E’ la città di Rosy Bindi, Siena, una delle più rosse d’Italia. Anche se stancamente rossa: non affolla certo i comizi di Fassino. Una città rossa ormai per pigra abitudine, per conformismo. E ora forse un po’ rossa di vergogna per quella che il “Corriere di Siena” (quotidiano della città) ha definito senza peli sulla lingua: “l’avarizia senese”. Perché questa ruvida autocritica per una città che ha secoli di santità e di eroica carità nella sua storia?
Innanzitutto va detto che il 15 luglio la performance dantesca di Roberto Benigni in piazza del Campo era gratuita. Non perché i senesi siano indigenti, anzi godono di un alto reddito. Ma era gratuita perché offerta dal Monte dei Paschi che da quelle parti, da tempo immemorabile, viene popolarmente chiamato “la mamma” o anche “la mucca”.
E’ la banca più antica del mondo (fondata nel 1472), ma oggi è moderna e progressista. Infatti, pur facendosi un vanto di essere un’istituzione di Siena che è patria della nostra lingua nazionale, nel suo sito ha annunciato l’evento in un italiano a dir poco singolare: “L’emozionante declamazione dei versi… saranno un’eccellente occasione”. Lo si legge nella parte “culturale” del sito. Dov’è scritto pure “offerto della Banca” anziché “dalla”, poi “versi ritmatamente inframezzati dagli interventi”, quindi “l’unica data gratuita del tour” la quale “prometterà di riempire” (prometterà quando?) Piazza del Campo (per non dire di quell’“ebbene sì” senza accento o della punteggiatura surreale).

In ogni caso l’enfatico annuncio della banca (di cui ho corretto punteggiatura e grafia) recitava entusiasticamente: “Ebbene sì, a Siena sarà possibile…GRATIS!! Offerto dalla Banca Monte dei Paschi di Siena, nella città del Palio sarà possibile assistere all’unica tappa completamente gratuita dell’ormai mitico tour ‘Tutto Dante’ di Roberto Benigni…” eccetera.
Così sono venuti a sentirlo in 40 mila: una cifra inaudita in assoluto, ancor più se si pensa che la città conta 50 mila abitanti. Un evento eccezionale. Per fare un confronto, quando, nel settembre 1980, venne Giovanni Paolo II, un gigante del nostro tempo che in ogni parte del mondo attirava milioni di persone, la Piazza del Campo era mezza vuota. Per Benigni il Campo invece era strapieno e anche le vie d’accesso. Sotto il palco c’era questo striscione “E ora ci vuole il Nobel!”. Così poco? Perché non gridare “Benigni santo subito” ?
Dunque lo spettacolo (molto divertente) era gratuito. Ma durante la serata – come annunciava il sito del “Monte” – è stata effettuata una raccolta di fondi a favore del famoso Ospedale per bambini “Meyer” di Firenze dove vengono curati, ad alti livelli specialistici, fanciulli ammalati provenienti da ogni parte. Splendida idea. Ma quanto ha fruttato la raccolta umanitaria nella ricca città simbolo della Sinistra solidale? Ce lo dice appunto il “Corriere di Siena” nella cronaca dell’evento: “Peccato solo per l’avarizia senese. Per l’Ospedale Meyer sono stati raccolti solo 9 mila euro, meno di 30 centesimi a persona presente”.
Evidentemente tutta quella bella gente, presa da uno slancio di generosità, si è voluta rovinare. Addirittura trenta centesimi cadauno. Un bel capitale. Ma quell’enorme folla è accorsa per Dante? Tutti tarantolati dalla Divina Commedia, appassionanti di filologia romanza? Confesso – dopo decenni di vita senese – che non mi ero mai accorto di questa febbre dantesca, ma evidentemente dietro a Benigni sta ormai dilagando la moda del Divino Poema (anche se non vedo tutti questi lettori delle tre cantiche in giro).
Roberto Barzanti, già leader del Pci e vicepresidente del Parlamento europeo, l’uomo più colto della Siena “progressista” (uno che ha letto Dante), ha scritto che “la maestria di Benigni è nel tenere insieme il Culo con le Quarantore”. Non so da quale dei due argomenti sia stata più attratta la folla. Ma è chiaro che Benigni fa il solito esordio comico sulla politica e i personaggi di oggi, per accalappiare la gente e poi incantarla con la sublime poesia di Dante. Geniale idea. E ci riesce bene, anche in Piazza del Campo ha toccato i cuori (una piazza peraltro su cui Dante ha davvero camminato e di cui ha parlato nel Poema, cosa che dà un’emozione in più). Del resto Benigni ha pure il coraggio di dire cose grandi e controcorrente sul cristianesimo, che possono dar fastidio a un certo suo pubblico, come quando si entusiasma per la bellezza degli occhi della Madonna di cui Dio stesso è innamorato e aggiunge che è proprio grazie a lei e a partire da lei che le donne hanno avuto il diritto, nella storia, di cominciare a dire i loro “sì” e i loro “no”.

Forse per l’occasione avrebbe potuto scuotere un po’ di più il suo pubblico per arrivare almeno a 40 centesimi a testa di offerta. Poteva raccontare che il 30 giugno scorso era andato all’Ospedale Meyer, salutando tutti i bambini ammalati e giocando con loro. E’ rimasto profondamente commosso dalle parole di una giovane madre che ha perso una figlia di 9 mesi: “Hai espresso il dolore più grande e innaturale del mondo” gli ha detto Robertaccio con il nodo alla gola. “Mi hai intorcigliato il cuore.Non ho mai visto una dignità cosi alta e cristallina davati ad un dolore inesprimibile.I bambini portano dentro l’immortalità, ci sorregono, ci fanno bene”.

Non dico che in Piazza del Campo dovesse fare un sermoncino sulla solidarietà con un ospedale per bambini, ma avrebbe potuto spiegare che tutta la Divina Commedia (ovvero tutto il dramma della storia umana) è racchiuso fra due poli dove si sentono voci di bambini: in fondo all’Inferno, nel XXXIII Canto, Dante racconta la storia del conte Ugolino e rappresenta così il peggiore dei tormenti infernali che è ricordare il pianto e il dolore dei figli, la sofferenza dei bambini innocenti. Il lato più insopportabile del Male – come sa anche Dostoevskij, che lo denuncia in una pagina terribile dei Karamazov – è proprio la sofferenza dei bambini. Che poi è quella di Gesù Cristo il quale si consegnerà volontariamente al supplizio, come vittima innocente, per abbracciare e salvare l’uomo perfino in questo suo abisso.
Ma in cima al Paradiso, Dante trova le voci vere dei bambini, la loro eterna gioia attorno a Dio e alla bellissima Madre di Cristo (“io vidi sopra lei tanta allegrezza”). Tutto il Poema sta dentro questi due poli. E la Siena cristiana e medievale che conobbe Dante sapeva ben abbracciare il dolore dei bambini nel manto della Bella Madre. Io sono nato, come tanti senesi, al Santa Maria della Scala, l’ospedale più antico del mondo (ha più di mille anni): quell’ospedale fu fondato proprio dai canonici della Cattedrale per accogliere e crescere nel nome della Vergine i bambini abbandonati. Ma quella è un’altra Siena. La Siena di S. Caterina, non la Siena rossa di oggi.
<>br> Anni fa il Pci attaccò in tutta Italia un manifesto elettorale dove propagandava il suo preteso “buon governo” con la foto di Piazza del Campo. Geniale. Peccato che sia stata costruita 600 anni prima dell’arrivo dei comunisti. Così come il Monte dei Paschi è nato 500 anni prima di loro. Ma oggi sembra tutto un fiore all’occhiello della classe dirigente che viene dal Pci. Come Dante che probabilmente non hanno mai letto.
Perfidamente Vittorio Sermonti ha dichiarato che “il pubblico di Benigni esce dallo spettacolo uguale a quando ci è entrato e pensando che Dante sia attualissimo e un po’ fessacchiotto”. Ma in questo caso va smentito: a Siena ogni spettatore è uscito diverso, alleggerito di ben 30 centesimi. E forse pure con il sospetto che la fede cristiana di Dante e di Caterina sia una cosa grande. Infatti è la vera ricchezza della nostra storia.

Fonte: © Libero – 21 luglio 2007

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