Mentre ormai ogni giorno ci arrivano notizie surreali – l’ultima è la celebrazione di Lutero sui foglietti della Messa (QUI) – ci si chiede cosa sta accadendo nella Chiesa.

Molti vorrebbero capire che concezione abbia, Bergoglio, della Chiesa, della liturgia, dei sacramenti.

Vorrebbero comprendere quale filo rosso unisca le innovazioni “rivoluzionarie” dell’Amoris laetitia sulla comunione ai divorziati risposati con la celebrazione di Lutero, con il banchetto fatto nella Basilica di san Petronio e con tante altre trovate bergogliane (compreso il fatto che non si inginocchia davanti al tabernacolo e all’Eucaristia)…

Nella “Correzione filiale” dei giorni scorsi si leggeva fra l’altro:

“Santo Padre, ci permetta infine di esprimere anche la nostra meraviglia e dolore per due eventi accaduti nel cuore della Chiesa, i quali similmente manifestano il favore di cui gode l’eresiarca tedesco sotto il Suo pontificato. Il 15 gennaio 2016 è stata concessa la Santa Comunione a un gruppo di luterani finlandesi nel corso della celebrazione di una Santa Messa nella basilica di San Pietro. Il 13 ottobre 2016, Vostra Santità ha presieduto un incontro di cattolici e luterani in Vaticano, nella Sala Nervi, in cui era stata eretta una statua a Martin Lutero”.

Alla luce di tutto questo molti paventano che il recente Motu proprio sulle traduzioni liturgiche rappresenti uno scaltro spiraglio per la manipolazione (dal basso) della liturgia verso una sua protestantizzazione, ovvero una vera e propria “abolizione del sacrificio”.

Sono preoccupazioni eccessive? Ma tutti questi elementi in quale direzione portano? Che teologia c’è dietro tutto questo?

C’è dietro una concezione mai dichiarata nella sua totalità, mai spiegata esplicitamente, ma che comincia ora a delinearsi con chiarezza.

Non si tratta di una concezione “sua”, di Bergoglio, ma dappertutto – nei discorsi e nei suoi gesti – si sente il riflesso di correnti ideologiche che negli scorsi decenni hanno impazzato in certi ambienti clericali.

In ambito cattolico hanno avuto un tono più “moderato” (camuffato?). Ma ci sono anche teologi – di ambito protestante o modernista – che hanno elaborato in maniera “radicalizzata” certe idee.

Il grande papa Benedetto XVI aveva illustrato in anticipo e confutato queste concezioni. Rileggendo le sue parole ognuno può valutare se esse costituiscono (in tutto, in parte o per nulla) una chiave di lettura per gli eventi di cui oggi siamo testimoni nella Chiesa.

La citazione che qui sotto riportiamo si trova nel sito Cooperatores Veritatis, sotto il titolo: “Davanti al protagonista. La difesa di Ratzinger dell’Eucaristia e la Divina Presenza reale: Gesù ha detto ‘Fate questo’ e non ‘Fate ciò che volete’ ” (QUI).

Sono pagine tratte dal libro di Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), Davanti al protagonista. Alle radici della liturgia, Cantagalli 2009. Che è inserito ovviamente nell’Opera omnia.

 

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(…) In un punto, invece, si dovrà contraddire Schurmann. La tesi secondo cui l’Eucaristia apostolica si ricollega alla quotidiana comunità conviviale di Gesù con i suoi discepoli è, nell’esegeta di Erfurt, limitata alla questione circa l’origine della forma della celebrazione, ma  viene in ampi circoli radicalizzata nel senso che all’Ultima Cena si nega completamente il carattere di istituzione e si fa derivare l’Eucaristia più o meno esclusivamente dai pasti che Gesù consumava con i peccatori.

Ma con tali posizioni, si fa coincidere l’Eucaristia secondo l’intenzione di Gesù con una dottrina della giustificazione rigidamente luterana come dottrina della grazia concessa al peccatore; se infine i pasti con i peccatori vengono ammessi come unico elemento sicuro della tradizione del Gesù storico, si ha per risultato una riduzione dell’intera cristologia e teologia su questo punto.

Ma da ciò segue poi un’idea dell’Eucaristia che non ha più nulla in comune con la consuetudine della Chiesa primitiva.

Mentre Paolo definisce l’accostarsi all’Eucaristia in stato di peccato come un mangiare e bere «la propria condanna» (cf.1Cor.11,29) e protegge l’Eucaristia dall’abuso mediante l’anatema (cf.1Cor.16,22), appare qui  (in Erfurt e in Shurmann) addirittura come essenza dell’Eucaristia che essa venga offerta a tutti senza alcuna distinzione e condizione preliminare; essa viene interpretata come il segno della grazia incondizionata di Dio, che come tale viene offerta immediatamente anche ai peccatori, anzi, anche ai non credenti – una posizione che, comunque, ha ormai ben poco in comune anche con la concezione che Lutero aveva dell’Eucaristia.

Il contrasto con l’intera tradizione eucaristica neotestamentaria in cui cade la tesi radicalizzata ne confuta il punto di partenza: l’Eucaristia cristiana non è stata compresa partendo dai pasti che Gesù ebbe con i peccatori, e non può neppure essere considerata semplicemente come continuazione della quotidiana comunione conviviale di Gesù con i suoi (…).

BENEDETTO XVI – JOSEPH RATZINGER  

(Nella foto Bergoglio nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, con una terrificante statua di Lutero che hanno portato dalla Germania)

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