Ieri papa Bergoglio ha fatto appello a tutti: “Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore… è un modo semplice ma profondo di promuovere il bene comune e di prenderci cura gli uni degli altri, specialmente dei più vulnerabili… E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli”.

Questo pronunciamento probabilmente è finalizzato a persuadere i fedeli ancora diffidenti. Ma difficilmente convincerà le opposizioni ideologicheal vaccino di alcune frange cattoliche. Anzi, potrebbe avere l’effetto opposto.

Perché la disastrosa caratteristica di molti cattolici novax è proprio quella di fare di tutta l’erba un fascio, mescolando questioni politiche, sanitarie e religiose in un confuso minestrone, paventando oscuri disegni di una planetaria dittatura biotecnocratica”, di cui tutti i poteri sarebbero in qualche modo complici e di cui i vaccini rappresenterebbero l’aspetto più minaccioso.

Sono in contraddizione quei cattolici che ieri erano accesi sostenitori di Trump e che oggi demonizzano lo stesso vaccino che Trump rivendica (con ragione) come proprio merito.

Ci sono novax di destra e di sinistra, cattolici e laici. Alcuni estremisti. “I No-vax radicali” come ha ricordato Pietro De Marco “hanno optato prima per l’inesistenza del virus, come se fosse una messa in scena politica mondiale, poi per la sua inoffensività, poi per una sua pericolosità indotta, strumentale a un progetto di soggezione dell’umanità”.

Ma chi sono i novax cattolici? Si tratta di fedeli, solitamente di idee moderate, indotti d’improvviso ad abbracciare timori apocalittici un po’ per la grande disinformazione che circola nella rete e che fomenta la paura, un po’ per la confusa e contraddittoria informazione sanitaria ufficiale di questi mesi, un po’ per la criticabile gestione dell’emergenza Covid del governo Conte, che perdura con Speranza al ministro della Sanità (si pensi ad esempio al problema delle cure domiciliari precoci). Infine anche per la confusione che regna nella Chiesa.

Le posizioni si sono radicalizzate e la spaccatura fra i fedeli è profonda. Sembra quasi che il sì o no al vaccino sia diventato una questione di fede, anzi uno spartiacque che decide se si sta con Cristo o con Satana. Eppure ci sono stati cattolici che hanno cercato di fare chiarezza riportando il dibattito nei giusti binari di razionalità.

Uno dei primi a intervenire è stato il professor Roberto De Mattei. Ha pubblicato a febbraio scorso un documentato pamphlet “Sulla liceità morale della vaccinazione” che è una risposta chiara ed esauriente a coloro che considerano la vaccinazione contro il Covid-19 in sé illecita.

Una chiarificazione sia scientifica che dal punto di vista della morale cattolica e naturale con cui De Mattei ha dissolto i dubbi etici relativi all’uso, in certe fasi di lavorazione dei vaccini, di linee cellulari provenienti da tessuti fetali di antichi aborti.

Il professore ha (giustamente) messo in guardia i cattolici dal cadere nella trappola dell’ideologia novax in cui effettivamente diversi sono caduti. Ma, nonostante sia noto come intellettuale tradizionalista, di idee conservatrici, perfino de Mattei è stato sospettato, da taluni, di “complicità” col nemico per quanto ha scritto.

Peraltro De Mattei, rifacendosi all’insegnamento di maestri di teologia morale come sant’Alfonso Maria de’ Liguori e al Magistero cattolico (per esempio la Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II), non ha fatto che esplicitare le ragioni della Nota della Congregazione per la dottrina della fede del 21 dicembre 2020 che ha dichiarato legittimo il ricorso al vaccino anti-covid.

Ma pure tale pronunciamento (approvato dal papa) viene considerato dai cattolici novax come irricevibile perché sarebbe sospetto di “bergoglismo”, mentre in realtà è in continuità con le precedenti dichiarazioni della Congregazione fatte durante i pontificati di Wojtyla e Ratzinger. Del resto Benedetto XVI si è vaccinato e questo vuol pur dire qualcosa.

Ultimamente è intervenuto il professor Pietro de Marco, un autorevole filosofo cattolico che in questi anni ha anche espresso argomentate critiche ad alcune posizioni di papa Francesco e – negli angusti schemi giornalistici – potremmo collocare sulla linea Wojtyla/Ratzinger.

De Marco, in concomitanza col dibattito del mondo laico sul “manifesto Cacciari-Agamben”, ha scritto sul blog di Sandro Magister un articolo: “Apocalittici e libertari. Il ribellismo suicida dei cattolici No-Vax”.

Egli sostiene che l’apocalittica anti-Stato cresciuta da mesi nelle minoranze cattoliche tradizionaliste” è un autogol enorme: “le libertà, rivendicate in forme paranoiche (o deliranti, come in chi ritiene sperimentazione nazista il sistema di cura e profilassi antivirale), sono esse stesse l’errore” ed “esprimono anch’esse quella insofferenza per ogni disciplina, infine per l’autorità, che appartiene alla ‘great disruption’ libertaria”.

Questi cattolici, spiega De Marco, portano acqua al mulino dell’individualismo libertario dell’attuale “rivoluzione antropologica”, che finisce nello sradicamento culturale e che “dissolve la concezione cristiana della politica, dello Stato, in definitiva dell’uomo”, come sintetizza Magister.

Si è aperto dunque, anche nel mondo cattolico, un dibattito alto su una questione che sta diventando dirompente. Merita attenzione anche per le possibili conseguenze ecclesiali. Il discorso del papa va collocato in questo contesto.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 19 agosto 2021

 

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