Non sapendo più come attaccare Donald Trump ora si polemizza sui tatuaggi. A dar fuoco alle polveri è stata l’Associated press secondo cui “Pete Hegseth, veterano della Guardia nazionale dell’esercito e conduttore di Fox News nominato da Donald Trump a capo del Dipartimento della Difesa, è stato segnalato come possibile ‘minaccia interna’ da un collega militare a causa di un tatuaggio sul bicipite associato a gruppi di suprematisti bianchi”.

Hegseth “ha affermato di essere stato ingiustamente identificato come estremista a causa di un tatuaggio a forma di croce sul petto”. E l’Ap ha ribattuto che c’è anche “un tatuaggio diverso con la scritta ‘Deus Vult’”.

È intervenuto addirittura il vicepresidente eletto JD Vance su Twitter: “Stanno attaccando Pete Hegseth perché ha un motto cristiano tatuato sul braccio. Questa è un disgustoso bigottismo anticristiano da parte dell’AP, che dovrebbe vergognarsi”.

In effetti “Deus vult” (che è la frase conclusiva del libro di Hegseth, American Crusade) è un motto cristiano medievale, che si fa risalire alla predicazione della crociata da parte di Pietro l’Eremita.

È anche il motto riportato nello stemma dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, un ordine cavalleresco cattolico, con personalità giuridica canonica e civile, alla cui guida dal 1496 c’è il Papa stesso che delega un cardinale (l’attuale Gran Maestro dell’Ordine è il card. Fernando Filoni). La sua origine risale ai Milites Sancti Sepulcri, quindi all’XI secolo. L’Ordine aiuta il Patriarcato Latino di Gerusalemme nel sostegno alla presenza cristiana in Terra santa.

Il motto “Deus (lo) vult” (Dio lo vuole) sta sotto lo stemma dell’Ordine che ha, al centro, la famosa “Croce di Gerusalemme” che è appunto la croce che Hegseth ha tatuata sul petto.

Il sito del Corriere della sera ha pubblicato la foto di Hegseth a petto nudo, che esibisce il tatuaggio della Croce di Gerusalemme, titolando: “il conduttore della Fox con i tatuaggi neonazi”.

Ma si può confondere un’antica simbologia cristiana, diffusissima e dal significato ben definito, con l’iconografia nazista che sappiamo rifarsi invece a mitologie pagane?

La Croce di Gerusalemme è composta da una croce greca (con i bracci di eguale lunghezza) e da quattro piccole croci collocate ciascuno all’interno dei quattro bracci. Qual è la sua origine storica e il suo significato? Su di essa Mordechay Lewy, allora Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, pubblicò un interessante saggio sull’Osservatore romano il 28 agosto 2009 sotto il titolo: “Cinque ferite nel simbolo della Città Santa”.

Lewy sottolineò che durante la visita del Papa a Gerusalemme tutti hanno potuto notare che lo stemma della Croce di Gerusalemme “sembra essere onnipresente. Da secoli lo si trova come emblema della Custodia francescana di Terra Santa. È anche lo stemma dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme. E pure il patriarcato latino di Gerusalemme utilizza questo simbolo. Inoltre, la croce di Gerusalemme è una componente fissa della bandiera nazionale della Georgia”.

Secondo Lewy “la forma più antica della croce gerosolimitana appare nell’arte protocristiana” attorno al V secolo. Ma per capire il significato simbolicoassunto dallo stemma delle cinque croci, Lewy ritiene di rifarsi al culto delle cinque piaghe di Cristo (le mani, i piedi e il costato): “Intorno al 1340, nella Züricher Wappenrolle (stemmario di Zurigo) appare un’indicazione eloquente. Lo stemma del regno di Gerusalemme è riportato come croce potenziata, sulla quale cinque chiodi (piaghe) sono disegnate in rosso. Per quanto mi è noto, è questo il primo collegamento figurato esplicito dello stemma di Gerusalemme con la configurazione delle cinque piaghe”.

I francescani, anche in memoria delle stigmate di san Francesco, dettero grande diffusione alla devozione alle cinque piaghe di Gesù, così lo stemma “acquistò un ulteriore significato quando questo Ordine poté riportare la presenza latina in Terra Santa. Nel 1342, Papa Clemente vi affidò loro la responsabilità dell’assistenza ai pellegrini latini. Fu questo uno stimolo in più per reclamare la croce di Gerusalemme come croce delle cinque piaghe di Gesù (e quindi indirettamente delle cinque stigmate)”.

Ecco come la Croce di Gerusalemme diventa il simbolo della Custodia di Terra Santa e dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro promosso dai francescani. Questa antica spiritualità non ha nulla a che fare con il suprematismo degli Stati Uniti.

Ci sono altri tatuaggi sospetti di Hegseth? Il New York Post è andato a decifrare anche gli altri. Una croce e una spada fanno riferimento a un passo del Vangelo(Matteo 10:34). Poi c’è il nome di Gesù scritto in caratteri ebraici e c’è il Chi Rho che è il monogramma in greco del nome di Cristo.

Sull’avambraccio Hegseth ha la scritta “Noi il popolo” che è la frase iniziale della Costituzione americana. Altri riferimenti alla rivoluzione americana: la data 1775, le 13 stelle e il serpente tagliato in otto parti (un simbolo di indipendenza) che a quanto pare fu disegnato da Benjamin Franklin e uscì nel 1754 sulla Pennsylvania Gazette. Infine c’è la bandiera americana, una pistola AR-15 (quella che Hegseth portava con sé quando era militare in Iraq) e un simbolo del suo reggimento dell’esercito, il 187° reggimento di fanteria, che risale alla seconda guerra mondiale e combatté il nazifascismo: la spada rivolta verso l’alto e il motto “Ne Desit Virtus”.

È normale fare tutte le critiche politiche. Ma ha senso aprire una polemica su questi tatuaggi?

Antonio Socci

Da “Libero”, 17 novembre 2024