La notizia clamorosa è stata pressoché ignorata dai giornali, ma segna la disfatta dell’opposizione progressista a Ratzinger (e si lega alla firma, ormai prossima, del Papa al Motu proprio per la Messa in latino): nel 2006 agli incontri con il Santo Padre sono accorse 3 milioni e 222 mila persone, un record stupefacente (in media più del doppio rispetto al culmine del grande papa Wojtyla che pure attraeva i popoli). Dunque si è verificato l’esatto opposto di quanto i cosiddetti “esperti” (anche cattolici) avevano previsto. Sandro Magister sull’Espresso (che non è certo un foglio cattolico) ha testualmente riconosciuto: “Benedetto XVI è il papa più popolare della storia”. Ma solo il Wall Street Journal fra i grandi giornali ha cominciato a riflettere sullo stile e la grandezza di questo pontefice. Cos’è che attrae tanta gente verso papa Benedetto?

I nostri giornali evitano di chiederselo. Sui quotidiani va in scena l’ovvio dei popoli. Ieri il Corriere della sera dedicava un’intera pagina (con richiamo in prima) al “mito” di Maria Maddalena, con tutte le corbellerie su di lei, a partire da Dan Brown, buone per i creduloni. Sempre ieri, l’Unità faceva un’altra paginata con questo titolo: “Anatema vaticano: il rock è l’inferno” (basandosi su una frase del “direttore della Cappella Lateranense Frisina”). E La Stampa tornava a occuparsi di guardie svizzere con un’intera pagina dedicata a una polemichetta al loro interno. La Repubblica infine elargiva “ovvio dei popoli” l’altroieri dedicando la pagina culturale – ancora una volta – al libro di Augias e Pesce “Inchiesta su Gesù”.

L’origine di questo interesse è la formidabile attrazione che Gesù esercita oggi. Perfino il successo del “Codice da Vinci” è dovuto a questa attrattiva potente che Gesù è. Ma quel volume, come il gran parlare di religione che si fa sui giornali, rappresenta il tentativo dei media e degli intellettuali di scavare un abisso fra noi viventi dell’anno 2007 e Gesù. Come se quel Gesù che giganteggia dalle pagine dei Vangeli e che tanto seduce i cuori, in realtà non esistesse o fosse irraggiungibile.

Proprio ieri Benedetto XVI ha denunciato questo fenomeno, durante l’udienza del mercoledì. Ha parlato della notizia più importante della storia, la nascita di Gesù e della “sorpresa” di tutti noi per “quest’evento umanamente incredibile”, dove “ogni uomo scopre di essere gratuitamente amato da Dio”. Poi però ha indicato anche “il mistero del male (mysterium iniquitatis), il potere delle tenebre che tenta di oscurare lo splendore della luce divina: e, purtroppo, sperimentiamo ogni giorno questo potere delle tenebre”.

Il papa spiega: “E’ il dramma del rifiuto di Cristo, che, come in passato, si manifesta e si esprime, purtroppo, anche oggi in tanti modi diversi. Forse persino più subdole e pericolose sono le forme del rifiuto di Dio nell’era contemporanea: dal netto rigetto all’indifferenza, dall’ateismo scientista alla presentazione di un Gesù cosiddetto modernizzato o postmodernizzato. Un Gesù uomo, ridotto in modo diverso ad un semplice uomo del suo tempo, privato della sua divinità; oppure un Gesù talmente idealizzato da sembrare talora il personaggio di una fiaba”.
Ma, protesta papa Ratzinger, le cose stanno diversamente: “Gesù, il vero Gesù della storia, è vero Dio e vero Uomo e non si stanca di proporre il suo Vangelo a tutti, sapendo di essere ‘segno di contraddizione’ …In realtà, solo il Bambino che giace nel presepe possiede il vero segreto della vita. Per questo chiede di accoglierlo, di fargli spazio in noi, nei nostri cuori, nelle nostre case, nelle nostre città e nelle nostre società”.

Qui Ratzinger, dopo aver annunciato che Gesù è realmente vivo e presente adesso, interpella come Kierkegaard ogni uomo: “Dinanzi a Lui non si può restare indifferenti. Anche noi, cari amici, dobbiamo continuamente prendere posizione. Quale sarà dunque la nostra risposta? Con quale atteggiamento lo accogliamo?”.

Il Papa elogia “la semplicità dei pastori”. E anche la leale “ricerca dei Magi che, attraverso la stella, scrutano i segni di Dio”. Il Papa indica poi e soprattutto Maria e Giuseppe, i primi ad aver accolto Gesù. Così illumina l’unica via ragionevole per incontrare Gesù e conoscerlo: la compagnia di chi vive con Lui, la Chiesa. In quale altro luogo si può chiedere notizia di Lui? “Gli oltre duemila anni di storia cristiana” dice Benedetto XVI “sono pieni di esempi di uomini e donne, di giovani e adulti, di bambini ed anziani che hanno creduto al mistero del Natale, hanno aperto le braccia all’Emmanuele divenendo con la loro vita fari di luce e di speranza.
L’amore che Gesù, nascendo a Betlemme, ha recato nel mondo, lega a sé quanti lo accolgono in un duraturo rapporto di amicizia e di fraternità. Afferma san Giovanni della Croce: ‘Dio dandoci tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto. Fissa gli occhi su Lui solo … e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri’ ”.

Questa è la scuola di cristianesimo che Benedetto XVI sta facendo da più di un anno al mondo e questo spiega lo straordinario successo del suo insegnamento. La gran quantità di persone che accorre ad ascoltarlo – attratta dal fascino di Gesù – ha pensato di abbeverarsi all’unica vera fonte buona per conoscere il Salvatore. E non è un caso se il papa ha annunciato un suo libro su Gesù: sembra moltiplicare gli sforzi per appagare questa fame e sete dell’umanità. Ritiene che se tanti vanno ad abbeverarsi a sorgenti che non dissetano è perché spesso non trovano nella Chiesa chi dia loro da bere l’acqua vera.

E’ anche per questo, per rendere più visibile e splendente la sorgente, che Benedetto XVI sta per firmare (forse il 6 gennaio prossimo) il “Motu proprio” che finalmente liberalizza l’antica liturgia della Chiesa, quella in latino. Che non è solo una questione di lingua, ma la fine dell’enorme quantità di abusi che hanno stravolto la liturgia post-conciliare. Già da cardinale, Ratzinger aveva spiegato: “la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?”.

Il luogo più vero dove si può incontrare Gesù vivente è, spiega il Papa, la liturgia durante la quale il Salvatore sempre espia per noi, come vittima sacrificale, paga per le nostre colpe e ci libera.
Il Motu proprio del Papa sta per arrivare. C’era stata l’opposizione dei vescovi francesi, ma le loro chiese sono deserte. Pesa poi un appello di intellettuali cattolici francesi schierati con il Papa e ancor più decisivo è stato un analogo appello arrivato dalla Polonia, firmato da autorevoli personalità (“Noi siamo con te, Santo Padre!”). Anche in Italia c’è stato un documento a favore della decisione del Papa, mentre un testo contro la libertà di preghiera scritto da un prete genovese è caduto nel nulla (ha raccolto perlopiù firme scherzose di burloni).
Il segno dell’imminenza della decisione pontificia è anche un documento della Curia di Genova che espone tutte le ragioni del Motu proprio. Ieri perfino Avvenire, con la risposta del direttore a una lettera, ha dato il segnale che la firma sta per arrivare. Ma pure che l’establishment clericale non ha capito la portata e il significato della decisione del Papa.

Fonte: © libero – 4 gennaio 2007

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