Rubrica 59
Baronio o Galileo?
Giulio Giorello riconosce sul Corriere della sera (22/12) che Galileo Galilei si dichiarava “cattolico, anzi cattolicissimo”. Ma poi aggiunge una frase che il lettore interpreta come il terreno di dissenso con la Chiesa: “Fu Galileo Galilei” asserisce Giorello “a sostenere che il grande Libro della Natura ci insegna come è fatto il cielo, mentre la Bibbia ci dice come noi possiamo conquistare quel cielo, cioè andare in Paradiso”.
In realtà questa affermazione (che è cattolicissima) non è del Galilei, ma è attribuita al cardinal Baronio (suo amico): lo scienziato la riporta, facendola sua, in una lettera a madama Cristina di Lorena.
La frase recitava testualmente: “La Scrittura ci insegna come si va in cielo e non come è fatto il cielo”. Già sant’Agostino metteva in guardia dal considerare la Genesi come un libro di astronomia.
Dunque il Galilei era anche in questo un perfetto cattolico. Oggi si osserva invece che fece degli errori come scienziato, per esempio nella sua teorie delle maree che pretendeva di indicare come prova della rotazione assoluta della terra (sarà Newton, più avanti, che correggerà l’errore).
Anche per questo appare lungimirante e scientificamente impeccabile il consiglio del cardinale Bellarmino il quale esortava Galileo a presentare la teoria eliocentrica come una conveniente ipotesi scientifica da approfondire e verificare (peraltro nata in ambito cattolico, dal chierico Copernico) e non come una verità assoluta, già certa e dimostrata.
Bellarmino sanamente relativista e Galileo dogmatico?
I mezzi e i Fini
Indro Montanelli diceva che il fascismo ci ha inflitto 20 anni di fascismo e 50 di antifascismo. Infine vediamo un fenomeno surreale: penso all’ultima sortita di Gianfranco Fini.
Se Fausto Bertinotti, quando era presidente della Camera, o Massimo D’Alema avessero attaccato la Chiesa Cattolica accusandola di non aver fatto tutto il possibile contro il comunismo e – in particolare – imputandole di non aver condannato esplicitamente i regimi comunisti e la loro ideologia nel corso del Concilio Vaticano II (cosa peraltro verissima), che reazioni avremmo avuto?
Sarebbe stato sensato sottolineare la mancanza di titoli da parte di quei pubblici accusatori.
Sarebbe stato evidente anche l’aspetto comico della critica, dal momento che nessuno dei due era noto per la sua rischiosa attività anticomunista.
Ma le stesse osservazioni si possono fare per Gianfranco Fini che invece – curiosamente – ha goduto di un trattamento in guanti bianchi. Non solo dai mass media, ma soprattutto da parte della Sinistra e dei suoi giornali i quali – evidentemente – in odio alla Chiesa sono disposti ad abbracciare pure l’erede del Msi di Almirante.
L’entusiastica accoglienza, a sinistra, delle dichiarazioni di Fini contro la Chiesa Cattolica appare particolarmente comica dal momento che l’argomento finiano finisce di fatto (volente o nolente) con l’annacquare la colpa dell’unico, vero responsabile dell’orrore delle leggi razziali: il regime fascista.
Afferma infatti Fini: “L’ideologia fascista non spiega da sola l’infamia”. Altroché se la spiega. Insieme alla sciagurata alleanza con Hitler voluta da Mussolini. Sarebbe bene che Fini lo affermasse chiaramente. Invece dice: “C’è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, e duole dirlo, da parte della Chiesa Cattolica”.
Fini evita di ricordare che opporsi pubblicamente a quell’infamia era reso impossibile dal fascismo stesso che aveva soppresso tutte le libertà.
Si può forse legare e imbavagliare l’interlocutore e poi accusarlo di non aver parlato? E in ogni caso la Chiesa, con papa Pio XI, fece sentire – eccome! – la sua voce, definendosi: “spiritualmente semita”.
Fonte: © Libero – 23 dicembre 2008