LEI NON SA CHI SONO IO

In tanti hanno provato a demolire padre Pio (senza mai riuscirvi). Nell’autunno scorso Sergio Luzzatto ha dato alle stampe un libro dove modestamente parla di sé in terza persona come Cesare, definendosi “lo storico del ventunesimo secolo” (p. 131) e dove si leggono queste espressioni serene ed equilibrate sul povero frate: “santo da rotocalco” e “divo con le stigmate” (p. 16), “mistico da clinica psichiatrica” (p. 79), “piccolo chimico” (p. 126), “santo dei delatori” (p. 340), “uno pseudocristo” (p. 378).

Niente di nuovo, se non fosse per la curiosa pretesa dell’autore di aver scritto il primo libro di storia sul santo. Ecco una sua perla: “Di padre Pio esistono innumerevoli agiografie, totalmente prive di qualsivoglia requisito critico”.
Con questa umiltà e questo rispetto, Luzzatto liquida montagne di volumi.
“Alla luce di questo presupposto – obiettano oggi Andrea Tornielli e Saverio Gaeta – si resta francamente sconcertati quando si assiste alla frequenza con cui il Nostro fa ricorso a queste vituperate pubblicazioni, citando a man bassa questi medesimi testi”.

Ma Gaeta e Tornielli, col libro “Padre Pio. L’ultimo sospetto”, non si fermano qui: demoliscono il libro di Luzzatto, il quale – chiamato domenica a replicare dal Corriere della sera (che aveva molto pompato il suo volume) – non riesce a rispondere su nessuna delle tantissime contestazioni. Neanche una.
Ripete soltanto – come fece contro Pansa e “Il sangue dei vinti” – che loro sono solo due giornalisti, mentre lui è (nientemeno) uno storico.
Forse dovrebbe dire un docente di storia (nella scuola italiana ci sono tanti insegnanti), ma non mancando di autostima usa quella modesta definizione. Come crede. Purché con essa non si eludano le domande scomode

IL SOLITO SESSO

In questi giorni sui quotidiani appaiono alcune pagine pubblicitarie del Partito socialista di Boselli. Sono a loro modo il documento storico di una mutazione politico-antropologica.
Ecco gli slogan e gli argomenti. Nel primo si grida: “All’Italia laica: coppie di fatto, di diritto e di libertà”.
Nel secondo: “All’Italia della legge 194: non sarai mai sola”.
Nel terzo: “All’Italia che studia: scuola pubblica, scuola pubblica e ancora scuola pubblica”.
Se non si fosse capito la rotta anticlericale, tutta anticlericale, nient’altro che anticlericale, soprattutto molto incentrata sulle “questioni sessuali”, c’è anche un altro manifesto (involontariamente ironico) che grida: “Sono gay e sono incazzato”.
Ma qualcuno dev’essersi ricordato che esistono anche gli operai e che – tutto sommato – il partito socialista nacque per la questione sociale e non per le questioni sessuali, così è stata fatta un’inserzione anche su questo, ma con lo stesso slogan del precedente: “Sono operaio e sono incazzato”.
Poveri operai, nessuno li degna più di considerazione politica. Rifilano loro perfino uno slogan riciclato e in condominio.
In un paese dove la metà delle famiglie deve vivere con meno di 1800 euro al mese, la questione sociale sarebbe esplosiva. Ma il Partito socialista, o quello che ne è rimasto, si occupa di altro.

PORCELLINI

La crociata di Michele Serra a difesa del maiale è commovente.
Un grande banca europea non regala più ai clienti, come salvadanaio, il porcellino Norberto perché potrebbe irritare i musulmani.
Serra lancia l’allarme sulla Repubblica (26/2) spiegando che “è razzista anche cancellare i porcelli dall’uso amabile e consueto che ne fanno i non musulmani”. Giusto.
Ma in Eurabia da anni si sono cancellati pure presepi e simboli cristiani con la scusa di non dispiacere agli islamici. Serra insorgerà in loro difesa come ha fatto con i porcelli?

Fonte: © Libero – 4 marzo 2008