Rubrica 23
MONTI E TREMONTI
I dogmi, spazzati via dalla religione, ritornano nel dibattito culturale. Specialmente in economia.
La fede (cieca) sugli effetti benefici della “mano invisibile del mercato”, ha rimpiazzato quella (avveduta) sulla mano invisibile della Provvidenza.
E’ evidente anche nel dibattito su protezionismo e liberismo provocato dall’uscita del libro di Giulio Tremonti, di cui parla un articolo di Filippo Andreatta sul Corriere della sera (17/3).
Si continua a fingere che esistano liberismo e protezionismo, come teorie economiche astratte dai tempi e dai luoghi. Invece esistono solo gli interessi delle nazioni e delle produzioni dominanti che impongono ora politiche protezioniste ora liberiste nei momenti e nei luoghi determinati dalla propria convenienza commerciale.
Lo ha dimostrato ampiamente Paul Bairoch in “Economia e storia mondiale”. Il quale smonta il dogma che il libero scambio sia la regola e il protezionismo l’eccezione: “storicamente il libero scambio è l’eccezione e il protezionismo la regola”. Si prenda atto dunque che “per il mondo sviluppato, il protezionismo fu la politica commerciale dominante.
Tale fu soprattutto il caso degli Stati Uniti che, lungi dall’essere un paese liberista come molti pensano, può essere definito ‘la culla e il bastione del protezionismo’ ”. Mentre “un vasto impero molto ‘liberista’ fu l’impero ottomano”.
Quale fu il risultato? Devastante. Come ebbe a dire Disraeli: “ha distrutto alcune delle più belle manifatture del mondo… I suoi effetti sono stati altrettanto perniciosi del principio opposto in Spagna”.
Per cui la domanda da porci oggi non è dottrinale (liberismo o protezionismo), ma prosaica: chi ci guadagna se la Cina (col resto dell’Asia) continua a dilagare?
MEMORIE DI ADRIANO 1
Due buone notizie. Una per tutti noi e una per Adriano Sofri. Pare che quest’ultimo, nel suo polemizzare con Giuliano Ferrara sull’aborto, abbia dichiarato “che la cifra di un miliardo di aborti nel mondo negli ultimi trent’anni è un’astrazione” (Il Foglio, 16/3).
Dovrebbe contestare però i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità che calcola appunto 50 milioni di aborti (concreti) all’anno.
La buona notizia è che, per ora, nessuno ha mai dichiarato che sono “un’astrazione” i 50 milioni di morti della Seconda guerra mondiale, o i 200 milioni di vittime del comunismo, o gli altri milioni vittime di genocidi (in primis quello degli ebrei).
Certamente neanche Sofri lo pensa. Quindi almeno su questo siamo d’accordo tutti.
MEMORIE DI ADRIANO 2
La seconda buona notizia (per Sofri secondo cui “un miliardo di aborti in 30 anni” sarebbe “un’astrazione”) è che per fortuna la frase “la morte di un uomo è una tragedia, la morte di milioni una statistica” non è di Stalin.
Pare sia di Churchill. Anzi arriverebbe dall’ “Obelisco nero” di Erich M. Remarque. Meno male. Stalin sarebbe stato una compagnia imbarazzante.
UNA PERLA
Per i cattolici di oggi.
Don Divo Barsotti: “Siamo troppo umani nel nostro apostolato: non lasciamo fare alla grazia, concepiamo l’apostolato come conquista e assalto alle anime, invece di servirle semplicemente fino ad esaurirci nell’amore.
Bisogna che il cristianesimo non dimostri tanto di avere gli stessi mezzi del mondo e la sua medesima forza, quanto piuttosto di essere una rivelazione e un dono di vita più alta.
Se la Chiesa avesse bisogno di difesa umana non sarebbe più un’istituzione divina. Bisogna far credito a Dio: che Egli viva in noi, penserà Lui a tutto il resto: la Bellezza non ha bisogni di giustificarsi.
L’attività cristiana è pura bellezza ed è come luce spirituale che illumina il mondo e lo trasforma, lo trasfigura dal di dentro e lo salva”.
Fonte: © Libero – 18 marzo 2008