L’ORIGINE E IL MIRABILE SIGNIFICATO DELLO “SCOPPIO DEL CARRO” DELLA PASQUA FIORENTINA
La mattina di Pasqua, a Firenze, davanti alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore c’è sempre una folla di fedeli e di turisti: tra il Battistero e l’altare maggiore del Duomo si svolge un rito particolare chiamato “lo scoppio del carro”. Viene ritenuta una manifestazione folkloristica, ma non è così. Il significato storico e spirituale di questa antica tradizione merita di essere ricordato.
Tutto risale alla prima crociata che si svolse fra 1096 e 1099. L’antefatto di questa crociata è rappresentato dall’espansionismo islamico. Già dal VII secolo i musulmani dalla penisola arabica vanno alla conquista di territori bizantini del Medio Oriente come la Siria, l’Egitto e la terra di Israele. Poi la Mesopotamia, la Persia e il Nord Africa. In breve il dominio islamico si estende su una vasta area: dalla Spagna (a occidente) fino all’India (a oriente). Arrivano anche in Sicilia, in Anatolia e ai Balcani. L’Islam controllava il Mediterraneo e minacciava Bisanzio e l’Europa da est, da sud e da ovest.
È in questo contesto che parte la prima crociata per liberare Gerusalemme e i luoghi santi occupati dai musulmani. Il 15 luglio 1099 l’assedio di Gerusalemme si conclude con la vittoria dei cristiani. La tradizione vuole che il capitano fiorentino Pazzino dei Pazzi sia stato il primo a salire sulle mura della città santa e a farvi sventolare il vessillo crociato. Così il comandante Goffredo di Buglione premiò il coraggioso Pazzino con il dono di tre schegge di pietra del Santo Sepolcro.
Si narra che al suo ritorno a Firenze, nel 1101, fu festeggiatissimo. Poi – a imitazione della cerimonia del fuoco della notte del sabato santo, a Gerusalemme, nella Chiesa del Santo Sepolcro – anche a Firenze, in Cattedrale, si cominciò a celebrare il rito dell’accensione del fuoco con le scintille provocate dalle tre pietre.
Poi con fiaccole o ceri il dono del fuoco santo – che idealmente veniva dal Santo Sepolcro – era portato alle case e alle chiese, cantando laudi (il fuoco rappresenta la resurrezione e la luce di Cristo risorto). Nel Trecento il rito, spostato alla domenica di Pasqua, assunse la forma corale e pubblica che ha oggi con l’introduzione del carro.
Si svolge così. La domenica di Pasqua le tre pietre sono portate in processione dalla Chiesa dei Santi Apostoli alla Cattedrale, con le insegne e i simboli della città, su un carro trainato da buoi. Si ferma fra il Battistero e l’ingresso della Cattedrale e appena è intonato il “Gloria in excelsis Deo” l’arcivescovo accende la colombina (un razzo a forma di colomba), simbolo dello Spirito Santo, che su un filo teso dal presbiterio al carro va a incendiarlo innescando i fuochi di artificio che rappresentano la diffusione nella città e nel mondo della luce di Cristo risorto.
“Lo ‘scoppio del carro’, al di là dell’episodio di mimesi liturgica rispetto alle tradizioni gerosolimitane” scrive lo storico Franco Cardini “sembra ricondurre a un fatto più profondo e importante nella spiritualità civica fiorentina: il culto cioè di Firenze nova Jerusalem”.
Tema che, infatti, torna in due grandi personalità della città: il domenicano Girolamo Savonarola e il “sindaco santo” Giorgio La Pira. Il quale, commemorando il V centenario della nascita del frate, disse che Savonaroladesiderava che Firenze fosse “in certo modo la città di Dio, come un riflesso della Gerusalemme celeste” con “una funzione irradiatrice di vita cristiana e di civiltà cristiana e di rinnovazione cristiana per l’Italia, per la Chiesa e per il mondo intero”.
Antonio Socci
Da “Libero, 19 aprile 2025