Dal 7 ottobre, data dell’attacco di Hamas a Israele, politici, giornali e intellettuali ripetono continuamente uno slogan: “Due popoli e due stati”.

Non entro nel merito del conflitto israelo-palestinese. Però stupisce che a sbandierare il vessillo dei “due stati” siano pure coloro che – in polemica con i cosiddetti sovranisti – hanno trascorso gli ultimi anni a ripetere che è finita l’epoca delle sovranità nazionali e che gli stati nazionali sono pericolosi.

Ancora giovedì scorso “La Stampa”, dedicando una pagina al libro di Antonio Scurati, ci informava che “l’autore scandaglia i legami tra il fascismo e gli attuali sovranismi”.

Un autorevole studioso di sinistra come Carlo Galli (docente universitario ed ex parlamentare PD) ha tentato di spiegare ai suoi – con il libro “Sovranità” – che la sovranità nazionale è affermata fin dal primo articolo della nostra Costituzione (proprio la Costituzione antifascista).

Galli sembra sconcertato dalla sua demonizzazione. Scrive: “‘Sovranità: disprezzarla, o deriderla’. Nel nuovo Dizionario dei luoghi comuni, il ‘politicamente corretto’ delle élite mainstream, sembra esserci questo imperativo. Chi fa un uso positivo di quello che era il cuore della dottrina dello Stato, luogo centrale del diritto pubblico, bene custodito nella Costituzione repubblicana e nella Carta dell’Onu, è ormai considerato un maleducato, un troglodita: è compatito con un sorriso di schernocome chi cercasse di telefonare in cabine pubbliche con gettoni, quando non è demonizzato come fascista. Sovranità è passatismo o tribalismo, nostalgia o razzismo: o goffaggine o crimine. E ‘sovranismo’ è sinonimo di ‘cattiveria’, di volontà malvagia”.

Per quelle élite mainstream “se proprio si deve parlare di sovranità, sia quella degli Stati Uniti d’Europa, che però devono nascere estranei alle logiche della sovranità statuale”.

Ma invece “sovranità”, spiega Galli, “è realismo… per un corpo politico è la capacità di stabilire come stare nel mondo e nella storia…. Quindi, sovranità come volontà della nazione non è necessariamente nazionalismo: è autonomia di quella volontà, anche la più pacifica e dialogante; e la sovranità come creazione della distinzione fra interno ed esterno non è necessariamente xenofobia, ma è volontà di delimitare uno spazio su cui il soggetto politico abbia diretto potere e responsabilità”.

Conclude: “chi per rifiutarne il lato conturbante nega la sovranità per sostituirla con altre funzioni d’ordine – il ‘dolce commercio’, il diritto e i diritti, la fratellanza universale, la tecnologia globale, la governance privatistica – si vede piovere addosso, inaspettatamente, la violenza e l’eccezione, il disordine e la paura”.

Eppure quella di Galli resta una voce isolata a Sinistra. Perfino un ex presidente della Repubblica cauto come Giorgio Napolitano, qualche anno fa, in televisione, affermava: “ormai c’è una sola sovranità a cui rispondere ed è la sovranità europea, naturalmente nel rispetto degli interessi dei singoli stati membri, ma bisogna sapere che non c’è più spazio per delle sovranità nazionali chiuse in se stesse”.

A dire il vero la UE non è uno Stato (all’Onu non c’è) e non ha neanche una Costituzione. Deriva da un Trattato internazionale a cui hanno aderito degli Stati sovrani che però possono anche uscirne (come la Gran Bretagna). La nostra Costituzione attribuisce la sovranità sull’Italia al popolo italiano e prevede solo limitazioni di sovranità (per esempio per l’adesione all’Onu). Non una cessione.

Peraltro la UE è un guazzabuglio in cui comandano i più forti, cioè Germania e Francia, il cui sovranismo è molto spesso arrogante nazionalismo. A cui l’Italia si è sottomessa per anni pagando un prezzo altissimo.

La nostra sinistra ha questa curiosa caratteristica: disprezza la rivendicazione della nostra sovranità nazionale, ma – chiamandole Europa – si sottomette alle sovranità altrui. Che dettano legge a Bruxelles.

Romano Prodi – il più rappresentativo europeista dell’area Pd – lo teorizza pure. Ieri sulla “Stampa”, c’era una pagina a lui dedicata in cui si spiegava il suo pensiero: Germania e Francia fanno i propri interessi e si mettono d’accordo (vedi il recente bilaterale), nella UE domina “l’asse franco-tedesco” e l’Italia deve sottomettersi (per esempio sulla riforma del Patto di stabilità o del Mes). Guai se vuole difendere il suo punto di vista, “prima o poi pagheremo il conto”.

Invece sottomettendosi – Prodi la chiama “mediazione” – l’Italia “ha sempre tratto grandi vantaggi”. Dice proprio così. Infatti da vent’anni la nostra economia e i redditi degli italiani sono crollati e (così facendo) siamo diventati il fanalino di coda dell’Europa.

In pratica tutti perseguono il proprio interesse nazionale, tutti sono sovranisti e la sinistra – che detesta il sovranismo del nostro Paese – appoggia quello altrui. Per essa il solo sovranismo legittimo è quello degli altri.

Come previde Indro Montanelli: “Nell’Europa unita i tedeschi ci entreranno da tedeschi, i francesi da francesi e gli italiani da europei”.

Il governo attuale, nelle condizioni date, non può certo rovesciare di colpo i rapporti di forza nella UE, ma sarebbe già una svolta enorme tirar fuori il nostro Paese dal vicolo cieco della sottomissione in cui la sinistra lo ha tenuto per anni.

Infatti si tratta di stare nella UE come Italia, si tratta di difendere gli interessi nostri e non mediare sugli interessi altrui per essere poi sempre fregati.

Serve proprio una svolta culturale per ripetere il “miracolo italiano”. Di recente Paolo Mieli ha ricordato queste parole di Walther Rathenau che fanno riflettere: “La salute di un popolo proviene solo dalla sua vita interiore, dalla vita della sua anima e del suo spirito”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 20 novembre 2023

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