È un inno all’“infinita dignità dell’uomo” il documento del Dicastero vaticano per la dottrina della fede pubblicato ieri, proprio con il titolo “Dignitas infinita”, e parla sia alla Chiesa che al mondo.

Dal punto di vista ecclesiale mostra la direzione di questo pontificato che – partendo dal magistero della Chiesa e in particolare degli ultimi tre pontefici – ricuce insieme due sensibilità che nel mondo cattolico sono molto acute: quella che contrasta gli attacchi alla dignità umana a livello etico (aborto, eutanasia, utero in affitto, ideologia gender) e quella che contrasta gli attacchi alla dignità umana a livello sociale (la povertà, la guerra, i migranti).

È semplicistico schematizzare così, ma è vero che, negli ultimi decenni, anche per la pressione dei media e della politica, sia in Italia che nel mondo,  i cattolici (pure i vescovi) sono apparsi talvolta contrapposti su drammi umani che in realtà sono la stessa cosa: l’uomo ferito, ucciso, umiliato, sofferente, emarginato, oppresso, degradato, perseguitato, violato.

Non è possibile nessuna dicotomia fra la difesa del povero e quella del vecchio malato, fra la cura di vittime della guerra o della fame e i bambini non nati, fra il profugo e la maternità della donna. Il Buon Samaritano della parabola – che è Cristo stesso – si china su ciascuna di queste creature e si carica sulle spalle i drammi e le sofferenze di tutti.

Va detto che in genere così hanno fatto e fanno i cristiani nel mondo. Ma ora il loro compito viene delineato con armonica chiarezza perché i fedeli sono chiamati a un impegno più forte: “la Chiesa nutre la profonda convinzione che non si può separare la fede dalla difesa della dignità umana, l’evangelizzazione dalla promozione di una vita dignitosa, e la spiritualità dall’impegno per la dignità di tutti gli esseri umani”.

Il secondo destinatario del messaggio è il mondo. Segnalo in particolare due aspetti. Il primo: nessuno può più mettere una targa partitica sul Papa e sulla Chiesa. Non si può strumentalizzare una parte delle parole di Francesco, facendo finta che non esista un’altra parte che confligge con le proprie posizioni politiche (ricordate chi dichiarava che “Francesco è il leader della sinistra globale”?). Bisogna ascoltare senza pregiudizi e confrontarsi lealmente con tutto il messaggio del Papa e della Chiesa riguardo all’uomo. Il Papa vuole indicare la luce all’intera umanità. Non è il leader politico di una parte.

Il secondo aspetto: questo documento sottolinea con forza l’importanza della legge naturale – oggi contrastata dalle ideologie dominanti – come fondamento di una convivenza civile rispettosa della dignità di ogni essere umano e di ogni popolo. Secondo Benedetto XVI “la legge naturale è, in definitiva, il solo valido baluardo contro l’arbitrio del potere o gli inganni della manipolazione ideologica”.

La Chiesa, richiamandosi alla legge naturale (che non appartiene alla Chiesa stessa, ma all’ontologia dell’uomo), afferma che l’essenza profonda di ciascuna persona, la sua dignità e i suoi diritti inalienabili non sono alla mercé di nessuno, né dei potenti di questo mondo, né degli Stati, né dell’Onu, né delle provvisorie maggioranze parlamentari, né delle rivendicazioni individuali, né delle ideologie, né dei media, né del potere economico. Ma sono iscritti nella realtà dell’essere uomo (“L’essere umano non crea la sua natura; la possiede come un dono ricevuto”).

La Chiesa lo proclama alla luce della Rivelazione” in cui si manifesta pienamente la verità sulla persona umana “creata ad immagine e somiglianza di Dio e redenta in Cristo Gesù”, ma – aggiunge – “questo principio è pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione” e “si pone a fondamento del primato della persona umana e della tutela dei suoi diritti”.

Lo dimostra “la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948) da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”, che il documento vaticano ricorda nel suo 75° anniversario.

Tale Dichiarazione era già stato richiamata da Papa Francesco: “nella cultura moderna, il riferimento più vicino al principio della dignità inalienabile della persona è la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che san Giovanni Paolo II ha definito ‘pietra miliare posta sul lungo e difficile cammino del genere umano’, e come ‘una delle più alte espressioni della coscienza umana’”.

La Chiesa invita a non archiviare questa fondamentale Dichiarazione, a realizzarla e a evitare di usare l’idea di dignità umana “in modo abusivo anche per giustificare una moltiplicazione arbitraria di nuovi diritti, molti dei quali spesso in contrasto con quelli originalmente definiti e non di rado posti in contrasto con il diritto fondamentale della vita, come se si dovesse garantire la capacità di esprimere e di realizzare ogni preferenza individuale o desiderio soggettivo”. Senza un “riferimento oggettivo, fondato sulla comune natura umana, il concetto di dignità viene di fatto assoggettato ai più diversi arbitrii, nonché agli interessi di potere”.

Il testo del Dicastero precisa che “l’espressione ‘dignità della persona umana’” è generalmente condivisa da tutti, ma “rischia sovente di prestarsi a molti significati e dunque a possibili equivoci”, perciò richiama “il senso più importante”, che “è quello legato alla dignità ontologica che compete alla persona in quanto tale per il solo fatto di esistere e di essere voluta, creata e amata da Dio. Questa dignità non può mai essere cancellata e resta valida al di là di ogni circostanza in cui i singoli possano venirsi a trovare (…). La persona sussiste sempre come ‘sostanza individuale’ con tutta la sua inalienabile dignità. Questo si verifica, per esempio, in un bambino non ancora nato, in una persona priva di sensi, in un anziano in agonia”.

Il Documento vaticano è molto ricco. Indubbiamente demolisce molti luoghi comuni dell’ideologia oggi dominante sui media. Ma anzitutto è un testo alto che dovrebbe far riflettere tutti, in questo buio tempo di caos.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 9 aprile 2024

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