Rubrica 31
VATTIMO O PERA E FERRARA ?
“Più volte mi sono chiesto: se tornasse Kierkegaard risparmierebbe a Vattimo l’epiteto di ‘canaglia’?”.
Questo simpatico e affabile interrogativo è stato posto dal filosofo cattolico Dario Antiseri con un saggio anticipato dal quotidiano della Cei “Avvenire” (11/5), appena uscito nel volume “Ragione filosofica e fede religiosa nell’era postmoderna”.
Ci sono molte probabilità che l’interessato, cioè il filosofo Vattimo, consideri queste parole uno squisito complimento, trattandosi di far parte di un’autorevolissima famiglia di “canaglie” filosofiche.
Spiega Antiseri: “Una delle ragioni per cui Kierkegaard si scaglia contro Hegel è che Hegel piegava il cristianesimo alla cultura del suo tempo, alla sua cultura, alla sua filosofia – un po’ come fanno oggi, stabilite le debite proporzioni, i cosiddetti ‘atei devoti’, i quali piegano la fede degli altri ai loro interessi di potere politico.
‘Rifiuto la fede per quello che è, la uso per quello che mi serve’: questa in sintesi la posizione dell’ateo devoto.
Ma torniamo ad Hegel.
Hegel – scrive Kierkegaard – è un falsario ‘che gioca al cristianesimo’. Il compito era soddisfare l’eternità, ma Hegel e i suoi seguaci intendono soddisfare il tempo e trovano più comodo ‘adulare i contemporanei’.
Il cristianesimo è ‘una verità che salva’. Non è cultura. Ma – sbotta Kierkegaard – ‘ecco alla fine con tanta bravura, queste canaglie, come Goethe, Hegel e da noi Mynster, predicare o comunque portare ad effetto il principio che la vera serietà è soddisfare il tempo’ ”.
Antiseri pone Vattimo accanto a questi grandi nomi perché anche il suo “pensiero debole”, sebbene “distante dalle presunzioni del pensiero hegeliano” è “tutto sbilanciato dalla parte della filosofia e della cultura del proprio tempo… Vattimo pensa a un ‘Dio amichevole’:
possiamo costruire un Dio tanto accomodante?
Vattimo torna nella tradizione della Chiesa senza voler niente sacrificare dei suoi standard intellettuali e morali”.
Egli in sostanza prefigura “un cristianesimo senza Chiesa”.
Alla fine di questa lunga citazione – in attesa della risposta di Vattimo – resta la domanda circa quella formidabile legnata contro gli “atei devoli”.
Con tale definizione in genere sono stati polemicamente bersagliati altri intellettuali – come Giuliano Ferrara e Marcelo Pera – non Vattimo, che non si definisce affatto ateo.
Ma sembra alquanto improbabile che il quotidiano della Cei pubblichi una tale sberla sugli “atei devoti” dopo la loro autorevolissima valorizzazione (del Papa al convegno di Verona e dello stesso cardinal Ruini).
Dunque? A chi si riferisce Antiseri ?
SEDICENTI BRIGATE ROSSE
Che il Presidente della Repubblica abbia pronunciato la parola “comunista” parlando delle Brigate rosse, è un avvenimento.
Tanto più che il presidente è Giorgio Napolitano (La Repubblica, 10/5).
Finora ben pochi lo hanno fatto. Ha subito reagito con durezza lo storico Luciano Canfora (La Stampa, 10/5) sostenendo che i br “si autoproclamavano” comunisti, ma erano solo “quattro imbecilli, incolti e forse prezzolati”. Canfora torna dunque alle “sedicenti” Brigate rosse? Quanta “canfora” c’è ancora nella Sinistra italiana?
Ma lo storico interviene pure (Corriere della sera, 12/5) su Alemanno che dichiara di non essere fascista: “Può darsi anche che si sia pentito, ma una persona adulta non cambia repentinamente i propri convincimenti profondi”.
E dunque, se questo è vero, che dobbiamo pensare di tutti coloro che sono stati militanti e dirigenti del Pci, addirittura negli anni dell’Urss o di quelli che hanno militato nell’estrema sinistra inneggiando a Mao, Castro o Stalin e oggi sono politici, intellettuali e giornalisti?
Ma soprattutto di chi si dice ancora comunista, professor Canfora, che si deve pensare?
Fonte: © Libero – 13 maggio 2008