Rubrica 47
PUBBLICA DISTRUZIONE
Chi uccise Giacomo Matteotti? Risposta: “Le Br” (con postilla: nei primi anni Sessanta).
Chi era Roberto Ruffilli? “Uno scienziato”.
Cos’era il Msi? Un’azienda di Stato.
E il Pci? Qui sono emerse due scuole di pensiero: 1) il partito che ha governato “per gran parte della storia repubblicana” e 2) “uno dei cardini del pentapartito”.
Sono alcune perle raccolte da Filippo Andreatta durante la correzione dei test di ammissione alla scuola in Scienze internazionali della facoltà “Roberto Ruffilli” di Forlì (La Stampa, 26/9).
Ce ne sono anche altre. Andreatta, sconcertato, constata che “nessuno degli studenti intervistati aveva una conoscenza dettagliata dell’evoluzione politica della Repubblica e la maggior parte non ne ha nemmeno un’idea generale”.
Ma, a parte le solite geremiadi sulla decadenza dei tempi e – signora mia – sui giovani d’oggi, nessuno sembra andare oltre il generico moralismo.
Invece una domanda precisa s’impone. Ricordate il ministro della Pubblica Istruzione, dal 1996 al 2000, Luigi Berlinguer? Intendeva passare alla storia come il ministro Gentile e uno dei caposaldi della sua riforma della scuola superiore fu la riformulazione dei programmi d’insegnamento: in particolare quelli di storia, con il privilegio dato allo studio del Novecento.
Fu una scelta molto propagandata, che sollevò una grande discussione anche sui giornali e che ha inciso in modo notevole nello studio concreto dei giovani. Vogliamo fare un bilancio? Possiamo dire che la nostra resta una scuola senz’arte, ma di parte?
ALZATI GIACOBINO
Sergio Luzzatto, sul Corriere della sera (21/9), ha fulminato Adriano Sofri (dopo le sue recenti sortite sul terrorismo e il caso Calabresi) così: “Evidentemente per Adriano Sofri come per un famoso giacobino del 1789, ‘il sangue delle vittime non era poi così puro’ ”.
L’interessato ha risposto indignato, sul Foglio (23/9) giudicando “un’enormità” quelle parole: “Dunque io sono, a stare allo stimato Luzzatto, la persona più infame di questo mondo. Salvo che Luzzatto abbia scritto, così, tanto non costa niente, una piccola infamia”.
ROBES – PIERRE
C’è però un aspetto curioso sfuggito a tutti. Proprio Luzzatto era stato vigorosamente accusato di giacobinismo e da una personalità del peso di Giampaolo Pansa che nel best-seller “La grande bugia” gli ha dedicato un capitolo: “Il signor Ghigliottina”. Lo definiva “un Robespierre in miniatura”.
Lo scontro fra Luzzatto e Pansa si è scatenato proprio sul “ruolo storico della violenza come levatrice di progresso”.
Secondo Pansa “non c’è nulla che giustifichi il deliberato spargimento di sangue umano”, ma – leggiamo a pagina 295 del suo volume – “per monsieur Ghigliottina invece non è così. Esistono cause per le quali è giusto uccidere.
Una di queste è stata la Resistenza.
Luzzatto scrive nel suo libro, a pagina 29: ‘Certe guerre civili meritano di essere combattute.
La moralità della Resistenza consistette anche nella determinazione degli antifascisti di rifondare l’Italia a costo di spargere sangue’.
E’ inquietante questa asserzione”.
Più avanti Pansa cita un’intervista di Luzzatto al Giornale (16/9/2004) dove si legge: “Ci sono momenti della storia in cui la violenza, anche quella che colpisce innocenti, è levatrice di progresso”.
Infine Pansa afferma che questo storico “ha avuto il fegato di irridere al ‘piagnisteo sul sangue dei vinti’… a pagina 33 del suo pamphlet”. Insomma chi è giacobino?
Urge chiarimento.
SILENZIO
Piero Melograni, storico serio e autorevole, nell’inserto culturale del “Sole 24 ore” (28/9) espone la convinzione “che la morte di Antonio Gramsci sia avvenuta nel 1937, perché ucciso dai sovietici o per suicidio”. Ed elenca alcuni elementi di riflessione. Nessuna reazione? Zitti e Mosca?
Fonte: © Libero – 30 settembre 2008