Alla redazione di “Libero” è arrivata una lettera di monsignor K.J. Romer, segretario del Pontificio consiglio per la famiglia, pubblicata oggi, 15 settembre. Siccome non mi è stata data la possibilità di rispondere su “Libero” (dove invece si risponde a lettere di più vasto interesse come le nomine a “cavaliere”), rispondo direttamente qui.

Dunque la missiva del prelato fa riferimento, confusamente (considerandolo uno solo) a due miei articoli, che per intero potete trovare sul sito e in sintesi riporto qua sotto. In essi (come potete vedere) avevo criticato un documento di quel Consiglio di cui mons. Romer è segretario. Nella sua lettera di oggi il prelato dice che loro hanno “una mole” di ecclesiastici ed esperti che “esprimono apprezzamento” per quel documento. Ma – attenzione – dopo aver fatto la lista degli estimatori, non ci dice che il Papa abbia espresso apprezzamento e questo rivela da solo come stanno le cose.

Poi dice che “nessun documento del nostro Dicastero è stato approvato dal Santo Padre” (buono a sapersi) e che “non è nostra abitudine presentare i nostri documenti alla sala stampa”.

Sostiene che “le parole ‘dure’ appartengono tutte a Giovanni Paolo II o al Concilio Vaticano II e al Catechismo” (sì, ma qui sono estrapolate dal contesto di quei discorsi, inoltre non risulta affatto che l’invettiva contro “i due figli” sia stata tratta da interventi del Magistero).

Infine mons. Romer afferma: “non conosciamo nessun ‘imbarazzo in Vaticano’ ”. Ebbene, io sì. E anche importanti vaticanisti. Tanto è vero che il documento non è entrato fra quelli di Valencia (fra l’altro continua ad essere irreperibile nel sito del Consiglio). E tanto è vero che il Papa a Valencia ha fatto tutt’altro intervento e alla tv tedesca ha corretto vistosamente l’impostazione di questo documento.

Ma ecco la chicca finale di mons. Romer che trascrivo per intero:
“I nostri esperti mondiali in demografia si sono meravigliati circa la critica ricevuta perché l’ideale (ed è così incredibile) presentato dall’articolista sarebbe quello di avere un figlio per coppia, come il Focolare di Nazareth. La critica al Pontificio Consiglio per la Famiglia manca di serio fondamento”

Decisamente INCREDIBILE a me sembrano queste parole. Innanzitutto mons. Romer qui mi attribuisce deliberatamente una cosa falsa: io non ho mai detto che “l’ideale è avere un figlio per coppia”. Qui il monsignore mente sapendo di mentire ed è cosa assai grave per un ecclesiastico che scrive su carta intestata di un pontificio consiglio. In secondo luogo si nasconde dietro – non meglio precisati – “esperti mondiali di demografia” per cambiare le carte in tavola. Il Consiglio non ha sfornato uno studio sociologico-demografico (che ovviamente non rientra nelle sue competenze), ma ha sparato un’invettiva di fuoco contro le famiglie che hanno “solo” due figli come giudizio morale, come squalifica morale, formulata sul piano della teologia morale. Ecco il passo avvilente del documento:
“E’ dominante la realtà di sposi con un solo figlio o al massimo due. Ciò significa che il compimento di atti coniugali potenzialmente procreativi è nulla più che una specie di somma di brevi parentesi, all’interno di un’intera vita coniugale volutamente resa sterile”.

Caro mons. Romer, è ridicolo che vi nascondiate dietro gli “esperti di demografia”. Abbiate almeno il coraggio di difendere le sciocchezze che avete scritto oppure riconoscete umilmente che sono sciocchezze indifendibili. Infatti da un punto di vista demografico, sociale, civile, io sono così d’accordo con gli “esperti demografi” che nel mio ultimo libro (Il genocidio censurato) c’è addirittura un capitolo dove demolisco le ideologie antinataliste. E’ ovvio che oggi in Occidente c’è un problema di denatalità. Io stesso lo scrivo da anni. Quindi, caro monsignore, non mi venga a insegnare queste cose. Del resto nel mio articolo ho scritto: “Altro sarebbe stato parlare dei rischi della denatalità, invitare a essere sempre aperti al dono dei figli e mostrare la bellezza e la generosità delle famiglie con tanti figli, far conoscere certi esempi stupendi”.

Il fatto inaccettabile del documento è l’aver voluto squalificare moralmente le famiglie che fanno “solo” due figli, entrando sotto le lenzuola per sindacare sul numero dei figli e pretendere di decidere quanti sono quelli “sufficienti”. Questo è l’arbitrio. Il mondo clericale spande da anni fiumi di retorica post-conciliare sul ruolo di primo piano dei laici nella Chiesa, e poi in concreto pretende di negare a questi stessi laici perfino la libertà di decidere quanti figli fare. E’ il card. Lopez Trujillo che deve decidere per noi?

Infine un’ultime notazione: non è grottesco che questa lettera del monsignore mi rimproveri di aver indicato la Sacra Famiglia come modello? Ovviamente non sono io, ma è la Chiesa, da sempre, a indicare quel modello di famiglia. Io l’avevo evocata solo per spiegare che non può esserci nessuna condanna morale cristiana per chi ha un figlio solo. Ma forse mons. Romer e il Consiglio di cui è segretario intendono “inquisire” anche la Sacra Famiglia per “un’intera vita coniugale volutamente resa sterile” ?

P.S. Per la cronaca (visto che qualche genio, che confonde il cristianesimo con una propria cupa ideologia, ha malignamente insinuato che scriva tutto questo per – non meglio precisate – ragioni personali): io ho tre figli. Chi scende a questo livello di insinuazioni dovrebbe vergognarsi.
Evidentemente non capisce che si possa scrivere semplicemente perché appassionati a Cristo e desiderosi che la Chiesa si proponga col volto di Cristo e non con quello del Grande Inquisitore.

* * *

Ecco i passi salienti dei miei due articoli inquisiti.

Il primo articolo, uscito su Libero dell’8 giugno (nel sito è la News intitolata “SAREBBE MEGLIO SE ANCHE IN VATICANO SEGUISSERO IL PAPA……”), diceva fra l’altro:

E’ un piccolo giallo vaticano. Il documento del “Pontificio consiglio della famiglia” su “Famiglia e procreazione umana”, quello che ieri ha fatto fare titoloni ai giornali (il Corriere lo ha lanciato in prima pagina) sempre ghiotti di polemiche su materie sessuali, sembra non esistere. Non se ne trova traccia nel sito della Santa Sede, nemmeno nella pagina web del pontificio consiglio (e questo è ancor più curioso). Inoltre non è stato pubblicato sull’Osservatore romano del giorno, non è stato anticipato sotto embargo ai vaticanisti, come accade di norma, infine non è stato lanciato con una conferenza stampa come si usa sempre (anche quando si tratta di compendi, come in questo caso: basti ricordare il compendio sulla dottrina sociale della Chiesa). …….
Di certo nelle prossime ore uscirà dal buio, ma questo “ritardo” e questa insolita sua diffusione sono probabilmente la spia di un certo imbarazzo vaticano….
il documento in questione punta il dito perfino sulle famiglie che hanno “solo” due figli chiamandole “sterili”, giudizio pesante e incomprensibile che non si trova da nessuna parte del magistero cattolico. Sembra un’intrusione nell’intimità delle famiglie francamente poco umana e quindi poco cristiana. Altro sarebbe stato parlare dei rischi della denatalità, invitare a essere sempre aperti al dono dei figli e mostrare la bellezza e la generosità delle famiglie con tanti figli, far conoscere certi esempi stupendi.

Ma pretendere di sottoporre a giudizio ecclesiastico il numero dei figli generati come se si trattasse della “produzione” di polli da allevamento, no. Come può il cardinale Lopez Trujillo pretendere di dire qual è il numero “sufficiente” di figli e bocciare come “sterile” chi ha solo due figli? Oltretutto chi vive la vita consacrata dovrebbe sapere che la “fecondità” e la paternità e la maternità non sono solo funzioni biologiche, ma anche spirituali. Inoltre il prelato e i membri di quel consiglio dovrebbero ricordare che la famiglia modello indicata dalla Chiesa, la Sacra Famiglia, aveva un solo Figlio. E fa un certo effetto ripensare alla famiglia di Nazaret quando si legge questo infelice passo del documento: “E’ dominante la realtà di sposi con un solo figlio o al massimo due. Ciò significa che il compimento di atti coniugali potenzialmente procreativi è nulla più che una specie di somma di brevi parentesi, all’interno di un’intera vita coniugale volutamente resa sterile”.

Voglio sperare che nessuno giudichi “sterile” la scelta di verginità di Maria e Giuseppe. Questa “sentenza”, che – ripeto – è farina del sacco di questo consiglio e non del magistero, sembra francamente imbarazzante… A proposito del documento del pontificio consiglio va segnalato l’altro suo grande limite: essendo un compendio estrapola dei passi del Magistero dal loro contesto naturale, dove l’insegnamento morale sta all’interno dell’annuncio di Gesù Cristo, dentro la bellezza della grande notizia del Vangelo, che rende tutto comprensibile.

Assolutizzare i precetti morali senza Cristo, senza la sua grazia “gentile” (come diceva Michelangelo), fuori dalla preghiera, dai sacramenti e dal perdono (che è la dinamica della vita cristiana) significa stravolgere il cristianesimo, degradarlo a morale, a una morale inquisitoriale, e quindi trasformare un fatto di liberazione, l’unica vera liberazione, in un arcigno tribunale e in un pesante fardello. Non c’è niente di peggio.

Il mio secondo articolo è uscito su Libero del 1° settembre (nel sito è la news col titolo: LA DOLCEZZA DI BENEDETTO XVI CORREGGE UNA CERTA DERIVA MORALISTICO-INQUISITORIALE DI QUESTI ANNI ). Lì fra l’altro scrivevo:

Durante l’importante intervista che il Papa ha rilasciato alla televisione tedesca e alla Radio vaticana, il giornalista ha notato che all’ “Incontro mondiale delle famiglie” di Valencia, il Pontefice “non ha mai pronunciato la parola ‘matrimoni omosessuali’, non ha mai parlato di aborto, né di contraccezione. Osservatori attenti” ha aggiunto l’intervistatore “si sono detti: interessante! Evidentemente la sua intenzione è di annunciare la fede e non di girare il mondo come ‘apostolo della morale’. Può dirci il Suo commento?” Il Papa ha risposto che aveva un tempo limitato a disposizione e “se uno ha così poco tempo, non può subito cominciare con il dire ‘No’. Bisogna sapere prima che cosa veramente vogliamo… il cristianesimo, il cattolicesimo, non è un cumulo di proibizioni, ma una opzione positiva. Ed è molto importante che lo si veda nuovamente, poiché questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa”. Il Papa sembra preoccupato di liberare la Chiesa dall’immagine torva del censore che i media gli hanno cucito addosso, spesso con la collaborazione clericale (“si è sentito dire tanto su ciò che non è permesso”) e far capire che essa è un annuncio di liberazione, di felicità. Ed esiste solo per la felicità.

Alla vigilia di Valencia aveva fatto scalpore un documento del “Pontificio consiglio per la famiglia” del cardinale Lopez Trujillo, così duro e pesante da arrivare ad attaccare perfino le famiglie che fanno “solo” due figli. Questo documento – uscito senza che il Papa lo conoscesse e amplificato dai media – aveva provocato disappunto e imbarazzo in Vaticano, tanto che non fu presentato con una conferenza stampa, non uscì sull’Osservatore romano e non fu inserito fra i documenti preparatori di Valencia.

Adesso l’intervista del Papa fa capire il suo desiderio di liberare la Chiesa da questa immagine inquisitoriale e moralistica. —

PS 2 – Questa notte è morta Oriana Fallaci. Nella notte fra il 14 e il 15 settembre, cioè fra l’Esaltazione della Croce e la Madonna Addolorata. Il Crocifisso e la Santa Vergine la stringano a sé, colmandola di Misericordia.

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