Rubrica 39
EFFETTO SERRA
Quante lettere arrivano ogni settimana al “Venerdì di Repubblica”? Di sicuro molte decine. Nella pagina finale, curata da Michele Serra, ne vengono pubblicate solo tre. Quindi è una dura selezione. Ebbene sul numero del 4 luglio una delle tre lettere selezionate recitava: “Possibile che tutti i valori siano sottomessi al denaro e alla popolarità? Possibile che la tv ci insegni ad essere Briatore e non Umberto Eco o Michele Serra?”.
Mi associo al lettore (tipico esponente dell’ “Italia migliore”, progressista e illuminata).
I valori di modestia, povertà ed eroismo testimoniati da Eco e Serra – grazie alla loro abnegazione, che li ha portati a donare i loro patrimoni ai poveri e a vivere ormai da decenni in un lebbrosario del Terzo Mondo, per servire i derelitti e fuggire salotti, ribalta mediatica, popolarità e ricchezza – sono quelli da indicare ai giovani.
E’ soprattutto l’umiltà, la mancanza di spocchia o vanità che commuove. Quella specialmente.
GRANDE GATTUSO !
Rino Gattuso è un grande. Non perché è un calciatore bravo e famoso, ma perché da povero, figlio di un emigrato calabrese in Germania, con volontà, sacrifici e intelligenza ha saputo vincere il campionato del mondo della vita grazie ai valori che definiscono davvero un uomo: la lealtà, il coraggio, l’umanità, la fede, l’impegno, l’attaccamento alle radici e la solidarietà.
Durante gli Europei di calcio, punzecchiato sulla Spagna dai giornalisti, ha detto la sua con semplicità e buon senso: “Le nozze omosessuali non mi trovano d’accordo.
Per me le nozze sono tra un uomo e una donna.
Io credo nella famiglia. E se credi nella famiglia e nella tua religione, non puoi essere d’accordo. Poi, siamo nel 2008, e ognuno fa quello che vuole”.
Non l’avesse mai fatto.
Si è beccato subito la reprimenda del maestrino Michele Serra che dalle colonne di Repubblica (22/6) lo definisce il “macho Gattuso”, parla di “omofobia” e facendo un “elegante” riferimento al “reddito di Gattuso” lo invita a comprare “qualche libro in grado di spiegargli come stanno le cose”.
Che Serra non sia Pico della Mirandola è ovvio, ma che abbia letto così pochi libri da credere che “tutti” dicano la stessa cosa (cioè: viva Zapatero e i matrimoni gay) è sorprendente.
O il “complesso di superiorità” della sinistra, illustrato da Luca Ricolfi, induce Serra a sentenziare addirittura che non sono libri quelli che esprimono idee diverse dalle sue?
La stessa Costituzione (art. 29) parla come Gattuso.
Serra dovrebbe riflettere poi sul suo sarcasmo élitario contro l’ “eterna ingenuità popolare”, contrapposta ai Lumi di color che sanno.
Le peggiori tragedie del ‘900 sono venute da chi aveva letto tanti libri. E i contadini di tutte le latitudini (cafoni del sud, poi kulaki russi ecc.) hanno pagato come carne da macello il dispotismo di queste caste “istruite” (ideologizzate).
Però quando Serra scrive che “i soldi non bastano a emancipare lo spirito”, siamo d’accordo: inviterei lui stesso a fare un bell’esame di coscienza in proposito.
E, siccome neanche lui è un indigente, potrebbe utilmente procurarsi e leggere l’unico libro che – secondo don Lorenzo Milani – vale davvero la pena di leggere: il Vangelo (memorabile la battuta di don Milani sull’intellettuale che aveva letto tutti i libri del mondo fuorché il Vangelo…).
Nel Vangelo di Matteo (11, 25-27) scoprirà che le cose essenziali e altissime sono conosciute dai “piccoli” e non dai “grandi e dai sapienti”.
FUGGITIVO
Ancora Sergio Luzzatto da Lord Augias (Enigma, 4/7).
Ma perché Luzzatto fugge al confronto più volte richiesto da due veri esperti di storia religiosa come Andrea Tornielli e Saverio Gaeta i quali, con un libro (“Padre Pio, l’ultimo sospetto”), hanno demolito il suo “j’accuse” contro padre Pio? Perché scappare? Cosa teme?
Fonte: © Libero – 8 luglio 2008