Concordo con Vittorio Feltri: la Sinistra è morta. Quella che oggi si definisce “Sinistra” abita ai Parioli e bolla come populisti i poveri delle periferie che un tempo furono la base sociale del Pci.

Per capire quando e perché si è prodotta la sostituzione (o il tradimento) bisogna risalire agli anni Settanta e rileggere due intellettuali eretici: Pier Paolo Pasolini e Augusto del Noce.

Nei giorni scorsi Davide Rondoni, su “Avvenire”, riportava queste parole che attribuiva a Pier Paolo Pasolini, dal discorso (letto dopo la sua morte) per il Congresso del Partito Radicale del 1975: “Io profetizzo l’epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato, per creare una nuova inquisizione, per creare un nuovo conformismo e i suoi chierici saranno chierici di sinistra”. Continua

“Identità nazionale” oggi sembra essere diventata un’espressione tabù per i salotti intellettuali. Perfino la parola “Italia” è diventata sospetta.

Eppure l’amore per la nostra identità e l’orgoglio per la grande storia dell’Italia e la sua bellezza incomparabile, vibrano nel meglio della nostra cultura.

La Feltrinelli ha appena pubblicato una raccolta di scritti di Giorgio Bassani, “Italia da salvare (Gli anni della presidenza di Italia Nostra 1965-1980)”. Sono gli interventi dello scrittore ferrarese come fondatore e presidente di “Italia Nostra”.

Prendo spunto da una delle citazioni iniziali del libro: L’Italia è un Paese sacro non soltanto per noi, ma per il mondo intero. Il mondo è diventato moderno perché la storia è passata veramente di qua; ne abbiamo le prove sparse in tutto il territorio. Bisogna che noi, per noi stessi innanzi tutto, ma anche per il mondo intero che deve aiutarci, riusciamo a salvare, a conservare il patrimonio artistico e naturale italiano.”

Altri pensieri dello scrittore: “siamo dei conservatori, perché siamo dei progressisti”; “è vero o no che il mondo, da antico è diventato moderno proprio grazie all’Italia e alla sua storia?”. Continua

Sembra incredibile, ma il fascismo è stato il tema centrale della campagna elettorale 2018 della Sinistra. La parte che, nel 1994, irrideva Berlusconi perché parlava di comunismo, oggi suona l’allarme per l’apocalittica minaccia fascista che d’improvviso incomberebbe sull’Italia.

Solo che nel ’94 era plausibile parlare di comunismo perché – dopo le inchieste che avevano spazzato via gran parte dei dirigenti dei partiti democratici – la classe politica rimasta padrona della scena era quella che proveniva dal Pci, il più grande partito comunista d’occidente, che era stato legato ai regimi dell’Est europeo.

Il candidato alla guida del governo italiano per la Sinistra, data vincente, alle elezioni del 1994, era Achille Occhetto, ultimo segretario del Pci.

Proprio quell’Occhetto che nel marzo 1989, pochi mesi della caduta del Muro, al Congresso del Pci, ribatté a muso duro a Craxi gridando dal palco (fra grandi applausi): “Non si comprende perché dovremmo cambiar nome. Il nostro è stato ed è un nome glorioso che va rispettato”Continua

“Il più grande pensatore marxista del secondo ‘900”. Così, dedicandogli un’intera pagina, “L’Unità”, il 13 luglio del 2008, commemorava Galvano Della Volpe nel quarantennale della morte.

La casa editrice di area Pci, Editori Riuniti, aveva pubblicato tutta la sua opera nel 1972, in un’elegante edizione in sei volumi. Secondo “L’Unità” egli fu addirittura “il maestro invisibile del Sessantotto”. Peraltro morì proprio in quell’anno fatale.

Oggi – dopo quasi 50 anni – si scopre qualcosa, di quei suoi ultimi giorni, che sorprenderà tutti: se non è una conversione le somiglia assai.

Ad alzare il velo su questo mistero intimo del grande pensatore marxista è la sua stessa nipote, suor Monica Della Volpe, con una toccante testimonianza appena pubblicata sul numero 679 di “Studi Cattolici”, il bel mensile diretto da Cesare Cavalleri.

Suor Monica, oggi Madre Badessa di un monastero trappista (di rigorosa clausura), con tenera ironia traccia una piccola storia familiare per incorniciare il suo prezioso incontro con lo zio filosofo. Continua

“A che serve un poeta in tempi miserabili?”, si chiedeva già Friedrich Hölderlin, duecento anni fa. Oggi potrebbe trovare una risposta davvero sorprendente: può servire a magnificare e a vendere la pommarola.

In tv si vede spesso infatti lo spot di un’industria alimentare – che vende appunto passato di pomodoro – dove si declamano i versi di Pablo Neruda in “Ode al pomodoro”, con una stupenda musica per pianoforte in sottofondo.

Può sembrare dissacrante, ma in realtà quei versi sono davvero suggestivi e lo spot è molto bello: va dato atto almeno all’industria del passato di pomodoro di ricordarsi della poesia.

E anche di saperla proporre perché la poesia è un’arte che concerne la musicalità del linguaggio e va ascoltata più ancora che letta. Continua

A Roma, simbolo perfetto di una gloria millenaria (passata) e della miseria presente, grande bellezza e grande monnezza, come al solito hanno superato anche quest’onda di piena con la scialuppa di salvataggio dell’ironia. Rassegnata e beffarda. Continua