FEGATO

Ernesto Galli Della Loggia ha spiegato (Corriere della sera, 13/7) in quale crisi culturale della Sinistra va a inserirsi la satira ideologizzata di oggi. Vi fu anche una satira autoironica, quella del settimanale “Cuore” che divenne un fenomeno di massa, soprattutto in area comunista. Memorabile il titolo: “Scatta l’ora legale. Panico tra i socialisti”
Il suo storico inventore, Michele Serra, ricordando quella felice stagione sulla Repubblica (12/7) ha scritto: “Il piccolo giornale si ritrovò a essere il catalizzatore di parecchi dei più vivaci umori dell’epoca, e il suo direttore, poco più che trentenne, si ritrovò a essere un leader, tanto da meritare dal vecchio e combattivo dirigente comunista Maurizio Ferrara (papà di Giuliano) il titolo di ‘capo del partito trasversale delle teste di cazzo’. Del quale mi fregio ancora oggi, nei momenti di incertezza, con qualche nostalgia”.
In effetti c’è nostalgia di “Cuore”. Ma anche di dirigenti della Sinistra come Maurizio Ferrara che (al di là del linguaggio usato) avevano il “fegato” di non farsi dare la linea dai satirici.

SI DEVE

“Della Volpe, con Marx dalla parte di Galileo”: Con questo titolo l’Unità (13/7) celebra con un’intera pagina “il più grande pensatore marxista del secondo ‘900” che “moriva quarant’anni fa”. Secondo l’Unità, Galvano della Volpe fu addirittura “il maestro invisibile del Sessantotto”.
Michele Prospero sintetizza il suo itinerario filosofico e conclude: “Solo la volgarità di questi anni un po’ meschini ha potuto inserire il nome di Della Volpe tra i ‘redenti’, che con disinvoltura passarono dal fascismo al comunismo. Il suo approdo al marxismo avvenne in realtà su un rigoroso e trasparente profilo di scientificità. E solo di questo si deve parlare”. “Si deve” ? E’ un ordine ?

I REDENTI

Il bersaglio della polemica potrebbe essere Mirella Serri che, nel 2005, pubblicò un libro intitolato appunto “I redenti (Gli intellettuali che vissero due volte. 1938-1948)”, dove ricostruiva i percorsi dei tanti intellettuali che in quegli anni passarono dal nero al rosso. Dico potrebbe perché Prospero non esplicita la critica. Che è anche comodo.
Di Galvano Della Volpe la Serri nel suo libro menzionava, fra l’altro i suoi articoli per “Primato” fra il 1940 e il 1941. Per esempio “Estetica del carro armato” (15 luglio 1940), dove il filosofo “trova straordinariamente efficace l’ ‘operazione chirurgica in corso’, mentre tesse l’inno della bellezza classicheggiante ‘dei carri armati tedeschi sulla strada di Calais’ ”.

RAPIDITA’

Nel 2006 Pigi Battista con “Cancellare le tracce” torna su queste vicende biografiche e osserva: “Mai è apparso un accenno, un appunto, una nota, una parentesi autobiograficamente impegnativa con cui Galvano Della Volpe avrebbe potuto dar conto di quel repentino ‘salto da fascista a comunista’ di cui ha parlato il suo allievo Lucio Colletti. Nulla: neanche sulla rapidità di un passaggio così marcato, nel giro di una manciata di anni, dall’elogio estetico del carro armato della Wehrmacht alla compilazione di una sistematica ‘Teoria marxista dell’emancipazione umana’ proposta da Della Volpe già nel 1945”.
Della Volpe è stato certamente un pensatore originale e di qualità. Proprio escludendo ragioni trasformistiche, s’impone il dovere di capire quel suo itinerario (simile a tanti altri). Senza reticenze e senza anatemi.

IL NOME

Scrive Umberto Galimberti: “La televisione ci ruba l’anima, conformandola a quei costumi collettivi, dove l’individualità e la specificità di ognuno di noi perde il proprio nome, quando non anche la specificità delle proprie idee e la peculiarità dei propri sentimenti” (“D”, 12/7). Galimberti dixit. Non è fantastico?

Fonte: © Libero – 15 luglio 2008