Terroristi e martiri

Perfino Enzo Bianchi – ed è tutto dire – ha stroncato il volume di Corrado Augias e Remo Cacitti, Inchiesta sul cristianesimo.
Su Tuttolibri (La Stampa 4/10), Bianchi parla di “diverse imprecisioni e inesattezze”.
Un eufemismo. Poi fa un esempio: “ci pare improprio insistere a lungo sull’accostamento tra i martiri cristiani e gli attentatori suicidi che si rifanno all’islam, senza nemmeno ricordare che i primi non hanno mai dato morte ad altri e che anzi sovente hanno offerto il perdono ai persecutori”.

In effetti il libro – fra i tanti limiti, alcuni dei quali abbiamo qui già segnalato – ha questo vizietto: confondere vittime e carnefici: “lo zelo dei martiri cristiani, che non si lasciava intimorire da nessun tormento, consente di tracciare un significativo confronto con ciò che accade oggi nel mondo islamico, in cui pure affiora un’ostentata ricerca del martirio” (p. 186).
E’ pur vero che c’è il diritto di scrivere assurdità se si trova qualcuno disposto a pagare per leggerle. C’è pure il diritto di detestare la Chiesa e i cristiani. Ma perché paragonare dei poveri innocenti (in tanti casi delle adolescenti che subivano ogni sorta di abuso prima del macello), a criminali che vanno a sterminare il prossimo sugli aerei o con le auto imbottite di esplosivo?
Davvero non si coglie la differenza abissale che c’è fra le vittime innocenti di feroci persecuzioni e la follia criminale dei terroristi? E perché solo con i cristiani ci si permette questo? Si è a conoscenza – peraltro – della condizione di persecuzione che, anche oggi, i cristiani subiscono proprio nei regimi islamici?

Bravi islamici

Naturalmente i due autori hanno anche vivissimi sentimenti di indignazione morale. Ma in difesa dei musulmani.
Per esempio, il professor Cacitti, a pagina 66, se n’esce con questa accorata invettiva: “Intendo esprimere il mio disgusto per l’oscena strumentalizzazione di certi passi del Corano, operata da truci cristiani, per i quali sarebbe quel testo sacro a fomentare la violenza e il terrorismo islamici”.
Insomma, i musulmani sarebbero teneri e indifesi angioletti, infangati dalle perfide accuse dei “truci cristiani”, che – venendo oppressi e perseguitati – anziché subire in silenzio, segnalano la necessità di rivedere il rapporto fra Islam e violenza.

Pessimi cristiani

C’è una gran voglia di togliere ai cristiani la qualifica di vittime.
Ma talvolta ci si spinge fino al grottesco.
Per esempio a pagina 86, dove Augias pone questa domanda, a proposito del primo martire cristiano della storia, santo Stefano: “Ciò che a me pare interessante – e sinistro – in questa fosca storia è che le tensioni all’interno delle varie correnti cristiane potevano arrivare fino al linciaggio di un avversario, poiché Stefano venne in pratica linciato dalla folla.
Inoltre, sembra improprio attribuirgli la qualifica di ‘protomartire’, data la natura del dissidio dal quale Stefano venne travolto”.
Ora, se l’italiano non è un’opinione, da queste parole sembra che ad ammazzare santo Stefano siano stati i cristiani.
I casi sono due: o è un eccezionale scoop storico o una colossale corbelleria. Quindi o lo scoop viene dimostrato o si ha il dovere morale di chiedere scusa.

Bravi comunisti

Dunque: i cristiani cattivi, i musulmani buoni.
Ma ci sono altri buoni, da qualificare come vittime: i comunisti.
Infatti Cacitti a pagina 83, dice che sì, ebrei e cristiani, nel corso della storia, sono stati colpiti da persecuzioni motivate da accuse folli come l’antropofagia, ma “negli anni Cinquanta del Novecento anche i comunisti venivano in qualche modo accusati di mangiare i bambini”.
Non si sa se mettersi a ridere o a piangere. Cacitti, che è uno storico, conosce un solo processo a un comunista con l’accusa di aver mangiato bambini? Ed è proprio sicuro che i comunisti degli anni Cinquanta – in piena epoca staliniana – siano da annoverare fra le vittime?

Fonte: © Libero – 21 ottobre 2008