Buddha male

“Da quando gli uomini non credono più nel vero Dio non è che non credano a niente: credono a tutto”. La memorabile battuta di Gilbert K. Chesterton diventa sempre più attuale.
Resta per me indimenticabile il titolo della prima pagina della “Repubblica” del 5 dicembre 2007. Sulla vetrina del giornale più laico d’Italia si poteva leggere: “La profezia del Dalai Lama: ‘Potrei rinascere donna’ ”. Occhiello: “Sarebbe la quindicesima reincarnazione del leader tibetano”.

Sghignazzando, mi chiesi: Profezia? Reincarnazione? Il tutto era addirittura scodellato senza virgolette, come se fosse ovvio che il Dalai Lama fa profezie e che si reincarna.
Dove erano finiti i Lumi così spesso evocati quando si tratta di attaccare la Chiesa? Quando si tratta del cristianesimo, lorsignori illuministi si oppongono dogmaticamente perfino alla scienza che riconosce – dopo accuratissime analisi mediche – l’inspiegabilità di certe guarigioni miracolose (ripeto: si oppongono alla scienza, non alla Chiesa, perché è la scienza che vaglia, per prima, questi eventi).
Ma poi, spenta la luce, si bevono le bubbole più esilaranti quando vengono propinate da culti esotici. E ci fanno addirittura titoli di prima pagina.

L’Horus-scopo

La fine dell’anno è una stagione privilegiata per divertirsi con le superstizioni laiciste.
Prendiamo “Il Venerdì di Repubblica”, il magazine dove ogni settimana scrivono quelli che la sanno lunga, borghesi pantofolai come Michele Serra e Corrado Augias, che – dall’alto della loro spettacolare ignoranza religiosa – pretendono di prendere per i fondelli i soliti cattolici, che ovviamente sono bigotti e retrivi.
Proprio sul “Venerdì” (27/12) del famoso “ceto medio riflessivo”, quello colto e illuminato, si possono leggere 15 pagine (dicasi quindici!) di oroscopi di un certo Horus per il 2009, con questo promettente lancio: “segno per segno, decade per decade, cosa dicono le stelle dell’anno che sta arrivando”.
E l’esordio di Horus è davvero geniale, quanto basta per far intuire le sue capacità divinatorie: “Lo dicono anche le stelle: la crisi c’è, e ce la terremo per tutto il 2009”.
Perbacco, una previsione davvero inedita e rivelatrice. Valeva la pena comprarsi “Il Venerdì” e sciropparsi queste 15 pagine per trovare un vaticinio tanto prezioso.
Ma è su un’altra sconvolgente “profezia” di Horus che il magazine di Mauro fa il titolo. Ecco lo scoop: “Sarà un anno nel segno di Obama. E del cambiamento”.
Ma davvero? E chi l’avrebbe mai detto? Fortuna che abbiamo il giornale di Ezio Horus Mauro che – scrutando gli astri – ci “anticipa” queste imperdibili notizie di due mesi fa.

Fumo di Londra

C’era un altro mito del “ceto medio riflessivo”: l’ “autorevole” (non sorridete) “The Economist”.
Apprendo da Pierluigi Battista (Corriere della sera 29/12) che i colleghi dell’Economist “con invidiabile autoironia e raro sense of humour” hanno aperto il numero speciale dedicato al 2009 con una richiesta di scuse per “la sequenza di clamorosi errori commessi dodici mesi fa”.

Infatti “fosse stato per il settimanale”, la Clinton sarebbe alla Casa Bianca, non ci sarebbe stata la crisi finanziaria ed economica più cupa dei tempi moderni, il prezzo del petrolio sarebbe stato stabile e via dicendo.
Praticamente non l’hanno azzeccata una. Eppure era in arrivo la madre di tutte le catastrofi finanziarie. Ed era ormai annunciata da qualche anno.
Bisogna vedere se l’Economist – che ha tanto “sense of humour” – troverà pure nel futuro lettori così buontemponi da bersi analisi “umoristiche” e contentarsi delle scuse di fine anno. Nel frattempo – come sembra consigliare Battista – dovrebbero almeno ridimensionare la britannica spocchia. E chissà che alla fine non chiamino Horus, l’astrologo del “Venerdì”, alla direzione dell’Economist.

Fonte: © Libero – 30 dicembre 2008