Rubrica 45
OMOFOBIA
Capita spesso di leggere sui giornali della sinistra, specialmente l’Unità, il concitato allarme democratico per presunte discriminazioni di massa a danno delle persone omosessuali che sarebbero vittime di un clima di intolleranza omofobica o quasi di terrore.
Allarmismo alimentato perlopiù da esponenti dell’associazionismo gay che sembra pesare abbastanza (basti ricordare quanto ha influenzato il precedente governo Prodi).
Il 23 agosto un articolo coraggioso e intelligente di Francesco Merlo sulla “Repubblica” osava criticare questo chiassoso associazionismo per certe sue discutibili sortite pubbliche.
E non è stato ben digerito.
Merlo, come al solito voce libera e irriverente, ha trasgredito i dogmi del “politically correct” e qualcuno si è stracciato le vesti.
Però domenica (14/9), nascosta nella pagina delle lettere, su “Repubblica”, è comparsa la missiva intitolata “Da gay a gay, dico basta con questo vittimismo”.
Era di una personalità molto rappresentativa: Imma Battaglia.
Che innanzitutto si diceva d’accordo con Merlo “sul vittimismo gay e sul protagonismo mediatico di Arcigay e di tutti gli autoreferenziali rappresentanti gay.
Non se ne può più” aggiungeva la Battaglia “ di questo bisogno di urlare una condizione che è normale, non ha nulla di particolare e che, detto seriamente, non subisce alcuna vera discriminazione”.
Finale: “chiedo scusa se sono molto sincera”.
Una voce sincera e preziosa che però non basterà ad aprire gli occhi al circo barnum dei giornali e anche alla Sinistra, che brancola nel buio, spesso a caccia di improbabili serbatoi di voti.
DON MILANI E L’UNITA’
Sull’Unità di domenica è apparsa la lettera di Giuseppe Deidda, di Livorno, il quale dice: “Mi rivolgo in particolare al nuovo direttore Concita De Gregorio. Credo che di fronte a questo attacco vergognoso alla scuola pubblica, che si vuole riportare indietro di secoli, si debba rispolverare la pedagogia di un grande uomo, di un grande italiano, di un grande prete: don Lorenzo Milani”.
Non so se il lettore conosce nel dettaglio la pedagogia di don Milani che chiede di recuperare (era all’antitesi esatta della pedagogia “progressista”).
In ogni caso, insorgendo in difesa della scuola pubblica, dovrebbe tener presente che il grande educatore da lui citato, don Milani, è celebre per aver fondato precisamente una “scuola privata” (sì, una “scuola dei preti” che la Sinistra vede come il fumo negli occhi) e per aver fatto alla “scuola pubblica” una delle critiche più micidiali della sua storia repubblicana.
Peraltro in una delle sue lettere, pubblicata di recente, don Milani faceva queste drastiche considerazioni: “Non muoverei dunque oggi un dito in favore della scuola di stato dove non regna nessuna ‘libertà di idee’, ma solo conformismo e corruzione.
E se invece della scuola di stato come è oggi si parla di come dovrebbe essere, allora vorrei non parlare più delle scuole dei preti come sono oggi (molte), ma come sono alcune (poche) o meglio come dovrebbero essere.
E in tal caso non c’è dubbio per me che sarebbero migliori quelle dei preti, perché l’amore di Dio è in sé migliore che la coscienza laica o l’idea dello stato o del bene comune”.
Stante la situazione attuale, concludeva don Milani, “è meglio lasciare che si perfezionino quanto possono gli uni e gli altri, possibilmente senza difficoltà economiche , in libera e realmente pari concorrenza”.
EVOLUZIONI
La Chiesa anglicana – per quel che ne è rimasto – si scusa pubblicamente con Charles Darwin.
Mea culpa, mea culpa…. La cosa è stata resa nota nelle stesse ore in cui la più autorevole istituzione scientifica del Regno Unito, la Royal Society, chiede di insegnare nelle scuole la teoria del Disegno intelligente.
E’ tipico del mondo clericale inseguire la penultima moda e arrivare sempre tardi alle feste, quando gli altri se ne stanno andando.
Fonte: © Libero – 16 settembre 2008