VITE SPERICOLATE

Fu la mamma che iscrisse Vasco, fin da piccolo, alla scuola di canto del maestro Bononcini. E a 13 anni lui vinse l’ “Usignolo d’oro” che era – ci spiega Wikipedia – “una manifestazione canora modenese, nata per contrastare lo Zecchino d’oro”. Già allora stava contro il Potere impersonato da Mago Zurlì?
Fatto sta che giovedì Vasco Rossi ha iniziato il suo concerto (Rai 2, ore 21) citando Spinoza contro il Potere.
Va detto che lì per lì, causa la sua pronuncia bolognese, sembrava avesse detto “Spinosa” e veniva da pensare che si riferisse al giornalista Antonio Spinosa. Invece intendeva proprio citare Baruch, quasi che lui e Spinoza siano da sempre pappa e ciccia.
C’è perfino chi l’ha preso sul serio deducendone che il cantante evoca il filosofo secentesco perché “deve sentirselo vicino” (La Stampa, 30/5).
Ecco cosa fa Vasco nelle sue notti insonni: legge Spinoza, s’immerge nell’ “Ethica more geometrico demonstrata”, fa le ore piccole sul “Compendium grammatices linguae hebreae”, approfondisce il “Deus sive natura”, si concentra sulla “doppia causalità” e la sostanza come “causa sui”.

Per questo il nostro campione dorme poco. Però poi comincia il concerto citando il suo autore prediletto: “Spinoza diceva che il potere ha sempre bisogno che la gente sia affetta da tristezza. Noi siamo qui per portarvi un po’ di gioia”. A dire la verità Spinoza non era precisamente un allegrone. Infatti è stato descritto così: “Era di temperamemto ascetico e malinconico… non mangiava praticamente nulla, eccetto una zuppa di fiocchi d’avena con un po’ di burro e farinata d’avena mischiata a uvetta”.
Insomma, che tristezza… Ma Vasco può ben parlare di gioia. Con 130 mila spettatori paganti in due soli concerti e 500 mila copie vendute del nuovo album, c’è da gioire e tanto. Provate a fare qualche conto. Vasco si gode il meritato successo per le sue divertenti canzonette. Un signore, benestante, ormai vicino ai 60 anni, che ha vissuto benone cantando i suoi motivetti, che si ritrova a fare un concerto ripreso in prima serata dalla televisione ed è pure considerato come un vate da folle osannanti, che lo sentono inveire contro “il potere” (quale? di chi?), come va considerato? Un gran dritto.

Certo, qualche maligno avrà da obiettare che del “Potere” lui e i suoi colleghi fanno parte integrante, intendendo il Potere dei media, della macchina sociale, dell’imperativo dei consumi. In effetti il Potere, come diceva Pasolini, predica una felicità che è l’ “edonismo del consumatore”. Concludeva il poeta di Casarsa: “Il risultato è che la felicità è tutta completamente falsa: mentre si diffonde sempre di più una immediata infelicità”.

In ogni caso se c’è qualcosa di conformistico e piccolo borghese, è il finto ribellismo del mondo benestante della canzone.
La “vita spericolata” non è certo la loro: è semmai quella che fanno i normalissimi padri e le normalissime madri di famiglia per tirare avanti una famiglia con 3 o 4 figli. Loro sì che vanno contro i dettami del Potere.

INCREDIBILE

Miguel Gotor è uno studioso che ha recentemente pubblicato le lettere di Moro dalla prigione delle Br.

Per stroncare l’ultimo libro di Giampaolo Pansa, scrive che agli occhi suoi “i partigiani comunisti sono soltanto cinici e torvi, quelli cattolici buoni e pieni di ideali; i preti uccisi lo sono sempre senza una ragione plausibile e neppure una volta viene detto che quella violenza anticlericale è forse figlia della consapevolezza che i segreti raccolti nel confessionale si sono trasformati in delazioni omicide” (La Stampa 16/5).

Una incredibile insinuazione a cui Pansa ha risposto per le rime: “se Gotor ha studiato con lo stesso acume la storia dei 55 giorni, avrà scritto che Moro è il capo delle Br” (Il Giornale 1/6).

Fonte: © Libero – 3 giugno 2008