Appena iniziato, questo Sinodo (imbavagliato e “teleguidato”) è già finito. Infatti la conclusione è già scritta: l’arbitro argentino ha stabilito in anticipo la vittoria – a tavolino – della fazione “di sinistra” che lui stesso capeggia.

Dopo non si sa cosa potrà accadere fra ortodossi (cioè fedeli all’insegnamento del Vangelo e della Chiesa di sempre) ed eterodossi che vogliono sottomettere la Chiesa alle mode ideologiche del momento (san Pio X definiva il modernismo “la sintesi di tutte le eresie”).

Essendo già scritto l’esito del Sinodo resta da spiegare il suo senso: è in corso la (tentata) liquidazione della Chiesa. Evento epocale che dovrebbe preoccupare anche i laici seri, perché probabilmente prelude alla liquidazione della stessa Europa.

RADICI CRISTIANE

Diceva Immanuel Kant: “Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra cultura”. E il laicissimo Federico Chabod: il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c’è fra noi e gli Antichi (…) è proprio dovuta a questo gran fatto, il maggior fatto senza dubbio della storia universale, cioè il verbo cristiano. Anche i cosiddetti ‘liberi pensatori’, anche gli ‘anticlericali’ non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo”.

Infine il papa laico Benedetto Croce, nel saggio del 1942 “Perché non possiamo non dirci cristiani”, spiegò: “Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta (…). Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate (…). E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni (…) non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana (…) perché l’impulso originario fu e perdura il suo”.

Si pensi inoltre alla resistenza della Chiesa – pagata con milioni di martiri – ai totalitarismi del XX secolo. E’ sempre stata l’unica luce nella notte degli orrori e il grande antidoto alle ideologie.

Certi laicisti alla Scalfari oggi potranno gioire per la sua liquidazione. Ma potrebbero amaramente pentirsene di fronte alle devastazioni del nichilismo e – come ha dimostrato in Francia la tragedia di “Charlie Hebdo” – davanti all’Islam rampante nel mondo.

Un intellettuale liberale francese, Pierre Manent ha pubblicato un libro, “Situation de la France”, dove fotografa la disperata inermità dell’Europa laicista di fronte all’Islam.

Manent dice: “non basta la laicità per contrastare l’Islam. E diversamente da quanto sostengono i politici radicali, la laicità nemmeno serve a integrare i musulmani”.

La tragedia è stata la demolizione della Chiesa. “Era l’idea dell’ateismo progressista”, dice Manent. Dopo il Concilio “i cattolici hanno accettato di fondersi in questa sorta di nuova chiesa postcristiana… E il cristianesimo si è dissolto in una religione dell’umanità”.

Oggi siamo all’atto finale. In effetti l’assalto al cattolicesimo, anche dall’interno, fu chiaro dagli anni Settanta, quando Paolo VI angosciato prese a denunciare una smania autodemolitrice che si era impadronita della Chiesa, parlò di un “pensiero non cattolico” che si era fatto dilagante al suo interno, succube delle ideologie, e addirittura affermò che il “fumo di Satana” era entrato nel tempio di Dio.

Sembrò di essere a un passo dal crollo, ma arrivò la provvidenziale sorpresa di Giovanni Paolo II che con Ratzinger raddrizzò la barca e dette l’impressione di aver evitato il naufragio.

Poi qualcosa di terribile è accaduto: Benedetto XVI ha dovuto eclissarsi e autorecludersi. Così l’autodemolizione è ripresa e ora sembra al suo atto finale.

UN SINODO ETERODOSSO

A molti uomini di Chiesa non sfugge la gravità della situazione, che traspare bene da un testo dei giorni scorsi in cui si mostra la lontananza dalla dottrina cattolica del cosiddetto “Instrumentum laboris”, vidimato da Bergoglio per il Sinodo, su comunione ai divorziati risposati e omosessualità.

Tale stroncatura è firmata da tre teologi, Claude Barthe, Antonio Livi e Alfredo Morselli, ma in realtà ha dietro l’elaborazione di molti padri sinodali, vescovi e cardinali.

Vi si dice intanto che l’ “Instrumentum” ripropone quelle proposizioni che “non essendo state approvate a maggioranza qualificata” dal Sinodo del 2014 “non dovevano né potevano essere incluse nel documento finale di quel Sinodo” e “dovevano reputarsi respinte” (è stato Bergoglio in persona a imporne la riproposizione).

Inoltre in questo Instrumentum “risulta, in generale, compromessa la Verità, sì da rendere complessivamente non accettabile il documento, o altro che ne riproponesse i contenuti e fosse posto ai voti alla fine della prossima assemblea sinodale”.

Si cita come monito il profeta Isaia: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre” (5, 20).

I tre teologi rilevano infine che i due Motu proprio dell’8 settembre scorso svuotano la discussione dal punto di vista teologico e canonico (non ne spiegano il perché, ma è facilmente intuibile: con essi si introduce di fatto il divorzio nella Chiesa).

E’ la prima volta che un documento sinodale approvato dal papa e un suo Motu proprio, sono fortemente sospetti di uscire dall’ortodossia cattolica. Su punti fondamentali che a cascata farebbero poi venire giù tutto.

Così oggi – come ha scritto il cardinale Sarah – proprio mentre “migliaia di cristiani muoiono ogni giorno” per la fedeltà al Vangelo, “in Occidente degli uomini di Chiesa cercano di ridurre al minimo le esigenze del Vangelo. Il vero scandalo… è la confusione tra bene e male operata da pastori cattolici”.

COSA ACCADRA’

La mia previsione (a meno di un miracolo) è che il Motu proprio sul divorzio non venga ritirato ed entri in vigore l’8 dicembre, provocando un terremoto mai visto. E che Bergoglio, tramite il Sinodo che controlla, pur ribadendo a parole che il matrimonio è indissolubile, apra sulla comunione per alcuni divorziati risposati (anche se per casi particolari sarebbe la classica falla nella diga).

Infine prevedo che si sdoganino di fatto anche altri tipi di unione (comprese quelle dello stesso sesso), sia pure dicendo che non possono parificarsi al matrimonio.

E’ un capovolgimento epocale del magistero della Chiesa e della vita cristiana, dalle conseguenze incalcolabili se solo si pensa che per una “i” nella crisi ariana, per il “Filioque” nello scisma con la Chiesa orientale, per un singolo divorzio – di re Enrico VIII – che provocò lo scisma anglicano, la Chiesa ha vissuto tragedie terribili. Dalle conseguenze spaventose, anche per il mondo.

GRANDE APOSTASIA?

Oggi un certo clima apocalittico è avvertito dal popolo cristiano che in questi mesi, attraverso la rete, rilancia convulsamente una quantità di profezie terribili, tutte concentrate sul nostro tempo: talora di sedicenti veggenti che non hanno credibilità, ma spesso di mistici seri, come la visione dei due papi e delle due chiese della beata Emmerich.

Ma al di là di mistici e apparizioni mariane – che, anche quando sono approvate dalla Chiesa come Fatima o La Salette, sono solo rivelazioni private e non obbligano la fede del credente – c’è una profezia a cui i cattolici devono credere, perché non è una rivelazione privata, ma fa parte integrante della rivelazione pubblica e viene dalla Sacra Scrittura.

Sta ufficialmente nel Catechismo della Chiesa Cattolica varato da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger, dove si preannuncia quanto segue:

“Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il ‘Mistero di iniquità’ sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità” (n. 675).

Molti si chiedono se non è proprio quello che sta accadendo sotto i nostri occhi.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 4 ottobre 2015

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