In difesa della vita
Legge 40, fecondazione assistita e mass media
In modo diretto e divulgativo si affrontano le domande più urgenti della bioetica: dalla fecondazione assistita – oggetto del referendum sulla legge 40 – all’aborto, dal diritto alla vita all’eugenetica.
Un vero e proprio manifesto in difesa della vita, capace di rispondere alle domande più diffuse e di orientare le coscienze. Un’acuta indagine che svela la sistematica campagna di disinformazione attuata dai mass media, tesa a negare il diritto alla vita dei più deboli e dei senza voce.
In difesa della vita
di Giulio Meotti
Roma. “Bisognerà uscire dal gioco di discutere del niente, cioè dell’embrione”, aveva detto Marco Pannella. Secondo Antonio Socci è una situazione simile a quella che venne a crearsi in America nel 1857, quando la Corte suprema degli Stati Uniti stabilì che “i negri non sono persone secondo la legge civile”. Un copione nuovamente alle cronache nel 1927, quando quella stessa Corte stabilì che “invece di aspettare di sopprimere la progenie degenerata per la sua criminalità, o di farla morire di fame per la sua imbecillità, la società possa impedire a coloro che sono chiaramente malati di continuare la propria stirpe. Il principio che legittima la vaccinazione compulsoria è lo stesso che giustifica il taglio delle tube di Falloppio. Tre generazioni di imbecilli sono già abbastanza”.
E’ appena uscito “In difesa della vita” (Piemme), il libro che Socci ha scritto insieme a Carlo Casini. “Tutti i regimi pagani dell’antichità, come ha spiegato René Girard, sono basati sui sacrifici umani”, dice Socci al Foglio. “Una vasta area della popolazione era ritenuta non-persona. Le donne nell’impero romano erano letteralmente cose. Il cristianesimo irrompe poi nella storia come una novità radicale”.
Fu Friedrich Nietzsche a spiegare di quale novità si trattava, in un passo illuminante dei “Frammenti postumi” (Adelphi) del 1888: “L’individuo è stato ritenuto dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare. Ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani. La vera filantropia vuole il sacrificio per il bene della specie – è dura, è piena di autosuperamento, perché ha bisogno del sacrificio dell’uomo. In questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo si vuole giungere appunto a far sì che nessuno venga sacrificato”. Cambiamento impresso nello stemma che la città di Frisinga si è data più di mille anni fa e che Benedetto XVI ha scelto come effige del proprio pontificato. Compaiono due teste di mori incoronati: “Secondo me è l’espressione dell’universalità della Chiesa”, ha detto Joseph Ratzinger. Socci ricorda che Paolo III, nel 1537, stabilì che gli indios erano uomini non inferiori ai conquistatori. “La corona di Spagna dovette piegarsi a questa affermazione e già all’epoca la Chiesa fu accusata di essere oscurantista”. Oggi René Girard, a proposito delle posizioni assunte in difesa della vita embrionale parla di un “atteggiamento eroico” del Vaticano.
(segue dalla prima pagina) Ma il Papa, continua Girard è “isolato persino all’interno del cattolicesimo, tacitamente sconfessato da buona parte del clero, irriso da tutti, capro espiatorio pressoché ufficiale dei media e di tutta l’intellighenzia mondiale, di ogni premio Nobel. Siamo sempre meno capaci di rispettare e persino di riconoscere le vere forme di dissenso”. Socci ricorda che anche Mino Martinazzoli, rispondendo sul Corriere a Giovanni Sartori, ha invitato a evitare la “distinzione fra esistenza e vita, l’in sé del nazismo”. Uno degli ingranaggi su cui si insedia questo ragionamento è il venir meno della legge naturale. “Una legge che spiega perché ogni essere umano è inviolabile – continua Socci – Gianni Vattimo, su Specchio, ha scritto che ‘non ha senso difendere il diritto di ogni concepito alla vita senza considerare quali sono le sue possibilità concrete di una vita degna di essere vissuta’. Se cancelli la nozione di legge naturale cancelli la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
L’unico modo per proteggere gli individui è dichiarare la loro indisponibilità”. Cosa che non ha fatto Julian Savulescu, direttore di Etica dell’Oxford Center e del Journal of Medical Ethics, celebre rivista di etica medica. Bravissimo in un gioco stressante di levigazione della tensione morale, ha parlato di “beneficenza procreativa”, del “perché dovremmo selezionare il bambino migliore”, perché “le coppie dovrebbero poter selezionare gli embrioni che avranno la miglior vita” e che “le nostre possibilità di vivere sono più alte in un mondo in cui è necessaria l’uccisione di persone innocenti”. Un giurista del ’500, Vultenius, scriveva che “i servi, gli schiavi sono uomini, ma non persone, perché la parola ‘persona’ si applica in senso giuridico, mentre la parola ‘uomo’ ha un significato naturale”. Nihil novi.
© il Foglio – 2 giugno 2005
Da Bobbio al varo della legge sulla fecondazione
di Redazione Milano
L’ispiratore della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita non è un teologo cattolico, ma un filosofo laico: Norberto Bobbio. È la tesi del libro In difesa della vita. Legge 40, fecondazione assistita e mass media, scritto da Antonio Socci e Carlo Casini (Piemme, pp. 151; 8,50 euro).
Il volume si apre proprio con una citazione di Bobbio («Mi stupisco che i laici lascino ai cattolici il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere») e con una di Gandhi, riferimento dei radicali promotori del referendum: «Detesto l’imperdonabile strage della vita innocente in nome della scienza e della cosiddetta umanità, e ritengo che non abbiano nessuna importanza tutte le scoperte scientifiche macchiate di sangue innocente». Socci, giornalista e scrittore, ripercorre il cammino intellettuale di Bobbio sul tema dell’aborto (con la contestazione degli slogan femministi) e lo attualizza nel dibattito sulla fecondazione assistita.
La prima parte del libro è dedicata alla confutazione del «pensiero unico dei giornali» in tema di bioetica: «L’ideologia sembra aver preso il sopravvento sulla corretta informazione (…) Tutti i maggiori quotidiani hanno sposato ufficialmente e unanimemente la causa dei referendum radicalcomunisti (…)». La parte centrale è rappresentata da una conversazione tra Socci e Carlo Casini, magistrato ed ex eurodeputato, presidente del Movimento per la vita, oltre che promotore del comitato «Scienza & vita» per l’astensione al referendum. Il colloquio spazia dai temi medici agli interrogativi etici che la questione agita.
Dal desiderio di maternità alle terapie possibili contro la sterilità. Dalla natura genetica dell’embrione al complesso di norme, italiane e internazionali, che ne regolano lo status giuridico. Infine c’è un’analisi dettagliata della legge 40 oggetto di referendum, che per Casini ha anche aspetti negativi (per esempio l’ammissione alla fecondazione assistita di coppie non sposate). Infine la motivazione della campagna per l’astensione, a cui aderiscono i due autori, definita «una scelta intelligente, legittima, nobile e doverosa».
© il Giornale – 3 giugno 2005