Ieri a Roma, in piazza San Pietro, si è tenuto il Meeting mondiale sulla Fraternità Umana “Not alone”. Lo ha organizzato la “Fondazione  vaticana Fratelli tutti” con altre istituzioni e dicasteri vaticani.

L’evento aveva lo scopo di rilanciare l’appello del Papa che, in particolare nell’enciclica “Fratelli tutti”, ricorda e sottolinea l’unità della famiglia umana e la necessità di ritrovare rapporti di fraternità tra gli uomini e tra i popoli.

Un appello particolarmente attuale e drammatico in questo momento storico in cui una guerra nel cuore d’Europa rischia di trascinarci in un terzo conflitto mondiale che sarebbe il più devastante e rovinoso della storia dell’umanità.

“Si era pensato che bastasse la crescita economica per poter convivere pacificamente” ha scritto ieri Mauro Magatti, ma gli eventi di questi anni dimostrano che non è così.

Il Meeting, che ha dato tanto spazio allo spettacolo (con qualche assurdo scivolone politico), non deve far pensare (anche se il rischio c’è) a un vago e superficiale buonismo (con venature di ambientalismo ideologico).

Perché il Papa – che non ha potuto partecipare personalmente – vuole innanzitutto far riflettere e si rivolge anche al mondo della cultura e ai politici.

Padre Francesco Occhetta, gesuita e direttore della Fondazione “Fratelli tutti”, che ha organizzato l’evento, ha spiegato: “Il Papa ha il merito di aver posto al centro del dibattito una parola nuova, ‘fraternità’, anzitutto per aiutare la cultura a riscoprirne quel significato tradito dall’Illuminismo. Detto in altre parole: la libertà e l’uguaglianza non bastano più se non vengono illuminate dalla fraternità. Ma c’è di più: Francesco ripropone il significato biblico di fraternità, che ricompone i legami spezzati dopo i conflitti e i tradimenti personali e sociali. La sfida è dunque di natura antropologica e spirituale, l’etimologia di fraternità rimanda al ‘nascere accanto a un altro’”.

Hanno partecipato anche molti premi Nobel che – annunciava padre Occhetta – “redigeranno una Dichiarazione sulla Fraternità umana universale che presenteranno al Santo Padre (…). Muhammad Yunus e Nadia Murad, in rappresentanza dei 30 premi Nobel, gli presenteranno la ‘Dichiarazione sulla Fraternità’ e insieme lanceranno la raccolta di ‘un miliardo di firme per la fraternità universale!’”.

A proposito di Nobel, il sito d’informazione vaticana “Il Sismografo”, venerdì, aveva lanciato una domanda: “Il Nobel italiano Giorgio Parisi in Piazza San Pietro per firmare l’appello ‘Not Alone’. Riconciliazione?”.

Ricordava che Parisi “insieme a 66 altri accademici nel 2008 scrisse: ‘Sconcertante iniziativa l’intervento di Papa Benedetto XVI all’Inaugurazione dell’Anno Accademico alla Sapienza’”. Benedetto XVI, in seguito alle polemiche, nel 2008 decise di rinunciareall’invito alla “Sapienza” (università peraltro fondata da papa Bonifacio VIII).

Il Meeting Not Alone, “con la firma e forse la presenza di Parisi, e quanto accadde nel 2008” scriveva il Sismografo “fanno pensare ad una sorta di riavvicinamento oppure riconciliazione nel segno – motivazione dell’incontro – della ‘fraternità umana’”.

Ieri il professor Parisi era presente al Meeting. Se lui e gli altri guardiani della laicità rileggessero il discorso (mai pronunciato) che papa Ratzinger, nel 2008, fece comunque pubblicare, scoprirebbero che era in perfetta armonia con l’appello attuale di papa Francesco alla fraternità.

Nel 2008 Parisi era preoccupato per “lo Stato” che “abdica al suo ruolo di garante della laicità”. E, insieme ad altri professori, scriveva: “In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l’incongruo evento possa ancora essere annullato”.

Ma l’intervento di Benedetto XVI all’Università non violava affatto la laicità dello Stato, della scienza e della cultura. Come pure la presenza ieri al Meeting vaticano di molti premi Nobel.

Infatti Benedetto XVI ieri e Francesco oggi parlano di quello che la Scolastica medievale annoverava fra i cosiddetti trascendentali: il Bene. Un concetto universale. Per questo Papa Francesco può rivolgersi a politici, intellettuali, scienziati e a tutti gli uomini per chiamarli alla fraternità.

Benedetto XVI, proprio in quel discorso mai pronunciato, spiegava: “Il Papa parla come rappresentante di una comunità credente, nella quale durante i secoli della sua esistenza è maturata una determinata sapienza della vita; parla come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etiche, che risulta importante per l’intera umanità: in questo senso parla come rappresentante di una ragione etica…il Papa, proprio come Pastore della sua comunità, è diventato sempre di più anche una voce della ragione etica dell’umanità”.

Non bastano la tecnica o gli algoritmi. Non bastano gli esperti. Perché la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi, del potere e all’attrattiva dell’utilità” ammoniva Benedetto XVI.

Il mondo ha bisogno di uomini che scelgano il Bene e perciò siano fratelli: “la conoscenza della verità” aggiungeva papa Ratzinger “ha come scopo la conoscenza del bene. Questo è anche il senso dell’interrogarsi socratico: Qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera”.

Francesco è in continuità con Benedetto e ieri ha detto: “Nell’Enciclica Fratelli tutti ho scritto che ‘la fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza’ (n. 103), perché chi vede un fratello vede nell’altro un volto, non un numero: è sempre ‘qualcuno’ che ha dignità e merita rispetto, non ‘qualcosa’ da utilizzare, sfruttare o scartare. Nel nostro mondo, dilaniato dalla violenza e dalla guerra, non bastano ritocchi e aggiustamenti: solo una grande alleanza spirituale e sociale che nasca dai cuori e ruoti attorno alla fraternità può riportare al centro delle relazioni la sacralità e l’inviolabilità della dignità umana”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 11 giugno 2023

 

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