(D)anni passati

Le élite intellettuali che hanno flirtato con l’ideologia marxista, sono uscite senza alcun serio esame di coscienza da quella ubriacatura. Rari coloro che hanno lealmente guardato in faccia, per esempio, il delirio seguito al ‘68.
L’attore Michele Placido, intervistato di recente da Magazine (28/5), ha dolorosamente riconosciuto: “Ripensando a quegli anni non riesco a capire come potessi pensare certe cose. Non ero l’unico, ma arrivai a simpatizzare con le Br durante il rapimento Moro. Pura follia. E prima ancora i giudizi sulla morte di Pinelli, sull’omicidio Calabresi… gli errori di valutazione di una certa sinistra in quel periodo, visti oggi, sembrano dettati da turbe psichiche collettive”.
Interrogato sul caso Calabresi ha risposto: “A me non dispiacerebbe assistere a una catarsi social-cristiana”.

Uscita di sicurezza

Il seme di una “catarsi social-cristiana” si vede nel bel pamphlet curato da Stefano Borselli, “Ex comunisti. Addio a Lotta continua” (Rubbettino), una rilettura sincera della propria vicenda generazionale.
Borselli fra l’altro consiglia ai vecchi compagni di andarsi a rivedere le prime annate di “Lotta continua”. Lui l’ha fatto: “è un’operazione dolorosa. Stringe il cuore vedere la quantità di odio che diffondevamo”.
Più avanti scrive: “abbiamo combattuto dalla parte sbagliata.
Il grosso delle idee che ci muovevano ha vinto, in Italia e dovunque. Rivelandosi per quello che era: un aiuto al deserto che cresceva. Abbiamo contribuito all’avanzare del totalitarismo, alla distruzione degli organismi intermedi e delle comunità, dalla famiglia alla scuola”.

Fin troppo drastico, prosegue: “Ci siamo lasciati dietro una generazione di sbandati, cresciuti alla scuola della deresponsabilizzazione, del vittimismo, del rivendicazionismo.
Penso soprattutto a quella che ci è succeduta, che, grazie alle nostre vittorie, ha avuto padri più deboli dei nostri. Uomini e donne incapaci di divenire adulti, di trovarsi, di metter su casa, di accudire ai propri figli e quindi pronti alla manipolazione, al consumo, ai media, a consegnare la propria vita ad ogni tipo di esperto, magistrato, psicoqualcosa, a cadere al primo colpo di gelo della realtà. E ne sono caduti molti”.
Perché non sentiamo queste riflessioni dai capi di quei movimenti i quali, partiti dalle barricate rivoluzionarie, sono oggi arrivati ai posti di comando nei palazzi del potere mediatico, politico, universitario o economico?

Al bando

Quel brillante bastian contrario che è Giampaolo Pansa, da solo, con “Il sangue dei vinti” e i libri successivi, ha fornito alla Sinistra (di cui culturalmente faceva parte) un’occasione eccezionale per riaprire tutti gli armadi del dopoguerra e dare degna sepoltura ai tanti scheletri del passato.
Era l’occasione di una grandiosa catarsi. Ma è successo il contrario: “le sinistre mi hanno messo al bando”, racconta nel suo “Il revisionista”, un libro tutto da leggere e anche da meditare.

Ex voto

Comunisti, radicali e verdi – che gli elettori italiani avevano già messo fuori dal nostro parlamento – dopo il voto del 6-7 giugno sono fuori anche dal Parlamento europeo. E’ un evento storico. Inimmaginabile fino a poco tempo fa.
Non è solo un fenomeno italiano: la micidiale scoppola presa dai socialisti tedeschi e da quelli di Zapatero in Spagna è anch’essa una svolta storica.
Se in Europa vince il Partito popolare europeo, perde l’Europa tecnocratica e quella laicista, politically correct e giacobina.
Ha perso l’Europa denunciata da George Weigel in “La Cattedrale e il cubo”, cioè lo schieramento – per così dire – anti-raztingeriano.
Mentre in Italia le forze politiche che tradizionalmente hanno mostrato attenzione ai contenuti dell’insegnamento di Benedetto XVI, superano il 50 per cento. Tutto questo vorrà dire qualcosa? Non merita una seria riflessione? E’ una possibile “catarsi social-cristiana”?

Fonte: © Libero – 09 giugno 2009

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