Sui giornali del gruppo Gedi (La Repubblica e La Stampa) una grande firma come Lucio Caracciolo (direttore di “Limes”, rivista di geopolitica della stessa Gedi) è ospitato con rispetto.

Ma il suo pensiero è condensato nella frase: “la geopolitica va oltre gli schieramenti”. E non ricalca l’ideologia del “partito Gedi”. Così le sue realistiche analisi spesso sono urticanti per loro. Se formulate da altri verrebbero scomunicate.

Come quando Caracciolo (sulla Stampa del 7 dicembre e sull’ultimo Venerdì di Repubblica) afferma che il ponte sullo Stretto di Messina deve assolutamente essere fatto per ragioni economiche e per motivi geopolitici (“va fatto perché è una priorità strategica per l’Italia”).

O quando dice che “la trascuratezza verso le nostre frontiere è molto pericolosa”. O quando afferma che “la nostra crescita post Covid è dovuta alla sospensione del patto di stabilità che per noi è più un Patto di instabilità e decrescita, basta vedere gli ultimi vent’anni”.

Un giudizio che demolisce decenni di devastanti politiche UE. Del resto nel libro appena uscito, “La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa” (Feltrinelli), Caracciolo ridicolizza la retorica europeista – che invece gronda dalle pagine della Stampa e di Repubblica – mostrando gli interessi forti che ha rappresentato e affermando che “l’idea di Europa ha perso”.

Il suo libro sottolinea che, dall’inizio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio 2022, stiamo vivendo una svolta storica analoga a quella che avvenne fra 1989 e 1992: crollo del comunismo in Europa, inizio della globalizzazione americana e della crescita della Cina, inizio dell’epoca delle guerre, in Europa e in Asia, egemonia tedesca nella UE. Si potrebbe aggiungere, per l’Italia, Tangentopoli con la fine della Prima Repubblica.

Gli effetti della svolta di oggi possono essere altrettanto dirompenti e – oltre a destabilizzare gli assetti geopolitici del pianeta (Caracciolo parla della nascita di Caoslandia), mettendo fine alla globalizzazione come l’abbiamo conosciuta da 30 anni – possono portare all’implosione della UE basata per tre decenni sulla supremazia economica tedesca grazie all’interconnessione energetica con la Russia.

Il centro della crisi è appunto la Germania. Oggi, scrive Caracciolo, “anche se volesse, Berlino ha zero probabilità di egemonizzare l’Europa. La sua crisi può invece disfare quel che resta degli orditi comunitari”.

La coincidenza fra l’uscita del libro di Caracciolo e la nascita in Italia del governo Meloni non è affatto casuale. Perché il secondo evento è figlio della crisi ventennale in cui l’Italia è sprofondata nel tempo della UE e della globalizzazione e il libro di Caracciolo analizza proprio la fine di quell’epoca e il futuro possibile.

Del resto il pragmatismo dell’analista Caracciolo è assai simile al pragmatismo della premier e individua per l’Italia prospettive che proprio la Meloni ha più volte indicato.

La prima: occorre avere una politica del Mediterraneo che oltre ad essere il confine di Caoslandia è “vitale collettore degli scambi per questo paese senza quasi materie prime e orientato all’esportazione”.

La seconda: “se è vero che la Guerra fredda è stato l’ultimo e per noi specialmente vantaggioso ordine di pace, perché non provare a ristabilirne i princìpi, adattandoli al contesto corrente?”

Di sicuro sta iniziando un’epoca nuova e il centrodestra sembra avere il pragmatismo che serve a voltare pagina e a dare un futuro all’Italia. Finora “preda da spolpare”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 31 dicembre 2022

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