POLITICA CULTURALE. IL 150° ANNIVERSARIO DEL MANZONI (MANCATO DALL’ITALIA) E QUELLO CHE AVREBBE SIGNIFICATO. UNA PROPOSTA PER “RECUPERARLO” (ANCHE CON CARAVAGGIO)
“I promessi sposi è una delle più grandi e più belle narrazioni prodotte dal realismo occidentale”, scrive Daniela Brogi nel suo splendido libro Un romanzo per gli occhi. Manzoni, Caravaggio e la fabbrica del realismo(Carocci editore).
Voglio ripetere che è un vero peccato per il nostro Paese l’aver così clamorosamente mancato – nel 2023 – il 150° anniversario della morte di Alessandro Manzoni. Un errore grave.
L’OCCASIONE MANCATA…
Era purtroppo prevedibile che il governo giallorosso Conte2 (in carica dal settembre 2019 al gennaio 2021) e il governo Draghi (in carica dal febbraio 2021 al luglio 2022) – in entrambi i casi con Dario Franceschini al ministero della cultura – non mettessero in cantiere per il 2023 celebrazioni, eventi, mostre adeguate all’evento, perché il Manzoni e la sua opera non sono omogenei all’ideologia dominante a sinistra(troppo cattolico lui, troppo cattolico il suo capolavoro – che mal sopportano nei programmi scolastici – e troppo patriottica la sua figura e l’insieme della sua opera per una sinistra che ormai detesta tutto quello che rimanda all’identità italiana).
Ma è stata un’occasione mancata anche per il governo di centrodestra che – pur essendo entrato in carica nell’ottobre del 2022, quindi a ridosso dell’anniversario – anche se con tempi strettissimi avrebbe potuto e dovuto trovare il modo per celebrare la figura e l’opera del Manzoni.
Avrebbe avuto un grande significato simbolico e politico per un centrodestra che ha la sua ragion d’essere proprio del richiamo all’identità nazionale e alle nostre radici culturali e spirituali. Qualcosa è stato fatto, ma nel chiuso dell’ufficialità. I media, il mondo dello spettacolo e il sistema scolastico non sono stati coinvolti.
Peraltro la peggiore negligenza è stata quella dei cattolici che sembrano non conoscere (né apprezzare) il Manzoni, che hanno dimenticato che proprio nel cattolicesimo affondano le radici – anche letterarie – della nostra Italia e che hanno accantonato l’insegnamento di Giovanni Paolo II: “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”.
… E QUELLA RITROVATA
Si può tuttavia recuperare l’occasione perduta con eventi che nei prossimi tre anni celebrino la pubblicazione della prima edizione dei Promessi sposi che avvenne tra 1825 e 1827. Possibile? Con un po’ di consapevolezza culturale, lungimiranza e volontà politica…
Nei Promessi sposi si racconta l’epopea di un popolo per secoli umiliato da invasori e potentati vari. Un popolo che nelle drammatiche circostanze della storia – con la materna protezione della Chiesa e per volere della Provvidenza – vede infine “rovesciare i potenti dai troni” e “innalzare gli umili”.
Il libro di Brogi fra l’altro apre delle prospettive affascinanti per eventuali mostre: “L’universo legato a Federico Borromeo, il realismo cristiano intrecciato alle esperienze e alla cultura della Controriforma possono funzionare come campo non solo metaforico, ma effettivo di scambi e di interazioni: tra Caravaggio e Manzoni, tra visuale e verbale”.
Fra l’altro il cardinal Federigo – cugino e allievo di san Carlo, nonché uno dei protagonisti dei Promessi sposi – fu “amico della famiglia presso cui lavoravano i genitori di Caravaggio” e “proprietario da sempre di uno dei quadri più importanti del mondo: la Canestra di frutta di Caravaggio”.
Un’opera il cui simbolismo rimanda proprio alla spiritualità di san Carlo Borromeo (e questo legame caravaggesco riserverebbe molto sorprese).
Antonio Socci
Da “Libero”, 7 settembre 2024