ROSSO

Comunisti italiani e comunisti russi hanno un terribile passato.
Ma la tragedia, diceva il vecchio Marx, si replica nella storia come farsa.
E cosa dicono le cronache odierne? I primi a Parma, al congresso del Pdci, hanno vivacemente protestato per la deplorevole epurazione del Lambrusco e “l’ordine del partito di non venderlo, forse per mantenere la sobrietà del dibattito pomeridiano” (Corriere della sera, 20/7).
I secondi da Pietroburgo pretendono “che la Chiesa russa canonizzi Stalin” e prevedono che presto “le icone con l’immagine del Santo Josif Stralin compariranno in ogni casa ortodossa” (la Repubblica, 20/7).
E’ una macabra stronzata, ma se non altro ora sappiamo dov’è finito il lambrusco.

L’EGO DELLA BILANCIA

Uno scoop, una clamorosa rivelazione per gli storici.
Marco Pannella all’Unità (18/7) svela chi è “la principale responsabile del compiersi di una guerra evitabile”, quella all’Iraq, “con Saddam ormai pronto all’esilio”.
Udite udite: è la “Rai tv” (probabilmente domani le daranno pure la colpa del terremoto di Lisbona e dell’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei).
Ma cos’ha fatto mai la Rai tv per macchiarsi di una così “terrorizzante responsabilità”? A sentire Pannella – eroe dei due mondi, viste le sue modeste ambizioni – “se la Rai Tv non avesse fatto ignorare, seppellendola, questa possibilità”, cioè l’idea pannelliana di convincere Saddam a dimettersi e andarsene, si sarebbe conseguita una “grande vittoria della pace e della democrazia, contro la guerra”.

Pannella non è affatto sfiorato dal dubbio che la sua iniziativa sembrasse, sostanzialmente, un ruttino nell’universo, anzi rivela che essa gettò quasi nel panico quel guerrafondaio di Bush: “Bush arrivò addirittura ad anticipare al 10 marzo la guerra annunciata perché era ormai maturata la piena disponibilità di Saddam ad accettare l’esilio”.
Possibile? Per carità, tutto può essere, ma se davvero Saddam stava per andarsene e gli Usa potevano prendere il controllo dell’Iraq senza sparare un colpo e senza spendere un dollaro, e se davvero l’idea pannelliana era stata “assunta dal Parlamento e dal governo italiani” (come dice lui stesso), possibile che sia saltata perché il leader radicale non ha avuto un’intervistina di tre minuti da Marco Frittella al Tg1 delle 20 ? O forse era necessario che facesse capocchietta pure a “Porta a porta”, perché la pace planetaria fosse salva?

IL MIO NOME E’ BONDI

Il ministro Bondi è una persona squisita, un uomo colto e onesto, vale mille ideologi progressisti, ma ha l’animo troppo sensibile.
Deve gestire il più grande patrimonio artistico del pianeta: pensi a questo che è un compito immane e glorioso, non agli intellettuali di sinistra.
Della loro considerazione – direbbe Aristotele – se ne infischi! Non si può avere la stima di tutti.
Ha con sé il 65 per cento dell’Italia, che non sta a sinistra: può bastare.
Invece no, si macera, geme pubblicamente. Prima si mostra affranto perché Umberto Eco, incrociato a un convegno, non gli ha dato la mano (o l’ha fatto in modo altezzoso).
Poi si fa sfottere dall’Unità (21/7) che lo definisce “l’incompreso”, per aver egli dichiarato al “Magazine” del Corriere: “Gli intellettuali di sinistra giudicano senza aver letto nemmeno un mio libro.
Ne ho scritti tanti: sulla riforma religiosa del ‘500, su laici e credenti… Lo sa che non ho ricevuto una recensione? Avrei preferito una stroncatura a questo silenzio”.
Ma è proprio sicuro, ministro, che avrebbe preferito una stroncatura? Non è piacevole. Pensi a quello scrittore americano che lesse questa recensione di un critico: “Caro xy, sono seduto nella stanza più piccola della casa: ho davanti a me le pagine del suo libro, presto saranno dietro”.

Fonte: © Libero – 22 luglio 2008