QUANT’E’ BELLA GIOVINEZZA…

Il ’68, fra l’altro, svuotò le chiese. Eppure chi ne ha nostalgia?
Il Segretario di Stato vaticano Bertone: “Il ’68 ? In quell’anno c’era, sì, tanta voglia di ribellione: ma c’erano anche ideali. Oggi c’è solo vuoto”. Dunque una stagione da rimpiangere.

Pensa l’opposto un poeta come Francesco de Gregori che sta per lanciare “Celebrazione”, canzone definita dalla Repubblica un “atto d’accusa” contro il ‘68.
Il cantautore la spiega così: “Racconta di un posto in cui sono stato e che non mi è piaciuto. Un posto nel quale non voglio tornare. Sono contrario alla sua celebrazione e a chi, come Capanna, si sente un suo orfano (…) Noi, purtroppo, abbiamo avuto la scalinata di Valle Giulia. E’ quello il nostro ’68? E allora io sto con Pasolini che simpatizzava per i poliziotti perché erano figli dei poveri”.

Certo, non è tutto male: “Il ’68 ha disseminato tracce positive sugli anni successivi, ma il suo massimalismo verbale ha avuto pesanti ricadute nel terrorismo politico degli anni Settanta. Chi lo nega lo fa arrampicandosi sugli specchi (…).

Io penso semplicemente che il Sessantotto non sia stato un anno mitico, uno spartiacque della storia italiana. Allora lo è stato di più il ’78, con l’ omicidio Moro.
Lì il Paese ha cominciato davvero a cambiare, lì è successo qualcosa di veramente storico.
Oggi molti rimpiangono il Sessantotto perché rimpiangono la loro giovinezza, un po’ come se mio padre avesse rimpianto le leggi razziali perché a quel tempo aveva vent’ anni. Lo so, è un paradosso esagerato. Chiedo scusa” (La Repubblica 18/5).

GIOVINEZZA

Ancora De Gregori: “Ho apprezzato il messaggio di Berlusconi per il 25 aprile e il discorso di Fini il giorno dell’insediamento alla Camera”.

Chi invece non ha apprezzato per niente quel discorso è Giorgio Bocca che prima sul Venerdi (16/5) e poi sulla Repubblica (18/5) ha tuonato contro l’ex presidente di An perché “ha detto fra gli applausi unanimi della Camera di accettare ed onorare il 25 aprile dei partigiani e il Primo maggio dei lavoratori”.
Doveva forse dire il contrario? Se Fini non si fosse riconosciuto nel 25 aprile sarebbe stato attaccato. Avendolo fatto, viene attaccato lo stesso. Difficile da capire. Le sue parole si possono considerare proprio come la vittoria morale dell’antifascismo.
Invece Bocca si arrabbia. Quello di Fini, secondo Bocca, sarebbe “l’ennesimo exploit del trasformismo italico”.
Curioso. Fini non era neanche nato al tempo di Mussolini, quindi non fu mai fascista. Fu missino. Ma il Msi, ricordiamolo, è stato un partito riconosciuto dell’Italia repubblicana e democratica, presente per 40 anni in Parlamento. E’ stato Fini a scioglierlo 13 anni fa e, fra traumi e strappi, a Fiuggi ha lanciato un’altra Destra. Pronunciando parole durissime sul fascismo.
Oggi, a 13 anni da Fiuggi, diventa presidente della Camera e rende omaggio al 25 aprile. Bocca bolla come “trasformismo” questo cammino politico, peraltro lungo e lineare.
Strano, perché anche lui ha avuto la sua conversione dal fascismo all’antifascismo. E ben più veloce.
Nel suo libro autobiografico “Il Provinciale” proprio Bocca aveva raccontato “quel nostro fascismo”, le imprese “in divisa da giovani fascisti”, poi quando “noi del Guf sotto il podio lanciavamo i nostri cappelli goliardici ad Achille Storace, segretario del partito” e quando “avevamo vinto la staffetta con il Guf di Torino ai littoriali di sci di Modena”. Ma poi il regime crollò, arrivò Badoglio, l’occupazione tedesca e Bocca diventò partigiano, convinto militante antifascista. Accadde tutto in poco tempo. Al punto che lo stesso Bocca nel libro si chiedeva: “Quando cominciò il nostro antifascismo?”. Già. Quando?

Fonte: © Libero – 20 maggio 2008