Pubblichiamo un capitolo del nuovo libro di Antonio Socci “Il quarto segreto di Fatima” (Rizzoli), in libreria dal 22 novembre.

Il 5 luglio 2006 Solideo Paolini, un giovane intellettuale cattolico marchigiano, autore di un libro su Fatima che abbiamo spesso citato, che si dedica da anni allo studio dell’apparizione portoghese, si reca a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo. Nel paesello di papa Roncalli trascorre la vecchiaia, dopo alcuni anni di episcopato, quello che fu il segretario personale di Giovanni XXIII, cioè monsignor Loris Capovilla.

L’appuntamento fra i due è per le ore 19 presso l’abitazione del prelato. Dopo alcuni ricordi relativi agli anni trascorsi da Capovilla a Loreto, come vescovo, Paolini avanza una domanda: “Eccellenza, il motivo della mia visita deriva dal fatto che sono uno studioso di Fatima. Siccome Lei è una fonte di primissimo piano , vorrei porLe alcune domande…”.

Il vescovo inizialmente si schermisce: “No guardi, anche per evitare imprecisioni, visto che nel 2000 è stato rivelato ufficialmente (il Terzo Segreto, nda), io mi attengo a quanto è stato detto. Anche se potrei sapere pure dell’altro, bisogna attenersi a quanto detto nei documenti ufficiali”. Poi sorridente aggiunge una promessa: “Lei mi scriva le domande e così io le rispondo, vado a vedere tra le mie carte – se le ho ancora, perché io ho donato tutto al museo – e le mando qualcosa, magari una frase… Lei scriva”.

Una frase? In che senso manderà “una frase”? Cosa avrà voluto dire, si chiede il giovane studioso? Intanto monsignor Capovilla continua a esternare alcuni suoi pensieri. Paolini racconta: “Il vescovo continuava a parlare toccando vari argomenti: il rischio di prendere per manifestazioni soprannaturali quelle che sono fantasie passate per la mente; il rischio che in certe situazioni si possa diventare monomaniaci, il rischio anche di montarsi la testa. Io tacevo, ascoltavo e fra me” confida Paolini “pensavo alla povera suor Lucia… Altro che ‘incline’ a quel tipo di fenomeni: per mesi, pur dopo averne ricevuto l’ordine, non riusciva a scrivere il testo del terzo segreto, tanto ne era atterrita!”.

Intanto il vescovo Capovilla continuava a parlare e cominciò a biasimare “la facilità con cui si prendono per indemoniate persone che potrebbero avere semplicemente delle malattie mentali, da cui l’imprudenza – che lui a Loreto non ebbe – di buttarsi immediatamente sugli esorcismi quando, sia pure senza escluderli come eventuale ultima possibilità, ci sarebbe invece bisogno di confessione, Messa, comunione e, se si vuole, di una bella preghiera com’è il Rosario”. Seguirono anche alcuni aneddoti e valutazioni sui papi.

Tornato a casa, sabato 8 luglio Paolini invia al prelato le sue domande scritte, come da precedente accordo. Il 18 luglio arriva in risposta un plico. “A fianco delle mie domande circa l’esistenza di un testo inedito del Terzo Segreto che non sarebbe ancora stato rivelato, verso il quale portano tanti indizi, monsignor Capovilla (che com’è noto ha letto il Terzo Segreto) aveva scritto testualmente: ‘Nulla so’. Quella risposta” confida Paolini “mi ha sorpreso. Infatti se il testo misterioso e mai svelato fosse una balla, il prelato, uno fra i pochi a conoscere il segreto, avrebbe potuto e dovuto rispondermi che è un’idea completamente campata per aria e che tutto è già stato rivelato nel 2000. Invece risponde: ‘Nulla so’. Un’espressione che immagino volesse ironicamente evocare una certa omertà siciliana…”. Forse era quella la “frase” promessa. Ma in realtà c’era dell’altro. Nel plico di monsignor Capovilla era contenuto anche un curioso biglietto autografo, dall’apparenza normalissima che recitava:

“14.VII.2006 A.D.
Saluto cordialmente il dr. Solideo Paolini. Gli trasmetto alcuni fogli del mio archivio. Lo consiglio di procurarsi ‘Il Messaggio di Fatima’, pubblicazione della Congregazione per la dottrina della Fede, Edizione Città del Vaticano, anno 2000. Cordialità benedicenti Loris F. Capovilla”.

Era curioso che il vescovo consigliasse a uno studioso di Fatima di procurarsi la pubblicazione ufficiale del Vaticano sul terzo segreto. Era ovvio che la possedesse già. Non sarà stato allora un invito a leggere qualcosa in particolare di quella pubblicazione in relazione ai documenti inviati dallo stesso Capovilla? Così l’ha interpretato Paolini e infatti ha trovato il punto, o meglio: “la frase”.

“Confrontando appunto tale opuscolo con le carte d’archivio che il segretario di Giovanni XXIII mi ha mandato, balza agli occhi” dice Paolini “principalmente questa contraddizione: nelle sue ‘Note riservate’ con tanto di timbro, si certifica che papa Paolo VI lesse il segreto nel pomeriggio di giovedì 27 giugno 1963; mentre il documento ufficiale vaticano afferma: ‘Paolo VI lesse il contenuto con il sostituto Sua Ecc.za monsignor Angelo Dell’Acqua, il 27 marzo 1965, e rinviò la busta all’Archivio del Sant’Uffizio, con la decisione di non pubblicare il testo’. Mi chiedo dunque: 27 giugno 1963 o 27 marzo 1965 ?”.

Potrebbe forse trattarsi di un errore? O la discrepanza nasconde la soluzione del giallo che fin qui abbiamo indagato? Con queste stesse domande Paolini prende il telefono e quello stesso giorno, alle ore 18.45, chiama direttamente monsignor Capovilla. Dopo alcuni saluti “gli faccio presente” racconta lo studioso “il contrasto tra le sue ‘Note riservate’ e quanto asserito nel ‘Messaggio di Fatima’, cui egli stesso mi aveva rinviato. Risposta: ‘Ah, ma io le ho detto la verità. Guardi che sono ancora lucido!’. ‘Per carità, Eccellenza, ma come si spiega questa certificata discrepanza?’. A questo punto mi risponde con delle considerazioni che sembrano far riferimento a eventuali lapsus della memoria, interpretazioni di quanto si intendeva dire, al fatto che non stiamo parlando di Sacra Scrittura… Obietto: ‘Sì, Eccellenza, ma il mio riferimento è a un testo scritto (il documento ufficiale vaticano), chiaro e, a sua volta, basato su appunti d’Archivio!’. Monsignor Capovilla: ‘Ma io giustifico, forse il plico Bertone non è lo stesso del plico Capovilla…’. E io subito, interrompendolo: ‘Quindi entrambe le date sono vere perché del terzo segreto ci sono due testi?’. Qui c’è stata una breve pausa di silenzio, poi monsignor Capovilla riprese: ‘Per l’appunto!’ ”.

Nota

Monsignor Capovilla non solo era presente al momento in cui Giovanni XXIII, nel 1959, fece aprire e leggere il terzo segreto, ma fu addirittura l’estensore materiale della sentenza (di “condanna”) emessa dallo stesso papa Roncalli. E’ stato inoltre, nel corso degli anni, un importante testimone per ricostruire alcuni particolari relativi all’atteggiamento dei papi sul terzo segreto. In qualche modo – per il suo legame personale con Giovanni XXIII – è lui stesso un protagonista di questa vicenda.

Cronologia

13 maggio 1917: a Fatima (in Portogallo) la Madonna appare a tre bambini
13 luglio 1917: nel corso della terza apparizione la Madonna consegna ai bambini il Segreto
1942 : vengono rivelate la prima parte (la visione dell’inferno) e la seconda del Segreto che prediceva la rivoluzione sovietica, la seconda guerra mondiale, l’espansione del comunismo e le persecuzioni alla Chiesa. La terza parte del Segreto rimane avvolta nel mistero.
1957 : il Vaticano fa inviare la busta con il Terzo Segreto a Roma.
1959 : Giovanni XXIII legge il Terzo Segreto e decide di segretarlo mentre la Madonna aveva chiesto di rivelarlo pubblicamente nel 1960.
2000 : Giovanni Paolo II rivela il Terzo Segreto (la visione del “vescovo vestito di bianco”). Ma da allora sono cresciuti i dubbi sull’interezza del Segreto rivelato

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