Come tanti aspetto, con affetto, i libri distillati da quello straordinario poeta che è Giovanni Lindo Ferretti. È stato tante cose, ma lo chiamo poeta in un senso profondo. Perché abita poeticamente il mondo. Perché ogni sua parola scava un solco, una ferita che è una feritoia per la luce. Ci passa l’aria fresca dell’Appennino e racconta mille storie….

DA TOGLIATTI A BENEDETTO XVI

La sua storia inconsueta è nota. Da fondatore nell’82 del gruppo punk rock chiamato CCCP-Fedeli alla linea, il cui primo album fu 1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi”, fino alla conversione che descrisse semplicemente così: Dopo aver cercato il senso in mille modi senza trovarlo l’ho trovato tornando a casa. Al mio mondo di quando ero bimbo: i monti, il rosario (…). E ora che sono tornato a casa, Benedetto XVI è il mio maestro”.

La vicenda umana di Ferretti è di una tale sincera intensità che si è indotti a starsene a rispettosa distanza. Perché con la sua scelta di vita, da eremita, sul suo borgo appenninico, accanto ai vecchi rimasti nel paese, sembra quasi partecipare a una liturgia cosmica, insieme con i suoi cavalli, le volpi, gli alberi della foresta e gli angeli.

Una sacra rappresentazione nella quale lui veglia i suoi morti e vuole custodire, come un tesoro, quei frammenti di creato e di storie umane che sente di aver ricevuto in dono da Dio.

“Non leggo i giornali, non guardo la televisione, non frequento i social/ nato tra i morti sui monti/ vivo sui monti tra i morti”.

Tuttavia si resta sbalorditi a vedere con quale acume, da questo eremitaggio, legge in profondità il tempo presente, quello che il mondo sta vivendo. È uno sguardo drammatico, ma pietoso, gentile.

Una voce unica. Quanto sia luminoso lo sguardo poetico di Ferretti – totalmente altro da tutti coloro che oggi popolano la scena intellettuale – lo si scopre solo assaporando ogni pagina dei suoi libri.

MISERERE MEI DEUS

L’ultimo, appena uscito, “ÓRA difendi conserva prega” (Compagnia editoriale Aliberti) è un libro di preghiere e sulla preghiera. Nel titolo usa la triade di una delle ultime struggenti poesie di Pier Paolo Pasolini: “difendi conserva prega”.

Ferretti scrive: Credo il pregare un ragionevole atto, intimo e sociale. Di valenza cosmica. Credo la preghiera fortezza pura, vivificante e il tempo del pregare un tempo eterno. ‘Dio è corazza dei forti’ così era titolato il libro, raccolta di loriche, antiche preghiere cristiane d’Irlanda, l’ho comprato e me lo sono goduto. Era un tempo in cui non pregavo, cantavo nei CCCP”.

Quando ricorda la sua infanzia sembra descrivere l’Italia di un millennio fa, ma era solo l’altro ieri: “siamo sempre stati pastori, mio padre conservava un documento matildico: concessione di viatico con le greggi da e per la Maremma amara e amata. Pastori e allevatori di cavalli – nonna raccontami del branco di cavalli nelle balze di Volterra – una storia che non mi stanco mai di ascoltare. Lei ancora si emoziona nel raccontare di giumente, di lupi, di puledri, greggi e cani, di noi quando il mondo era diverso”.

E il racconto personale e familiare s’intreccia con le preghiere: “Mater Christi, Mater divinae gratiae, Mater purissima ora pro nobis…”.

Si accostino queste pagine alla straordinaria pittura di Gino Covili, all’epopea della civiltà contadina che, anch’egli dall’Appennino emiliano, ha dipinto facendone una cattedrale. Ci commuovono – Covili e Ferretti – perché la storia dei nostri avi è la nostra anima smarrita o rinnegata. Da ritrovare…

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 1° ottobre 2022

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