“La democrazia” scriveva Arnold Toynbee “è una pagina strappata dal Vangelo”. Infatti lì sono state proclamate la libertà personale e la sacralità (non del Potere, ma) di ogni essere umano. Il limite invalicabile all’arbitrio del Potere.

Oggi l’importanza del cristianesimo nella formazione della civiltà occidentale è contestata. Anzi, è un’eredità rifiutata. Così i cristiani spesso reagiscono più con battaglie di civiltà (pur comprensibili e giuste), a difesa di un’eredità, che concentrandosi sull’essenziale. Ma cos’è l’essenziale? Continua

Cosa c’è in comune fra don Emilio De Roja e Pier Paolo Pasolini? Anzitutto il Friuli. Don Emilio è morto trent’anni fa e a lui è dedicata una bella mostra attualmente ospitata dal Meeting di Rimini. Pasolini è nato cento anni fa e a lui – e a suo fratello Guido – è dedicato un libro, appena uscito, di Andrea Zannini, “L’altro Pasolini” (Marsilio).

Il fratello partigiano di Pier Paolo, conosceva don Emilio perché il sacerdote udinese faceva parte, come lui, della brigata partigiana Osoppo. Sono due grandi storie purtroppo dimenticate che si intrecciano.

La morte di Guido – generoso e idealista – è stata il grande dolore della vita di Pier Paolo che, sebbene più grande, aveva scelto di non andare con lui in montagna. In una sua poesia del 1966 scriverà: “Piango ancora, ogni volta che ci penso/ su mio fratello Guido,/ un partigiano ucciso da altri partigiani, comunisti”. Continua

Il 22 settembre 1974 sul “Corriere della sera” uscì uno dei memorabili articoli di Pier Paolo Pasolini di quella stagione (poi raccolto negli “Scritti corsari”). Erano gli anni della scristianizzazione trionfante. Lo scrittore rifletteva sugli ultimi mesi del pontificato di Paolo VI arrivando a conclusioni drammatiche: “Il Potere reale non ha più bisogno della Chiesa e l’abbandona quindi a se stessa”.

Poi aggiungeva:

Se molte e gravi sono state le colpe della Chiesa (…) la più grave di tutte sarebbe quella di accettare passivamente la propria liquidazione da parte di un potere che se la ride del Vangelo (…). Essa dovrebbe passare all’opposizione (…) contro un potere che l’ha così cinicamente abbandonata, progettando, senza tante storie, di ridurla a puro folclore. Dovrebbe negare se stessa per riconquistare i fedeli (o coloro che hanno un ‘nuovo’ bisogno di fede) che proprio per quello che essa è l’hanno abbandonata. Riprendendo una lotta che è peraltro nelle sue tradizioni (la lotta del Papato contro l’Impero) ma non per la conquista del potere, la Chiesaproseguiva Pasolini “potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano (…) il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso, totalitario, violento; falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore; degradante. (…) O fare questo o accettare un potere che non la vuole più: ossia suicidarsi”. Continua

Il centenario di don Luigi Giussani – nato il 15 ottobre del 1922 – accomuna quest’anno il fondatore di Comunione e Liberazione a personalità apparentemente a lui lontane. Infatti in quel 1922 nacque anche, il 5 marzo, Pier Paolo Pasolini. Inoltre morirono Giovanni Verga, il 27 gennaio, e Marcel Proust, il 18 novembre.

In realtà qualcosa di profondo li unisce, una stessa intuizione della modernità che ha a che fare con la fine della cristianità.

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CONTRADDIZIONE

Antonio Polito, sul “Corriere della sera” (21/9), critica il governatore del Texas, Greg Abbott, che ha preso due decisioni: “la legge che nega il diritto all’aborto dopo la sesta settimana, togliendo alla gestante la libertà di scelta, e l’ordine esecutivo che proibisce l’imposizione del green pass o di qualsiasi obbligo vaccinale, che invece dà al cittadino totale libertà di scelta”.

Secondo Polito le due norme sono clamorosamente contraddittorie: è vero. Ma – precisato che nel primo caso non è un divieto assoluto di aborto, ma solo oltre la sesta settimana – è egualmente contraddittorio anche il contrario: sostenere l’obbligo del Green pass (o l’obbligo vaccinale) e proclamare la libertà di abortire.

Infatti chi si oppone al Green pass e al vaccino rivendica la propria libertà di decidere sul proprio corpo (fra l’altro con slogan simili a quelli del movimento abortista). Quindi pone una questione di libertà.

Ma l’obbligo del Green pass viene giustamente motivato con la necessità di opporsi al contagio collettivo tramite il vaccino o il tampone, in base al principio secondo cui “la tua libertà finisce dove comincia la mia”.

A ben vedere questo principio vale anche nel caso dell’aborto, perché anche lì c’è di mezzo un’altra persona: la libertà assoluta della donna di abortire infatti confligge con i diritti di un’altra vita.

A spiegarlo razionalmente non è stato un qualche bigotto clericale, ma il simbolo della cultura laica italiana, Norberto Bobbio e proprio sul Corriere della sera. Continua

C’è un pittore italiano  che probabilmente è fra i maggiori del Novecento, ma non è affatto conosciuto se non fra gli addetti ai lavori. Infatti il 2018, che era il centenario della nascita, è trascorso senza che sia stato ricordato in modo particolare.

Del resto la sua pittura – banalmente ed erroneamente classificata come naïf  – non nasce dallo studio, dall’accademia, ma dalla scuola della vita. Si potrebbe anche dire dalla vita della scuola visto che – di professione – per diversi anni ha fatto il bidello e proprio in quel contesto lavorativo ha iniziato a dipingere: si tratta di Gino Covili.

Modenese di Pavullo nel Frignano, Covili nasce nel 1918 in una famiglia modesta, segnata dall’assenza del padre (un violinista trasferitosi in Francia). Perciò fin da ragazzo – fatte le elementari – deve sgobbare prima come garzone, poi come operaio. Continua

Concordo con Vittorio Feltri: la Sinistra è morta. Quella che oggi si definisce “Sinistra” abita ai Parioli e bolla come populisti i poveri delle periferie che un tempo furono la base sociale del Pci.

Per capire quando e perché si è prodotta la sostituzione (o il tradimento) bisogna risalire agli anni Settanta e rileggere due intellettuali eretici: Pier Paolo Pasolini e Augusto del Noce.

Nei giorni scorsi Davide Rondoni, su “Avvenire”, riportava queste parole che attribuiva a Pier Paolo Pasolini, dal discorso (letto dopo la sua morte) per il Congresso del Partito Radicale del 1975: “Io profetizzo l’epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato, per creare una nuova inquisizione, per creare un nuovo conformismo e i suoi chierici saranno chierici di sinistra”. Continua

“Identità nazionale” oggi sembra essere diventata un’espressione tabù per i salotti intellettuali. Perfino la parola “Italia” è diventata sospetta.

Eppure l’amore per la nostra identità e l’orgoglio per la grande storia dell’Italia e la sua bellezza incomparabile, vibrano nel meglio della nostra cultura.

La Feltrinelli ha appena pubblicato una raccolta di scritti di Giorgio Bassani, “Italia da salvare (Gli anni della presidenza di Italia Nostra 1965-1980)”. Sono gli interventi dello scrittore ferrarese come fondatore e presidente di “Italia Nostra”.

Prendo spunto da una delle citazioni iniziali del libro: L’Italia è un Paese sacro non soltanto per noi, ma per il mondo intero. Il mondo è diventato moderno perché la storia è passata veramente di qua; ne abbiamo le prove sparse in tutto il territorio. Bisogna che noi, per noi stessi innanzi tutto, ma anche per il mondo intero che deve aiutarci, riusciamo a salvare, a conservare il patrimonio artistico e naturale italiano.”

Altri pensieri dello scrittore: “siamo dei conservatori, perché siamo dei progressisti”; “è vero o no che il mondo, da antico è diventato moderno proprio grazie all’Italia e alla sua storia?”. Continua

Sembra incredibile, ma il fascismo è stato il tema centrale della campagna elettorale 2018 della Sinistra. La parte che, nel 1994, irrideva Berlusconi perché parlava di comunismo, oggi suona l’allarme per l’apocalittica minaccia fascista che d’improvviso incomberebbe sull’Italia.

Solo che nel ’94 era plausibile parlare di comunismo perché – dopo le inchieste che avevano spazzato via gran parte dei dirigenti dei partiti democratici – la classe politica rimasta padrona della scena era quella che proveniva dal Pci, il più grande partito comunista d’occidente, che era stato legato ai regimi dell’Est europeo.

Il candidato alla guida del governo italiano per la Sinistra, data vincente, alle elezioni del 1994, era Achille Occhetto, ultimo segretario del Pci.

Proprio quell’Occhetto che nel marzo 1989, pochi mesi della caduta del Muro, al Congresso del Pci, ribatté a muso duro a Craxi gridando dal palco (fra grandi applausi): “Non si comprende perché dovremmo cambiar nome. Il nostro è stato ed è un nome glorioso che va rispettato”Continua