ALLA SCOPERTA DELL’AMERICA (CATTOLICA) DI LEONE XIV. “MAKE THE CHURCH GREAT AGAIN”
Ieri, fra i vaticanisti, dopo la prima omelia di Leone XIV, qualcuno ha commentato: “Mi ricorda più Wojtyla che Francesco”. È la sensazione giusta.
L’elezione di Giovanni Paolo II, nel 1978, fece conoscere a tutto il mondo la fede cattolica del popolo polacco, da cui poi venne la scintilla che fece crollare (in modo incruento) il mostro comunista dell’Est europeo.
Oggi l’elezione di Leone XIV fa scoprire a tutti la fioritura e la vivacità del cattolicesimo americano. Perché gli Stati Uniti, negli anni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e su loro impulso, hanno vissuto una grande rinascita della fede cattolica che sembrava smarrita e che è diventata socialmente molto rilevante.
È un caso sorprendente e “provocatorio” perché rovescia il paradigma della sociologia secondo cui la modernità è sinonimo di laicizzazione e scristianizzazione. Gli Stati Uniti sono il cuore della modernità, la sua avanguardia: che il cattolicesimo rinasca con forza proprio lì è la smentita più clamorosa di quell’errata idea della modernità.
Oggi i cattolici statunitensi, che sono 72 milioni (il cattolicesimo è diventato la prima religione organizzata del Paese) si trovano al centro dell’attenzione mondiale: dopo essere stati determinanti nell’elezione di Donald Trump, che ha nominato vicepresidente il cattolico (convertito) JD Vance e ha riempito la sua amministrazione di cattolici, ora arriva l’elezione del primo Papa statunitense della storia.
Questa scelta del Conclave è l’implicito riconoscimento dell’esemplarità del cattolicesimo americano. E i credenti possono intravedervi anche l’ispirazione dello Spirito Santo che illumina e fa riconoscere ciò in cui si manifesta la sua opera. Non è un fulmine a ciel sereno. E’ una primavera americana che dall’Europa non abbiamo visto arrivare e non abbiamo mai compreso.
Da noi, nelle scorse settimane, i media hanno irriso il giovane Segretario di Stato di Trump, Marco Rubio, perché il mercoledì delle ceneri si è presentato a un’intervista televisiva con una vistosa croce tracciata sulla fronte (aveva appena partecipato al rito cattolico delle ceneri da cui inizia la Quaresima).
Sembrava una cosa ridicola in un uomo politico così importante. Poi sono uscite foto di altri politici cattolici, anche Dem, che portavano lo stesso segno. Così si è scoperto che negli Stati Uniti è una cosa normale. Maurizio Molinari, già direttore di Repubblica, commentando giovedì sera l’elezione di Prevost, spiegava che oltreoceano i cattolici hanno una fede solida, “riempiono le chiese e sono orgogliosi di essere cattolici”.
Randall Smith su The Catholic Thing, ha parlato di “Un Rinascimento Cattolico”. In Europa non si è capito. Ma noi – nel nostro piccolo, su queste colonne – abbiamo segnalato fin dall’estate scorsa questo risveglio cattolico americano perché era evidente che avrebbe avuto conseguenze (anche politiche ed ecclesiali).
Il 2 giugno ho raccontato la processione del Corpus Domini che ogni anno porta migliaia di persone fra i grattacieli di New York e di altre metropoli americane, dietro l’Eucaristia. E poi il più grande pellegrinaggio eucaristico della storia che ha attraversato tutti gli States, concludendosi a Indianapolis, dove, in luglio, si è svolto il Congresso eucaristico nazionale. L’iniziativa voluta nel 2020 dalla Conferenza episcopale americana consisteva in quattro pellegrinaggi simultanei che hanno tracciato una croce sul Paese, una sorta di benedizione in un anno di grande turbolenza.
Il 25 agosto scorso, sempre su Libero, ho spiegato perché il cattolicesimo americano stava diventando un modello per tutta la Chiesa e stava acquistando peso nella società e nella politica Usa.
Ho citato l’articolo di Matthew Schmitz uscito sul New York Times con il titolo: “I convertiti cattolici come JD Vance stanno rimodellando la politica repubblicana”. Dove si leggeva: “il cattolicesimo mantiene una sorprendente risonanza nella vita americana, soprattutto in certi circoli d’élite. È emerso come il gruppo religioso più grande e forse più vivace in molte delle migliori università. Rivendica come seguaci sei dei nove giudici della Corte Suprema. Continua a conquistare convertiti di alto profilo e il suo insegnamento sociale esercita un’influenza (spesso non riconosciuta) sui dibattiti pubblici, ispirando pensatori politici che cercano di sfidare sia la sinistra culturale che la destra laissez-faire”.
Si è verificata una spaccatura storica fra elettorato cattolico e Partito Democratico, ormai lontano da Kennedy e sprofondato nell’ideologia woke. Mentre, con la crisi del mondo fondamentalista protestante, i cattolici sono diventati la nuova base culturale e politica dei repubblicani. Lo dimostra il peso che hanno acquisito nella nuova amministrazione Trump.
In quell’articolo annunciavo un “vento nuovo, oggi, per la Chiesa” che “arriva da Africa e Stati Uniti” ed è “un vento nuovo pure per l’Europa e il mondo”. Ecco come si spiega l’elezione di Leone XIV.
Qualche mese fa Trump ha postato la preghiera a San Michele Arcangelo scritta da Leone XIII. E nel giorno in cui si celebra San Michele Arcangelo è stato eletto Papa un americano con il nome di Leone XIV.
L’arcivescovo di New York, card. Dolan, quello che i media definiscono trumpiano, è colui che ha “costruito” l’elezione di Prevost. Bergoglio aveva inserito fra i vescovi americani forti elementi di divisione e contrapposizione. Ma Prevost è estraneo a queste divisioni dell’episcopato americano, perché è stato per decenni missionario in Perù e perché appartiene all’ordine agostiniano, con una formazione profondamente “romana”.
Il capolavoro di Dolan è stato intuire che poteva essere la figura ideale per unire tutto l’episcopato statunitense e poi quello sudamericano (a cui anche Prevost apparteneva), infine la Curia da cui proviene.
Fra l’altro la Chiesa americana adesso sarà una risorsa anche economica fondamentale per il Vaticano con i conti in rosso. Sulla pace può esserci una grande alleanza fra Santa Sede e Casa Bianca. La diversità di vedute con Trump sull’immigrazione, molto accentuata dai nostri media, in realtà riguarda assai più i modi di gestione che il problema in sé. Il Papato americano può svolgere un ruolo di moderazione prezioso per un’amministrazione Trump a volte sopra le righe.
Si narra che Leone XIII – da cui il nuovo Papa ha preso il nome – ricevendo don Luigi Sturzo gli abbia detto: “Se la democrazia sarà cristiana farà un gran bene al mondo”. In questa ottica si può dire: “Make the Church Great Again”.
Antonio Socci
Da “Libero”, 10 maggio 2025