Rubrica 55
Sociologia e miracoli
E’ appena uscito da Marietti il “Nuovo manuale di sociologia”.
L’autore, che fu in contatto con Luigi Sturzo, ha conseguito titoli alla Gregoriana e a Lovanio, era in predicato, negli anni Sessanta, per andare a insegnare, al momento della sua fondazione, alla famosa facoltà di Sociologia di Trento, quella di Alberoni ( e di altri personaggi poi arrivati agli onori delle cronache). Non assunse quell’incarico perché chiamato alla Segreteria di Stato vaticana.
Cito alcuni degli autori trattati in queste pagine: Horkheimer, Adorno, Comte, Durkheim, Ferrarotti, Marx, Negri, Parsons, Popper, Spencer, Weber, Pareto, Aron, Giddens.
La cosa che forse sorprenderà è il nome dell’autore: il sociologo in questione infatti si chiama Girolamo Grillo, che l’opinione pubblica ha conosciuto in tutt’altra veste. Episcopale.
Era infatti il vescovo (oggi emerito) di Civitavecchia-Tarquinia quando scoppiò il caso della Madonnina che pianse lacrime di sangue nel 1995.
Come si ricorderà il suo atteggiamento, all’inizio, era decisamente negativo. Motivato dalla tradizionale prudenza della Chiesa, ma rafforzato dalla sua forma mentis pragmatica di diplomatico (era stato collaboratore di Giovanni Benelli alla Segreteria di Stato), e ancor più dalla sua formazione sociologica (che oggi scopriamo con questo volume): gli intellettuali (anche cattolici), soprattutto se di formazione sociologica, sono sempre molto diffidenti sui miracoli fino a sfiorare il razionalismo.
Monsignor Grillo dovette arrendersi all’evidenza (e fu per lui uno choc anche cardiaco) perché, sorprendentemente, si verificò d’improvviso una lacrimazione della statuina (la quattordicesima e ultima) la mattina del 15 giugno 1995, alle 8,30, proprio mentre il prelato stesso la teneva fra le sue mani, accanto ad altre persone che furono testimoni dell’evento.
La straordinaria vicenda è ricostruita nel volume “Lacrime di sangue” (Sei). Che quel segno misterioso si sia verificato davanti a un vescovo per nulla credulone, anzi armato di sociologica ostilità, abituato a studiare i tomi di Durkheim, Marx e Comte, lo rende ancora più eloquente e significativo.
Laicismo e miracoli
Vittorio Messori è da trent’anni un autore di best-seller che sono stati tradotti in tutto il mondo.
Il suo nuovo libro-intervista (con Andrea Tornielli), intitolato “Perché credo” (Piemme) non solo ripercorre la vicende culturali attraversate dall’ autore di “Ipotesi su Gesù” e dei libri-intervista con Joseph Ratzinger e Giovanni Paolo II, ma soprattutto svela – a distanza di quasi mezzo secolo – il mistero della sua conversione, mai prima raccontato.
In quell’estate del 1964 infatti Messori era uno studente universitario cresciuto non solo in una famiglia lontanissima dalla Chiesa, ma addirittura alla scuola dei grandi maestri torinesi del laicismo italiano.
Nel suo caso si può veramente parlare di una conversione sulla via di Damasco, perché il giovane Vittorio ebbe una inattesa e inspiegabile esperienza soprannaturale che ancora oggi, a distanza di decenni, rivelandola per la prima volta, gli è difficile descrivere.
Il libro è pieno di fatti e idee di grande interesse. E’ un racconto brioso con tante salutari provocazioni intellettuali. Ma ruota sempre attorno a questa rivelazione che Messori ha deciso di fare. Che anzitutto svela l’enigma Messori.
Quando infatti descrive la sua giovinezza laicista, sarcastica e scettica, è inevitabile, per chi lo conosce o lo ha letto o lo ha seguito in tv, ritrovarci l’uomo maturo, l’intellettuale di oggi, che resta ironico, razionale e refrattario a ogni fanatismo.
Evidentemente gli è rimasto il suo temperamento “laico” a cui però deve essere accaduto qualcosa di così clamoroso ed evidente da farlo arrendere ragionevolmente alla presenza di Cristo.
Lui stesso è dunque la prova più eloquente di quell’evento eccezionale.
Fonte: © Libero – 25 novembre 2008