Inedito Gandhi

Solite grida scandalizzate per la lettera di Benedetto XVI che ricorda l’anniversario dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, quella che rifiuta l’uso dei contraccettivi artificiali e promuove quelli naturali.
Il solito Adriano Prosperi su Repubblica (4/10) ci ha spiegato quanto è retriva e antiquata la Chiesa.

Ma c’è qualcosa che non si sa. Chi è che, in un certo senso, influenzò Paolo VI ? Non Torquemada, ma il simbolo del “politically correct” moderno: Gandhi.
Sì proprio colui che i radicali di Pannella hanno trasformato in una propria bandiera, colui che l’attuale campagna pubblicitaria della Telecom propone come simbolo di dialogo fra i popoli, di incontro fra le culture e di umanità.
“A mio avviso – scriveva il grande indiano – affermare che l’atto sessuale sia una azione spontanea, analoga al sonno o al nutrirsi, è crassa ignoranza.
L’esistenza del mondo dipende dall’atto del moltiplicarsi e poiché il mondo è dominio di Dio e riflesso del suo potere, l’atto del moltiplicarsi deve essere sottoposto alla norma, che mira a salvaguardare lo sviluppo della vita sulla terra.
L’uomo che ha presente tutto questo, aspirerà ad ogni costo al dominio dei suoi sensi e si fornirà di quella scienza necessaria, per promuovere la crescita fisica e spirituale della sua prole.
Egli tramanderà poi i frutti di questa scienza ai posteri, oltre che usarli a suo giovamento”.
In un altro passo della sua autobiografia, Gandhi racconta che due volte nella sua vita subì l’influsso della propaganda che raccomandava i contraccettivi artificiali per escludere la procreazione.
Ma egli sostiene di essere arrivato alla convinzione, “che si deve piuttosto agire attraverso la forza interiore, nella padronanza di se stesso, ossia mediante l’autocontrollo”.

Un giovane polacco
Domenica 5 gennaio 1969, sulla prima pagina dell’Osservatore romano, apparve un lungo articolo che commentava, a cinque mesi dall’uscita, l’enciclica di papa Montini. E questo articolo iniziava proprio da queste citazioni di Gandhi.
Spiegava poi: “Sembrerà strano che noi cominciamo le nostre riflessioni sull’enciclica Humanae vitae partendo dall’Autobiografia di Gandhi, ma questi tratti della sua autobiografia acquistano il significato di una particolare testimonianza”.
Questo lungo articolo era firmato Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia.

Ogina
L’Unità ha commentato il documento del papa con un articolo di Lidia Ravera intitolato: “Chi si rivede: Ogino Knaus”.
Sennonché il sistema naturale per la regolazione delle nascite consigliato dalla Chiesa è un altro: il “Metodo Billings”.
Evidentemente all’Unità sono rimasti indietro.
Ma l’articolo dà una fondamentale informazione di interesse pubblico, infatti la Ravera scrive: “seguendo quel sistema sono nata io. Per anni mi hanno chiamata ‘OK’, dalle iniziali del mio involontario padrino”.

Francofortesi
La Sinistra ignora che a dar ragione a Paolo VI nella condanna della pillola fu il campione del pensiero critico, che andava per la maggiore fra gli intellettuali marxisti: Max Horkheimer, il fondatore della cosiddetta “Scuola di Francoforte”.
Egli riteneva che la pillola fosse “la morte dell’amore erotico” e la fine di Romeo e Giulietta: “Sì. La pillola traforma Giulietta e Romeo in un pezzo da museo”.
Aggiunse: “Ritengo mio dovere rendere attenti gli uomini sul prezzo che devono pagare per questo progresso e questo prezzo è l’accelerazione della perdita della nostalgia e alla fine la morte dell’amore”.

Rivelazione
Comunque Avvenire (24/7) c’informa che Paolo VI volle specificare che l’enciclica non aveva la nota della “infallibilità” e “volle che la cosa fosse precisata esplicitamente nella presentazione ufficiale alla stampa da mons. Ferdinando Lambruschini”. Lo ripeté lui stesso “in vari discorsi agli sposi”.

Fonte: © Libero – 7 ottobre 2008