NEUROPA

L’Occidentale del 20 maggio lancia questa notizia: “In Olanda la polizia ha fatto irruzione nella casa del disegnatore Gregorius Nekchot e lo ha trascinato in galera per alcune vignette ritenute offensive dell’Islam…
La denuncia era partita da un olandese convertito alla religione musulmana. Né in Olanda né nel resto d’Europa si è sollevata una sola critica a questo provvedimento”.
Strano che l’Italia, sempre zelante nel difendere il diritto di satira, se ne infischi altamente. E’ strano che l’Europa, sempre pronta a sollevare scandali contro l’Italia per presunte lesioni ai diritti umani, non abbia ritenuto di convocare il suo Parlamento per discutere dell’accaduto.
Ma forse è meglio. Se l’avesse fatto probabilmente sarebbe stato il disegnatore a essere condannato.

L’Occidentale pubblica anche la foto di una sfilata di moda in Austria dove “un noto produttore di lingerie inglese” ha fatto sfilare “due modelle in guèpiere che trascinano in catene un finto cardinale”.
Il giornale osserva che “nessuno si sarebbe azzardato a mettere in passerella, non dico un finto profeta ma neppure un imam o un ayatollah”.
In quel caso di sicuro la mitica Europa della tolleranza sarebbe insorta in difesa dell’Islam dileggiato e discriminato.
Sia chiaro: il problema non è l’Islam, che fa benissimo a far rispettare il suo credo. Il problema siamo noi europei.

CATTIVE (CIT)AZIONI

Ricordate il “caso Galimberti”, ovvero “il filosofo reo di aver preso a prestito (senza citazione) per alcuni suoi libri, interi brani di altri colleghi” (Corriere della sera 30/4) ?
L’assoluzione del mondo intellettuale e mediatico sembra quasi completa.
Pare sia normale nel filosofare. E così giustamente Galimberti spazia sui media, acclamato e ascoltato.
Spiega – come rileva Avvenire (10/5) – che “i ragazzi sono violenti perché sono senza scopo” e che “sono senza scopo perché non leggono libri”.
“Figuriamoci citarli”, chiosa sarcastico Edoardo Castagna.

Naturalmente nessuno disturba Galimberti con domande sulla sua recente vicenda. Ma il professore purtroppo sarà infastidito lo stesso dal ricordo. Infatti è inevitabile ora leggere ciò che scrive con quel retropensiero e sorridere.
Prendiamo la sua ultima rubrica sul magazine femminile di Repubblica (24/5).
Titolo: “L’uomo nell’età della tecnica”. Ahi ahi, vengono subito in mente le fotocopiatrici e la funzione copia/incolla del computer.
Ed ecco la citazione di Anders che apre la pagina: “La tecnica può segnare quel punto assolutamente nuovo nella storia, e forse irreversibile, dove la domanda non è più: che cosa possiamo fare noi con la tecnica, ma che cosa la tecnica può fare di noi”.
Ci sarebbe da aprofondire. Ma ecco l’incipit di Galimberti: “Platone diceva che la tecnica sa come si fanno le cose, ma non se e perché si devono fare”. Infatti a stabilire “se e perché” pensa il filosofo. O almeno dovrebbe.

SOTTOVOCE

Spettacolare irruzione a Cannes 2008 di Gigi Marzullo sotto lo pseudonimo “Wim Wenders”. Sebbene avesse schiarito i capelli per non farsi riconoscere, il noto presentatore ora cineasta, esibiva sempre l’ineffabile architettura della chioma che lo rende inconfondibile.
Del resto che si trattasse proprio del popolare Gigi è risultato evidente quando ha dichiarato: “Spesso gli artisti si servono dei sogni per la loro creatività.
Ricordare i sogni ha migliorato la mia vita”. Che è finalmente la risposta all’annoso enigma marzulliano (“la vita è sogno o i sogni aiutano a vivere?”).
Ma porta l’evidente impronta marzullesca anche la geniale battuta scritta dal regista per il protagonista del film: “Tutti celebriamo la nascita, il primo passaggio alla vita. Perché non celebriamo l’altro pasaggio essenziale che è la morte?”.
Già, perché? Fatta la domanda, maestro, si dia una risposta…

Fonte: © Libero – 27 maggio 2008