New Age?

Due orizzonti ideologici contrapposti sono stati evocati dal neopresidente americano Obama: il realismo di Reinhold Niebuhr da una parte, il millenarismo utopista di Gioacchino da Fiore dall’altra.
Li avrà mai letti e studiati davvero? Quel che è certo è che si tratta di due prospettive antitetiche, come ci hanno spiegato i filosofi Gianni Dessì e Massimo Borghesi, citati in una precedente rubrica.
Avevamo detto che occorreva dunque decifrare le scelte della nuova amministrazione americana per capire qual è la sua vera prospettiva.
Una prima risposta arriva adesso da George Weigel secondo cui – riferisce Sandro Magister nel suo blog, sul sito dell’Espresso – “il senso messianico che Obama dà alla sua politica con la retorica dello ‘Yes, We Can’ è agli antipodi della visione che ebbe Niebuhr della politica e del mondo”.

Weigel ha espresso questo suo (pre?) giudizio anche in una conferenza tenuta a Washington: “In Obama e tra i suoi più fervidi sostenitori non c’è niente che lontanamente somigli a Reinhold Niebuhr.
Il millenarismo secolare che ha pervaso la campagna elettorale di Obama, la sua volontà di redimere con la politica un mondo decaduto, sono stati l’esempio perfetto di quel tipo di utopismo contro il quale Niebuhr, con il suo profondo senso della fragilità della storia e delle autodistruttive capacità degli esseri umani, si batté per tre decenni.
La definizione di democrazia come ‘ricerca di soluzioni provvisorie a problemi irresolvibili’ appartiene a Niebuhr, non ad Obama”.

Sembra sensato (e c’eravamo arrivati anche noi), ma adesso appare pure come un processo alle intenzioni, ovvero alla campagna elettorale. Ormai si tratta di giudicare i fatti di Obama, non più gli slogan elettorali.

Scienza, Chiesa…

L’epistemologo Federico Di Trocchio, docente alla Sapienza di Roma, afferma (laicamente) che la scienza occidentale nasce con il cattolicesimo quando eredita “la razionalità sviluppata dai greci”.
Spiega: “ad avviso di molti storici, e io apprezzo molto la ricostruzione di Alistair Crombie, è stata la teologia cattolica a porre la razionalità al centro della propria ricerca e a mettere se stessa e la razionalità al centro della società.
Lo sforzo più significativo venne compiuto nel XII secolo dalla scuola arcivescovile di Chartres: si escludeva l’intervento diretto e continuo della divinità, si consideravano i fenomeni come regolati da leggi naturali poste da Dio e si riteneva il mondo conoscibile e spiegabile per via razionale” (Avvenire, 12/2).

…. e Islam

“Nel corso dei miei studi piuttosto approfonditi, non sono mai riuscito a trovare una sola scoperta scientifica significativa compiuta nell’intera storia della civiltà islamica fino al XX secolo.
Gli esempi di risultati scientifici documentati da parte di studiosi islamici sono sostanzialmente banali. Tutta la fisica e tutta l’astronomia moderne derivano dall’opera dei cristiani Galileo e Copernico, che in pratica erano all’oscuro dell’opera degli scienziati islamici, e presero invece le mosse dall’opera dei greci Archimede e Tolomeo. Dal punto di vista della scienza, la civiltà islamica è come se non fosse esistita. Attribuisco questo fatto alle dottrine teologiche islamiche contrarie all’idea di legge naturale”.

Questo (fin troppo) drastico giudizio di Frank J. Tipler nel libro “La fisica del Cristianesimo” (Mondadori) ha fornito a Guglielmo Piombini (Radici cristiane, 41/2009) l’occasione per sfatare un mito che circola nelle società occidentali: che, cioè, la cristianità medievale fosse più arretrata del mondo islamico e debba ad esso le sue basi culturali e scientifiche.
Piombini in effetti capovolge questo luogo comune. Che tuttavia prospera oggi non per imposizione dei musulmani, quanto di un establishment ideologico laicista e anticristiano che “usa” strumentalmente l’argomento Islam per denigrare, attaccare e delegittimare il Cristianesimo.

Fonte: © Libero – 17 febbraio 2009