Ci manca la Dc? Venerdì scorso Repubblica aveva un titolo sorprendente: “Gli italiani e la nostalgia della Dc. Caccia al 37% di elettorato cattolico”.

L’articolo partiva da un “rapporto curato da Quorum per Demos” (quest’ultimo è un gruppetto di cattolici di sinistra – vicini alla Comunità di S. Egidio – che orbita attorno al Pd).

Da tale rapporto risulta che per il 37% degli italiani “c’è bisogno di un partito che sostenga i valori cristiani e cattolici”. È un dato che fa impressione perché equivale alla percentuale storica di voti che aveva la Dc.

Paolo Ciani – il segretario di Demos che la Schlein ha voluto vicecapogruppo del Pd alla Camera – immagina di fare lui questo partito cattolico dentro la coalizione di sinistra. Sennonché il suo gruppetto è irrilevante, è uno dei tanti minuscoli cespugli che ruotano attorno al Pd.

Mentre la gran parte di quel 37% per cento di italiani (il 60,8%) non vuole il Pd e la sinistra, ma vota i partiti del centrodestra (al Pd e all’Alleanza Verdi-Sinistra va solo il 18,2%, il 13,2% al M5S e il 4,8% ad Azione/Italia viva).

Qui si tocca con mano uno dei fenomeni più importanti e più ignorati: il popolo cattolico in grande maggioranza sceglie i partiti del centrodestra, mentre le élite clericali – l’attuale presidente della Cei, card. Zuppi (anch’egli di S. Egidio), Avvenire, i vari intellettuali cattolici – gravitano sostanzialmente in area Pd.

Il popolo cristiano non si riconosce in loro probabilmente perché gli appaiono culturalmente subalterni: il card. Zuppi, per esempio, si pronuncia (con posizioni simili al Pd) sulla riforme istituzionali che spettano al Parlamento invece di occuparsi dei problemi dell’evangelizzazione e della scristianizzazione.

Del resto sul giornale della Cei, Avvenire, è possibile leggere articoli che riducono polemicamente a mito e ideologia le “radici cristiane” dell’Europa che pure sono state un tema qualificante dei pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e non sono estranee nemmeno a Francesco, essendo un fatto storico e culturale riconosciuto anche dalla cultura laica (a partire da Benedetto Croce e Federico Chabod fino a Oriana Fallaci e Marcello Pera).

Questo establishment cattolico italiano condivide con la sinistra l’ostilità al tema dell’identità (dell’Italia e dell’Europa). E’ quella parte di occidente che – diceva Ratzinger – dà l’impressione di aver finito per odiare se stesso. Senza capire che solo una civiltà che sa chi è, che ha un’identità (con radici cristiane), può accogliere altri e dialogare proficuamente con altre culture e identità senza suicidarsi e senza scatenare conflitti devastanti.

Gli establishment della sinistra e del mondo cattolico ritengono una bestemmia avere (e amare) la propria identità, ma vanno in estasi per l’identità altrui con curiosi cortocircuiti: dopo anni in cui si è polemizzato sul crocifisso e sul presepio in nome della “laicità della scuola”, oggi si elogia la chiusura della scuola per il Ramadan (magari senza che sia stata neanche chiesta da famiglie e comunità islamiche).

La sinistra sembra voler favorire con l’immigrazione una diffusione dell’islam, in Italia, che prescinda dai problemi di integrazione e di compatibilità culturale e ad opporsi a tale politica non è l’establishment cattolico, ma il centrodestra che avverte un problema di coesione sociale.

Il popolo cattolico (in stragrande maggioranza) vota centrodestra perché ritiene che in questo schieramento i suoi temi e i suoi valori incidano,

mentre nel centrosinistra sono irrilevanti. Gli sembra che la Sinistra si ricordi dei cattolici solo per utilizzarli come specchietti per le allodole (vedi il caso Tarquinio per le europee). E i cattolici non si possono minimamente permettere di sostenere le loro posizioni (vedi il caso di Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Pd in Veneto, destituita da una carica del partito per essersi astenuta nel voto sul suicidio assistito).La sinistra e il Pd appaiono in genere ai cattolici ideologicamente ostili.

Ma c’è un fossato fra popolo cattolico ed establishment clericale che non sembra nemmeno in linea con papa Francesco il cui pontificato, con il tempo, si rivela al di sopra degli schemi politici e nient’affatto “di sinistra” come molti vorrebbero.

Le posizioni del papa – anche in questi giorni – per la vita, contro l’utero in affitto e l’ideologia gender sono chiare e scomode per la sinistra. Così pure la sua costante condanna delle colonizzazioni culturali. Anche sul tema emigrazioni ha più volte richiamato il bisogno di regole e la necessità di intervenire nei Paesi di partenza. Peraltro il Papa un anno fa ha anche partecipato, con Giorgia Meloni, al Forum della Natalitàsuscitando sconcerto a sinistra. Infine all’Europa ha chiesto il rispetto delle identità nazionali e sul tema della pace il Papa parla a tutti, al di sopra delle parti. Profeticamente.

Forse i vescovi per primi dovrebbero capire che il Papa non ha una parte politica e dovrebbero seguirlo occupandosi più del loro gregge che del Palazzo.

 

Antonio Socci

 

Da “Lbero”, 7 aprila 2024

 

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