematici: in molti casi viene da presumere che l’invenzione e la scoperta sia opera esclusivamente nostra, ma poi ci accorgiamo rapidamente che ciò che abbiamo inventato rivendica la propria esistenza in un paesaggio tutto da esplorare, che sembra preesistere al nostro atto inventivo… credo che il mondo matematico abbia una sua realtà ideale che noi siamo deputati a esplorare più che a inventare”.

Il 6 aprile 2006, Benedetto XVI parlò di Galileo il quale

ha detto che Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico. Lui era convinto che Dio ci ha donato due libri: quello della Sacra Scrittura e quello della natura. E il linguaggio della natura – questa era la sua convinzione – è la matematica, quindi essa è un linguaggio di Dio, del Creatore. Riflettiamo ora su cos’è la matematica: di per sé è un sistema astratto, un’invenzione dello spirito umano, che come tale nella sua purezza non esiste… è un sistema intellettuale, è una grande, geniale invenzione dello spirito umano. La cosa sorprendente è che questainvenzione della nostra mente è veramente la chiave per comprendere la natura, che la natura è realmente strutturata in modo matematico e che la nostra matematica, inventata dal nostro spirito, è realmente lo strumento per poter lavorare con la natura… Sembra una cosa quasi incredibile che una invenzione dell’intelletto umano e la struttura dell’universo coincidano… Quindi la struttura intellettuale del soggetto umano e la struttura oggettiva della realtà coincidono… Penso che questa coincidenza tra quanto noi abbiamo pensato e il come si realizza e si comporta la natura, sia un enigma ed una sfida grandi, perché vediamo che, alla fine, è ‘una’ ragione che le collega ambedue…”. Continua

Il 22 settembre 1974 sul “Corriere della sera” uscì uno dei memorabili articoli di Pier Paolo Pasolini di quella stagione (poi raccolto negli “Scritti corsari”). Erano gli anni della scristianizzazione trionfante. Lo scrittore rifletteva sugli ultimi mesi del pontificato di Paolo VI arrivando a conclusioni drammatiche: “Il Potere reale non ha più bisogno della Chiesa e l’abbandona quindi a se stessa”.

Poi aggiungeva:

Se molte e gravi sono state le colpe della Chiesa (…) la più grave di tutte sarebbe quella di accettare passivamente la propria liquidazione da parte di un potere che se la ride del Vangelo (…). Essa dovrebbe passare all’opposizione (…) contro un potere che l’ha così cinicamente abbandonata, progettando, senza tante storie, di ridurla a puro folclore. Dovrebbe negare se stessa per riconquistare i fedeli (o coloro che hanno un ‘nuovo’ bisogno di fede) che proprio per quello che essa è l’hanno abbandonata. Riprendendo una lotta che è peraltro nelle sue tradizioni (la lotta del Papato contro l’Impero) ma non per la conquista del potere, la Chiesaproseguiva Pasolini “potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano (…) il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso, totalitario, violento; falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore; degradante. (…) O fare questo o accettare un potere che non la vuole più: ossia suicidarsi”. Continua

Queste brevi considerazioni sono soltanto appunti di viaggio, perché il tema è vasto ed esige molto più spazio e riflessione. Però cercare di capire come Benedetto XVI guarda Francesco a me insegna molto. Poi ci sono i drammatici temi di attualità come la guerra. A questo proposito suggerisco di leggere l’articolo di Gianni Valente QUI che fa comprendere bene la dolorosa delicatezza della situazione e l’inermità della Chiesa e del Papa nel conflitto dei poteri mondani.

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È importante capire quale sia lo sguardo del papa emerito sul pontificato del suo successore. Perché il suo giudizio è certamente molto più profondo rispetto a quello di noi osservatori.

Nel libro-intervista di Peter Seewald, “Ultime conversazioni”, Benedetto XVI fa diverse considerazioni su Francesco. C’è anzitutto un giudizio positivo sul pontificato in generale.

Significativi poi sono i passi in cui nota certi elementi della personaità del successore. Per esempio è colpito dalla “sua cordialità, la sua attenzione nei confronti degli altri”. Poi “c’è anche il coraggio con cui affronta i problemi e cerca le soluzioni”. Continua

Il principale collaboratore di Benedetto XVI, Mons. Georg Gänswein, ha raccolto, nel libro “Testimoniare la Verità. Come la Chiesa rinnova il mondo” (Edizioni Ares, pp. 272, euro 19), alcuni suoi interventi pubblici, testi di conferenze, interviste e omelie.

E’ un libro ricco di spunti e prezioso da leggere per capire la grandezza del pensiero e del pontificato di Benedetto XVI. Inoltre c’è una “perla nascosta” a pagina 59.

Sotto il titolo “Il papato rinnovato”, mons. Gänswein pubblica il testo della clamorosa conferenza che tenne, all’Università Gregoriana di Roma, il 20 maggio 2016, in occasione della
presentazione del volume di Roberto Regoli
”Oltre la crisi della Chiesa”. Continua

Voglio segnalare anche il bell’articolo del professor Giovanni Maddalena  QUI che coglie un altro importantissimo aspetto della conferenza stampa del papa.

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Domani è l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Jorge Mario Bergoglio che venerdì 17 dicembre compirà 85 anni. Non so se, in cuor suo, farà un primo bilancio del suo pontificato (gli analisti hanno già cominciato).

Di certo è gravoso guidare la Chiesa nella tempesta di questi anni, assistere a una così galoppante scristianizzazione (in un mondo che sembra impazzito) e trovarsi sempre esposto agli attacchi dei demonizzatori e alle lusinghe degli adulatori (non so cosa è peggio).

Sono arrivati a imputargli pure il vaccino, come fosse una sua colpa e non una protezione dalla pandemia (peraltro è il vaccino di Trump, non certo del papa).

Anche ieri un giornale lo ha accusato di non dire nulla sul prossimo dibattito parlamentare italiano relativo all’eutanasia, quando proprio l’altro ieri, parlando ai giuristi cattolici, il papa aveva implorato i giuristi di rifendere i diritti dei dimenticati e – insieme a lavoratori e migranti – aveva citato malati, bambini non nati, persone in fin di vita e poveri (peraltro sull’aborto Francesco usa espressioni perfino più dure di Giovanni Paolo II).

Dall’altra parte apri “Repubblica” e trovi Scalfari che, professandosi suo tifoso, gli attribuisce improbabili teorie o – proprio ieri – Luigi Manconiche ricama su una frase del pontefice relativa ai peccati della carne, attribuendogli una “svolta” che è solo nei desideri di Manconi (in realtà il papa ha solo ricordato la tradizionale distinzione della Chiesa fra il peccato di debolezza e il peccato di malizia). Continua