L’ha rifatto, anche quest’anno ed è sinceramente una pena guardare queste scene. Si è in pena per lui e per i tempi infelici che viviamo…. Tempi di confusione e tenebre.

Ma non c’è niente da fare. Non solo papa Bergoglio – anche quest’anno – dopo la celebrazione ha evitato di partecipare alla processione del Corpus Domini (di ieri) per le vie di Roma, con il popolo cristiano (un pastore che non si vuole mischiare con le pecore), ma anche quest’anno – presentatosi solo all’arrivo – HA EVITATO DI INGINOCCHIARSI DAVANTI AL SANTISSIMO ESPOSTO ALL’ADORAZIONE DI TUTTI I FEDELI ED E’ RIMASTO RITTO IN PIEDI DAVANTI A GESU’ EUCARISTICO.

Proprio non vuole inginocchiarsi davanti al Signore (si può vedere qui nel video dal minuto 39,10 e nella foto).

Non si inginocchia nella celebrazione della Messa e nemmeno stavolta l’ha fatto, nonostante avesse davanti a sé un inginocchiatoio con morbidissimi cuscini di velluto.
Ovviamente è del tutto escluso che eviti di inginocchiarsi per problemi fisici alle ginocchia o alle anche (come pretestuosamente si è detto in passato) perché in diverse circostanze in cui manca il Santissimo, egli non ha alcun problema a inginocchiarsi (è un’impossibilità che insorge solo davanti a Gesù eucaristico…).
Anche nella recente lavanda dei piedi del giovedì santo, fatta a immigrati di varie religioni, si è inginocchiato dodici volte di seguito, addirittura abbassandosi giù per baciare loro i piedi davanti alle telecamere (questo gesto di umiltà in mondovisione ovviamente veicola il SUO messaggio personale relativo all’immigrazione e alle diverse religioni, mentre nella tradizione cattolica quel rito – che il papa dovrebbe celebrare in Laterano con i sacerdoti romani – è legato all’istituzione dei sacramenti del sacerdozio e dell’eucarestia nell’ultima cena di Gesù).

La mancata genuflessione di Bergoglio davanti al Santissimo Sacramento del resto va di pari passo con le sue inquietanti affermazioni relative all’Eucaristia nella sua visita ai luterani di Roma. Ma soprattutto va letta insieme con la sua ostinata battaglia – durata due anni – per cambiare la regola che sta nella Sacra Scrittura e che la Chiesa ha sempre osservato per comunicarsi con il Corpo e Sangue di Cristo.

Infatti l’ “Amoris laetitia” di Bergoglio finisce per legittimare di fatto la profanazione dell’Eucaristia. E non era mai accaduto che il sacrilegio fosse autorizzato dalla stessa gerarchia.

Alla luce di quello che è accaduto nella Chiesa in questi tre anni è possibile comprendere meglio l’episodio della processione del Corpus Domini.
Sappiamo che Giovanni Paolo II, anche quando stava già male, partecipava alla processione del Corpus Domini, inginocchiato davanti al Santissimo, sul veicolo che trasportava l’ostensorio. Come pure Benedetto XVI. E poi, all’arrivo, adoravano il S.S. Sacramento inginocchiati. Bergoglio invece no.
Ma l’inginocchiarsi non è un dettaglio senza significato. Come ci ha insegnato Benedetto XVI, in quel gesto ci sono immensi significati. Esso rappresenta l’essenza del rapporto fra uomo e Dio.
Rifacendosi alla letteratura spirituale cristiana, Ratzinger spiegava che “l’incapacità a inginocchiarsi appare addirittura come l’essenza stessa del diabolico”.

Ecco le parole di Ratzinger:

“Vi sono ambienti, che esercitano notevole influenza, che cercano di convincerci che non bisogna inginocchiarsi. Dicono che questo gesto non si adatta alla nostra cultura (ma a quale, allora?)

In effetti l’atto di inginocchiarsi proprio dei cristiani non si pone come una forma di inculturazione in costumi preesistenti, ma, al contrario, è espressione della cultura cristiana che trasforma la cultura esistente a partire da una nuova e più profonda conoscenza ed esperienza di Dio.
L’atto di inginocchiarsi non proviene da una cultura qualunque, ma dalla Bibbia e dalla sua esperienza di Dio.  L’importanza centrale che l’inginocchiarsi ha nella Bibbia la si può desumere dal fatto che solo nel Nuovo Testamento la parola proskynein compare 59 volte, di cui 24 nell’Apocalisse, il libro della liturgia celeste, che viene presentato alla Chiesa come modello e criterio per la sua liturgia.

L’inginocchiarsi non è solo un gesto cristiano, è un gesto cristologico. Il passo più importante sulla teologia dell’inginocchiarsi è e resta per me il grande inno cristologico di Fil 2,6-11.

La croce è divenuta il segno universale della presenza di Dio, e tutto ciò che noi abbiamo finora udito sulla croce storica e cosmica, deve trovare qui il suo vero senso.

La liturgia cristiana è proprio per questo liturgia cosmica, per il fatto che essa piega le ginocchia davanti al Signore crocifisso e innalzato. È questo il centro della vera «cultura» – la cultura della verità. Il gesto umile con cui noi cadiamo ai piedi del Signore, ci colloca sulla vera via della vita, in armonia con tutto il cosmo.
Si potrebbe aggiungere ancora molto, come, per esempio, (…) il racconto tratto dalle sentenze dei Padri del deserto, secondo cui il diavolo fu costretto da Dio a mostrarsi a un certo abate Apollo, e il suo aspetto era nero, orribile a vedersi, con delle membra spaventosamente magre e, soprattutto, non aveva le ginocchia. L’incapacità a inginocchiarsi appare addirittura come l’essenza stessa del diabolico“.

Forse, visto che il vescovo di Roma chiede spesso di pregare per lui, è veramente il caso di intensificare le preghiere per papa Bergoglio: perché decida finalmente di inginocchiarsi, con le ginocchia e col cuore, davanti al Signore. Per il bene della sua anima e per il bene della Chiesa.

 

Antonio Socci