Nelle polemiche di oggi sugli incidenti fra manifestanti e polizia è stata evocata la famosa poesia di Pier Paolo Pasolini sugli scontri di Valle Giulia, evento simbolo del ’68 italiano.

Tutti sanno che lo scrittore simpatizzò con i poliziotti e non con i manifestanti. Questa poesia è molto spesso citata, ma è poco conosciuta nella sua interezza. Si trova oggi nel IV volume di Tutte le poesie (Garzanti) alla pagina 687 con il titolo: “Il Pci ai giovani!!”.

’68 E FIGLI DI PAPA’

Erano versi provocatori, spiegò poi l’autore. Eccone alcuni: “Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni)/ vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio/ delle Università) il culo. Io no, amici./ Avete facce di figli di papà./ Buona razza non mente./ Avete lo stesso occhio cattivo./ Siete paurosi, incerti, disperati/ (benissimo!) ma sapete anche come essere/ prepotenti, ricattatori e sicuri:/ prerogative piccolo-borghesi, amici./ Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti,/ io simpatizzavo coi poliziotti!/ Perché i poliziotti sono figli di poveri./ Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.”

Più avanti Pasolini scriveva: “Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care./Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia./ Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!/ I ragazzi poliziotti/ che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale)/ di figli di papà, avete bastonato,/ appartengono all’altra classe sociale./ A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammento/ di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi,/mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri”.

Molti anni dopo, Ernesto Galli della Loggia, che a Valle Giulia era fra i contestatori, riconoscerà che il poeta aveva colto una verità: “La distanza tra molti degli studenti e quei poliziotti era palese; i volti degli uomini in divisa erano davvero volti di contadini”.

Fra i manifestanti di Valle Giulia c’erano giovanotti i cui nomi poi sarebbero diventati famosi, per motivi diversi. Per esempio: Paolo Mieli, Giuliano Ferrara, Paolo Flores d’Arcais, Lanfranco Pace, Claudio Petruccioli, Aldo Brandirali, Oreste Scalzone, Paolo Liguori, Franco Piperno, Paolo Pietrangeli, Renato Nicolini, Antonello Venditti, Enrica Bonaccorti, Massimiliano Fuksas, Bernardo Bertolucci.

ASSALTO AL CIELO?

Nella “Poesia della tradizione” Pasolini è ancora più anticonformista: “Oh generazione sfortunata!/ Cosa succederà domani, se tale classe dirigente -/ quando furono alle prime armi/ non conobbero la poesia della tradizione/ (…) capirai di aver servito il mondo/ contro cui con zelo ‘portasti avanti la lotta’ (…)/ era esso che voleva far piazza pulita del passato – il suo;/ oh generazione sfortunata, e tu obbedisti disobbedendo! (…)/ Oh sfortunata generazione/ piangerai, ma di lacrime senza vita/ perché forse non saprai neanche riandare/ a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto”.

Lo sguardo più originale su quegli anni e su Pasolini è nel libro di Luigi Amicone, Nel nome del niente (Rizzoli), brillante diario di un Parsifal di CL, movimento che nacque in quei mesi nelle università. Una “meglio gioventù” non osannata, ma avversata dai giornali. Quella che non obbedì al potere (illudendosi di disobbedire come i “compagni”). Quella che non seguì l’utopia violenta e fallimentare che dava l’assalto al Cielo, ma seguì la Bellezza perché si accorse che il Cielo è venuto sulla terra.

 

Antonio Socci

 

 

Da “Libero”, 2 marzo 2024

 

 

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