Quando a Lourdes, nel 1999, quell’ostia si sollevò…..guarda le foto e scarica il video in:
www.tonyassante/com/renzoallegri/eucar/indice.htm
(e leggete – dopo l’articolo – la mia lettera aperta al cardinal Bertone)

I quattro sciamannati che contestano Bush da giorni hanno l’onore delle prime pagine e delle aperture dei tiggì. Ma le 100 mila persone che giovedì sera, a Roma con il Papa, hanno partecipato alla processione del Corpus Domini fra le basiliche del Laterano e di Santa Maria Maggiore, non hanno meritato neanche una riga di attenzione da nessuno. E’ la dittatura del relativismo. Interessano i cattolici che ad Assisi fanno le marce della pace con Bertinotti, ma non le folle cattoliche che pregando portano per le vie di Roma l’Eucaristia. Cosa volete che sia la notizia di Dio che si fa carne e poi pane…

Tutti siamo indotti a pensare che un Casarini che si agita in Trastevere sia più importante. Certo, tutto passa. Sono passati pure Lenin e Stalin, figuriamoci Casarini… Ma noi intellettuali invece pensiamo che siano i vari Casarini, i Silvestri, i Lapo Elkann e le veline, meteore che attraversano le nostre effimere cronache, a far notizia e non piuttosto il Signore della storia, la Bellezza fatta carne, che è fra noi da duemila anni e che ha promesso di restare per sempre. Siamo accecati o banali? Anche se – nelle nostre disperate solitudini laiche – pensassimo che 100 mila romani in processione siano solo folklore oppure – come scrive Odifreddi – ritenessimo che i cristiani siano dei “cretini”, è pur sempre un fenomeno sociale clamoroso. Perché non interrogarsi?

Oltretutto a quel mistero che è l’Eucaristia sono state dedicate le nostre cattedrali e i più grandiosi capolavori della nostra arte. Fra i “cretini” devoti a quel mistero troviamo Mozart, Caravaggio, Dante, Raffaello che hanno espresso tutta la loro commozione per il Dio che si fa pane quotidiano. Folle di martiri hanno dato la vita per lui e i più grandi santi sono stati innamorati di Gesù “pane di vita”: da Francesco d’Assisi a Caterina da Siena, da Tommaso d’Aquino a Madre Teresa, da padre Pio a santa Chiara che con l’ostensorio fermò addirittura i saraceni.

A far intuire che immane mistero si nasconda in quel pezzo di pane ci sono decine di miracoli eucaristici. Cito due dei più famosi. Quello di Lanciano e quello di Siena. A Lanciano, attorno al 750, un monaco stava celebrando la messa, ma da tempo era assalito dai dubbi: possibile che quella piccola ostia bianca diventi realmente fra le mani del sacerdote il vero corpo di Cristo? Mentre pregava Dio che lo liberasse da questo assillo, vide letteralmente il pane trasformarsi in carne. Atterrito e confuso scoppiò in lacrime. Il clamore fu enorme e quell’ostia di carne è tuttora conservata nella chiesa di San Francesco.

Nel 1971 furono fatti esami di laboratorio. Il professor Odoardo Linoli il 4 marzo rese noti i risultati: si tratta di tessuto di cuore umano e sangue umano (emogruppo AB). Inoltre “nel liquido di eluizione dell’antico sangue si riconoscono tutti i componenti del siero di sangue fresco (tracciato elettroforetico) e tutti gli accertamenti fatti sulla carne e sul sangue non hanno mai portato al riconoscimento di materiali estranei, destinati alla conservazione”. Si è scoperto che la carne è parte del ventricolo sinistro di un cuore umano. Il professor Linoli dichiara che l’ipotesi di un falso (cioè di un cuore prelevato da un cadavere) non è convincente per il tipo di tessuto e per come tale tessuto è stato prelevato (“le prime dissezioni anatomiche sull’uomo si ebbero posteriormente al 1300”). Inoltre – studiando la retrazione concentrica del tessuto stesso e come si tentò nell’VIII secolo di fissarlo – il professore ha concluso che questo frammento di cuore, quando il monaco se lo trovò fra le mani, “fosse allo stato vivente”.

Un altro caso a Siena. Il 14 agosto 1730 alcuni ladri, nella basilica di San Francesco, rubano la pisside d’argento piena di particole consacrate. Il sacrilegio sconvolge la città. Il giorno 17 le ostie sono ritrovate dentro una cassetta delle elemosine del santuario di S. Maria in Provenzano. Per farla breve, da allora – sono passati 277 anni – si conservano prodigiosamente incorrotte, sebbene il materiale di cui sono fatte sia quanto mai effimero. Analisi scientifiche hanno attestato che sono “intatte e senza sfrangiature”. Conclusione del professor Grimaldi: “Le Sante Particole di Siena sono in perfetto stato di conservazione contro ogni legge fisica e chimica e nonostante le condizioni del tutto sfavorevoli in cui si sono venute a trovare. Un fenomeno eccezionale e straordinario”. Molti altri sono i miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa. Poi ci sono gli episodi non ancora riconosciuti come miracoli, anche perché molto recenti, come quello clamoroso accaduto, il 7 novembre 1999, a Lourdes, nella basilica inferiore. Celebrava l’arcivescovo di Lione e con lui il cardinal Lustiger, arcivescovo di Parigi, con molti vescovi d’oltralpe. La messa era trasmessa in diretta dalla televisione francese “Antenne 2” e dunque quello che accadde è tutto documentato (si può vedere su internet). Al momento dell’epiclesi, cioè quando i sacerdoti stendono le mani invocando lo Spirito Santo perché il pane e il vino diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, si vede chiaramente che la grande ostia bianca si solleva, oscilla e resta sospesa nell’aria per molti minuti, a qualche centimetro dalla patena, fino alla fine del canone. Il movimento con cui si solleva è impressionante. Alcuni esperti hanno analizzato la ripresa escludendo ogni manipolazione tecnica.

Un altro fatto inspiegabile pare sia accaduto alla coreana Julia Youn Hong-Son. Il 31 ottobre 1995 partecipa alla messa che Giovanni Paolo II celebrava nella sua cappella privata. Riceve da lui la comunione e qui accade un fatto sconvolgente: sulla sua lingua quell’ostia diventa di carne. C’è un filmato che mostra quando il Papa, finita la messa, giunge davanti a Julia: lei si inginocchia e mostra al Santo Padre il prodigio. Si nota lo sguardo stupito del papa che carezza la guancia di Julia e traccia una croce sulla sua fronte (il filmato è stato mostrato per la prima volta da Piero Vigorelli, a “Miracoli”, su Rete 4, il 18 maggio 2001). Certo su questo episodio come su quello di Lourdes dovrà pronunciarsi la Chiesa. Ma i miracoli eucaristici già accertati parlano chiaro: alla fame di significato, di bellezza, di amore di ogni uomo, Cristo risponde facendosi pane, per sostenerci, trasformarci in Lui e divinizzare perfino il nostro corpo che si disfà e decade ogni giorno: se ci nutriamo di Lui è destinato a diventare un corpo glorioso come quello di Gesù dopo la resurrezione, non sottoposto più ai limiti dello spazio e del tempo, eternamente giovane.

Ecco perché i centomila romani sono stati mossi dal desiderio di incontrare – ha detto il Papa – “Gesù che passa per le strade”. Il cardinal Siri, 40 anni fa, in una circostanza analoga alla visita romana di Bush, ebbe a dire: “in questo mondo c’è Kennedy, c’è Kruscev, ci sono tutti gli altri, che nel giro di pochissimi anni non vi saranno più. Vi prego di ricordarvi che in questo mondo c’è Gesù Cristo (con questo è detto tutto!) e che Gesù Cristo è il Figlio di Dio fatto uomo, cioè Egli è l’infinito e il più umano di tutti, l’unico veramente umano perché in un modo non ripetibile dagli altri, è andato in croce per tutti gli uomini…. Questi uomini che se arriva in una città un divo o una diva dello schermo, parlano per qualche tempo solo di quello, ombre effimere, assolutamente effimere e inconsistenti come tutte le ombre! Costoro che non si ricordano che Nostro Signore e Salvatore, quello che è andato in croce per loro, rimane lì nel Tabernacolo, Dio e Uomo, non con la presenza spirituale, ma con la presenza reale…”.

Presenza che riempie ogni solitudine, vince il dolore e la morte e ama ciascuno chiamandolo per nome.

Antonio Socci

(da Libero, 9 giugno 2007)

Lettera aperta al cardinal Bertone

Eminenza,
vedo che si sta facendo in quattro per propagandare il suo libro su Fatima (pieno di assurdità, silenzi imbarazzati, contraddizioni e insulti) imponendo – prima a Porta a porta, poi anche su importanti radio cattoliche – di parlare solo lei, senza dover rispondere alle mie domande e senza alcun altro contraddittorio. Che bisogno ha di usare il suo potere per mettermi a tacere se lei è certo dei suoi argomenti? Dovrebbe essere ben lieto – visto che vuole intervenire pubblicamente sull’argomento – di rispondere una per una a tutte le mie obiezioni: io sarei il primo a rallegrarmene ed a riconoscere che la sua versione dei fatti è inoppugnabile.

Invece no. Perché non risponde a nessuna delle domande e non chiarisce nessuno dei tanti punti oscuri? Così aiuterebbe a diradare tanti inquietanti dubbi sull’operato suo e di altri uomini di Chiesa (ricordo che santa Giovanna d’Arco spiegava che altro è la Chiesa altro gli uomini di Chiesa: gli uomini di Chiesa la bruciarono, la Chiesa l’ha fatta santa. Così pure per padre Pio e molti altri santi). E perché, caro cardinal Bertone, non riesce a convincere neanche in queste favorevoli condizioni di monopolio, senza contraddittorio, ma anzi – come ho dimostrato nel mio articolo del 2 giugno – fa continui autogol ? E perché non spiega almeno i punti su cui nel libro lei contraddice quanto disse il cardinal Ratzinger?

So che provengono dalle sue parti alcuni consigli privati che mi esortano a imbavagliarmi, ad autocensurarmi per non far fare a lei – Segretario di Stato – una continua figuraccia. Ma vedo che lei continua a imperversare sui media e allora rispondo con le parole di santa Caterina: “Non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che per tacere il mondo è guasto!”.

E consiglio di rileggere quanto scriveva un’autorità indiscutibile come san Tommaso d’Aquino: “mentire in materia di fede, cosa che può capitare ai vescovi e ai predicatori, è sempre peccato mortale, perchè fra tutte è questa la specie più grave di menzogna”.

Un cordiale saluto,

Antonio Socci

QUI DI SEGUITO IL TESTO DELLA SUPPLICA AL PAPA SCRITTA DA SOLIDEO PAOLINI SUL SEGRETO DI FATIMA

Roma, 1° marzo 2007

Nel 50° del “sequestro” del terzo segreto di Fatima
Nella prossimità dell’80° genetliaco di S.S. Benedetto XVI
e del 2° anniversario della Sua elezione al Soglio di Pietro

SUPPLICA CANONICA AL SOMMO PONTEFICE

Padre Santo, liberate tutto il Terzo Segreto

Beatissimo Padre,

prostrato ai piedi della Santità Vostra, imploro la pubblicazione delle parole che seguono la frase tronca alla fine del secondo segreto di Fatima: «In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede etc.».

Ve lo domando perché è la volontà di Dio, sono gli impegni legittimi assunti: «Quando mons. Vescovo si rifiutò di aprirlo, Lucia gli fece promettere che sarebbe stato definitivamente aperto e letto al mondo alla sua morte o nel 1960, a seconda di quale dei due eventi si fosse verificato prima» .

Ve lo domando perché, come riconobbero di principio Vostri venerati predecessori, «Ora questi comandi sono più importanti e vitali che mai. […] L’appello fatto da Maria, nostra Madre, a Fatima fa sì che tutta la Chiesa si senta obbligata a rispondere alle richieste di Nostra Signora […]. Il Messaggio impone un impegno su di essa» (S.S. Giovanni Paolo II ). «Nella nostra epoca l’augusta Madre di Dio fa sentire in modo speciale la Sua presenza negli avvenimenti umani […]. Così sarebbe mettere a rischio la propria salvezza, quando si è assaliti dalle tempeste del mondo, rifiutarsi di accogliere la Sua mano soccorrevole» (S.S. Giovanni XXIII ).

Ve lo domando in applicazione del programma di governo di Vostra Santità stessa: «Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore» ; come pure secondo l’immediata invocazione, quel 19 aprile 2005 dal balcone di San Pietro, della Santissima Madre quale stella, ausilio e guida del Vostro pontificato.

Ve lo domando nella convinzione che un tale atto, se può apparire come la richiesta al nostro padre nella Fede Abramo circa Isacco, o come le minacce di morti orribili del sindaco massone ai tre pastorelli, non mancherà di attirare sul Vostro pontificato un aiuto straordinario dall’Alto, tale da consentire certamente a Vostra Santità di “non fuggire, per paura, davanti ai lupi” .

Ve lo domando perché l’alternativa a questa linea è la consumazione di un dramma condizionatamente scritto: «Fai sapere ai Miei ministri, visto che seguono l’esempio del Re di Francia, ritardando l’adempimento della Mia richiesta, che lo seguiranno anche nella sventura» . E tutto, Santo Padre, è nelle mani del Vostro libero arbitrio! Perché – oso filialmente ripeterlo – il bene che Vi si ostacola nel fare può essere ottenuto, e i mali temuti possono essere stornati, battendo con audace fiducia questa strada, così omogenea all’attitudine del biblico vecchio Eleazaro , che il Cielo ha messo a disposizione.

Ve lo domando perché tutti (e non soltanto i nemici della Chiesa) abbiamo diritto a conoscere con esattezza quella lettera, essendo essa – per dirla con il Vostro predecessore Giovanni Paolo II – “rivolta ad ogni essere umano”. E questo più che mai dopo la liberalizzazione generale dei messaggi, decretata dal papa Paolo VI. Nella Chiesa di Dio, amica del diritto e della giustizia, non sarà evidente che il destinatario ha diritto a conoscere esattamente una lettera che gli è stata indirizzata – al di là di quello che di essa pensino i superiori del postino – e non soltanto a sentirsene riferire in maniera velata? Come si potrà chiedere che, al di là del potere materiale, rispettino scrupolosamente il diritto e la giustizia gli Stati, i potenti di questo mondo, se ciò non avvenisse nella Chiesa?

Beatissimo Padre, se quel testo fosse incompatibile con la fede o la morale, non andrebbe allora pubblicato e formalmente condannato? Se non fosse necessariamente tale ma temuto inopportuno, quantomeno in ordine ai tempi, non bisognerà scegliere tra la sapienza di Dio e la sapienza degli uomini, tra la prudenza propria e quella della Virgo prudentissima? E se si fosse dubbiosi, quanti messaggi incerti e non riconosciuti vengono lasciati liberamente circolare, permettendo alla coscienza e alla teologia cattolica di valutare, dibatterne, spiegare?

Se si uscirà senza procrastinare dalla congiuntura del non volere né dare un giudizio formale né consentirne la pubblicazione, mantenendolo “sotto sequestro” e arbitrariamente tramutato in lettera riservata, non si uscirà forse dalla prigionia di un’avvitante spirale: evitando l’occasione prossima di peccato rappresentata dal rischio continuo che le circostanze spingano a passare dalla riserva mentale alla vera e propria negazione, e liberando la Chiesa dallo stato di ricattabilità?

Con le mie povere preghiere e i più ardenti voti augurali, di Vostra Santità figlio umile e devoto

(Firma)

Mittente:

Si invitano coloro che condividano queste istanze a: 1- firmare la presente supplica (o, se si preferisce, redigere un testo analogo);
2- indicare nell’apposito spazio nome e recapito del mittente;
3- fotocopiarla;
4- inviarne l’originale a: Sua Santità Benedetto XVI (riservata al Sacro Tavolo) – 00120 Città del Vaticano – Roma;
5- inviare la fotocopia, per conoscenza, a: Circolo “Cattolici per la Tradizione” – Marche, Corso Matteotti 7, 60033 Chiaravalle (AN).

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