Enrico Mentana ha rilanciato sui social la foto di un cinghiale che, sotto la sede della 7, sta con il muso infilato in una montagna di rifiuti che fermentano sulla strada, attorno a un cassonetto. Cronaca quotidiana a Roma.

Roberto Gualtieri è diventato sindaco della capitale nell’ottobre 2021, promettendo di ripulire finalmente la città piena di spazzatura (in polemica con la precedente amministrazione di Virginia Raggi).

Ma le cose non sono cambiate. Ciò che in ogni grande capitale è normale, a Roma pare un’impresa impossibile.

Scrive il Giornale (17/6): Dai cinghiali ai gabbiani, dai cassonetti strabordanti alla diossina. Roma è alle prese con l’emergenza rifiuti e, con un caldo da piena estate, ci mancava anche l’incendio nell’impianto di Malagrotta a mettere in crisi un sistema già più che zoppicante”.

Perfino i vip che sostennero Gualtieri come sindaco oggi sono delusi e irritati. Ma probabilmente a Palazzo Chigi – dove tengono le finestre chiuse e l’aria condizionata accesa (in barba alla pace) – non arriva il cattivo odore dei cassonetti.

Infatti il governo ha pensato di sovraccaricare il sindaco – già in difficoltà – con un altro enorme compito: ha nominato Gualtieri commissario straordinario per la preparazione del Giubileo del 2025 nel territorio di Roma Capitale.

C’è da chiedersi come possa gestire il Giubileo un’amministrazione che non riesce neanche a portare via la “monnezza” e a impedire l’invasione dei cinghiali. Tuttavia, come se non bastasse, Gualtieri ha pensato pure di candidare Roma come sede per ospitare l’Expo 2030… Quando si dice l’autostima e il realismo!

È noto che Gualtieri – incomprensibilmente lanciato dal Pd, anni fa, in Europa a occuparsi di economia (Fiscal Compact, Trattato di stabilità, Brexit) e oggi alle prese con i rifiuti – è laureato in lettere e ha insegnato all’università Storia contemporanea.

In particolare viene dalla Fondazione Istituto Gramsci. Forse dovrebbe chiedersi cosa penserebbe il grande intellettuale e politico sardo di una Roma che – pur avendo dentro di sé immensi tesori storici e artistici – si presenta al mondo, ai turisti, ai visitatori e ai suoi cittadini con un aspetto pubblico così desolante.

Il caso vuole che la risposta a tale domanda sia arrivata proprio in queste ore dalle colonne del “Fatto quotidiano” dove Gad Lerner, facendo un vero scoop, sta pubblicando tre scritti giovanili (inediti) di Gramsci.

Nel primo, uscito ieri, si legge: “Io credo che il torto dell’età moderna sia quello di aver disgiunto l’arte e la bellezza dalla vita comune, di aver relegato tutte le più belle espressioni del sentimento artistico nei Musei”.

Poi il giovane Gramsci elogiava le “città giardino” progettate in Inghilterra, paragonandole con sgomento alle case di certi nostri centri abitati, “scabbiose, sporche e disadorne”.

Infine osservava: “come siamo lontani dalla vita dei Greci e da quella del nostro Rinascimento: l’euritmia dominava in tutte le manifestazioni della vita; anche durante le più rudi fatiche l’occhio si posava su una linea aggraziata, su una figurina svelta e elegante e la pupilla si dilatava dal piacere e l’animo s’addolciva”.

L’intellettuale ventenne notava che vivere in una città inospitale, sporca e chiassosa, ha effetti disastrosi sulla vita personale e sociale. Mentre, vivendo in un contesto bello, umano e pulito, “si avrà la catarsi aristotelica… e allora l’animo si purificherà dalle male passioni, e sognerà più alti ideali”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 25 giugno 2022

Print Friendly, PDF & Email