Non so se “stronzo” sia un termine gobettiano o se venga da Benedetto Croce, Salvemini, Ernesto Rossi o se stia nell’ ”agenda Giavazzi”, ma quella paroletta pare sia risuonata così tante volte alla Direzione dei Radicali italiani da sembrare la categoria politica fondamentale attraverso il quale interpretare il mondo.
Del resto sul bombastico scontro Capezzone-Pannella – reso pubblico sul sito di Radio radicale – i giornali si sono tuffati con sommo gusto anche per vari altri esempi di turpiloquio. Non proprio un dibattito oxfordiano insomma.

Ma i toni di questa furibonda resa dei conti radicale (un’originale interpretazione della non-violenza gandhiana) per defenestrare Capezzone, rischiano di oscurare il merito del problema: che è grave anche se non è serio.
Marco Pannella, padre-padrone del partito radicale, ha commesso tre devastanti errori strategici negli ultimi anni che hanno ridotto il suo partito allo stremo anche con un notevole calo di iscritti (da sempre esigui).

Il primo errore è stato il referendum sulla legge 40 del giugno 2005.
Ostinato a voler dimostrare che l’Italia era ancora quella degli anni Settanta e che tutti gli italiani – se ben informati – avrebbero votato per lui, Pannella ha trascinato i radicali (sebbene appoggiati da diessini e comunisti) alla più colossale disfatta politica della loro storia.
La quale ha dimostrato ciò che la sociologia andava rilevando da anni, ovvero che il Paese è cambiato ed è molto più disposto, su certi argomenti, a dare ascolto alla Chiesa che a Pannella.
In quell’occasione referendaria i radicali – che hanno sfoderato atteggiamenti intolleranti e censori – non hanno potuto neanche invocare la solita solfa dei giornali cattivi, avendo avuto dalla loro parte la quasi totalità dei mass media (addirittura militanti per il “sì”).
Il secondo errore di Pannella sta nell’essersi risentito della batosta e, invece di capire la lezione delle urne, di aver cercato la rivincita lanciando una sorta di “partito anticattolico”.
Per le politiche di quest’anno si è intruppato col centrosinistra, dato per vincente nei sondaggi, e ha dato vita alla Rosa nel pugno con i socialisti dello Sdi.
Dalle urne non sono uscite rose, ma è arrivato un formidabile pugno.
Radicali e socialisti non hanno ripreso neanche i voti che i due partiti avevano da separati.
Ora la Rosa è sfiorita e i socialisti puntano altrove (al Partito democratico dove Fassino e Rutelli non vogliono i radicali).

Il terzo errore è stato il forzare per l’indulto, un provvedimento devastante, pagato dalla gente comune, che ha reso il governo assai impopolare (i Ds sono stati i primi ad allarmarsi per l’indignazione della popolazione). Dopo questi colossali flop, dovuti al suo ideologismo (i dogmi sovrapposti alla realtà), Pannella – non essendo abituato a mettersi in discussione – ha messo in discussione Daniele Capezzone che aveva tre grossi demeriti ai suoi occhi: è narciso come lui e dunque gli ruba la scena comparendo continuamente su giornali e tv; inoltre è molto più brillante del Pannella attuale (che appare alquanto appesantito e verboso); infine ha messo a segno, da solo, qualche mossa politica di rilievo come il cosiddetto “Tavolo dei volenterosi” per cambiare in Parlamento, con l’opposizione, la legge finanziaria.
Idea che gli ha guadagnato l’attenzione di molti (sui media, fra le categorie produttive e nel centrodestra), ma anche l’ira di Prodi, che ha subito fatto saltare quel tavolo.
Infine gli ha attirato il risentimento della Bonino che soffre il protagonismo capezzonesco e si trova a fare da tappezzeria in un governo egemonizzato dall’estrema sinistra.
La poltrona ministeriale raggiunta è gratificante sul piano personale, ma ha praticamente omologato i radicali di governo a un qualsiasi insignificante cespuglio.

In questa situazione cupa Pannella – che sembra deciso a fare il soldato giapponese di Prodi nella giungla della politica italiana – ha lanciato la scomunica “asfaltando” Capezzone da Radio radicale e imputandogli il pessimo stato del partito e la sfioritura della Rosa.
E per mostrare chi è il padrone ha anticipato il congresso (che inizia giovedì a Padova) rendendo noto che il suddetto Capezzone sarà sostituito alla segreteria da Rita Bernardini la quale ha un’importante caratteristica che la rende adatta a quell’incarico politico: “quando vedo Marco mi batte il cuore…” (come ha raccontato lei stessa al Corriere della sera).
A Capezzone il cuore per Marco non batteva. Il giovane ambizioso ha usato il vecchio leader come un taxi o un tram per far emergere le sue doti (è la nota teoria di Pannella che definiva tali gli altri partiti) e poi si è costruito il suo personaggio.
Sui temi che ha scelto – quelli economici e sociali – e sulla posizione politica (molto critica verso la finanziaria e verso Prodi), Capezzone ha saputo rappresentare uno stato d’animo diffuso e magari può ritrovare altri radicali come Della Vedova e Taradash.
Per questo sarà punito e defenestrato dalla segreteria (con l’applauso di Prodi).
Pannella oggi imputa a Capezzone di essere antipatico ed egocentrico. Vero, ma sembra un autoritratto (anche se Capezzone ha l’aria del Pierino e Pannella, ai suoi tempi, sembrava un rivoluzionario) .

Forse però la vera colpa di Capezzone, agli occhi di Pannella, è quella di essere maledettamente giovane.
Che è un difetto da cui gli uomini si correggono molto velocemente. L’unico. Tutti gli altri in genere restano e peggiorano con l’età.
Questa scombiccherata vicenda – che potrebbe anche essere stata amplificata ad arte per attirare l’attenzione dei media sul congresso radicale – conferma un triste andazzo della politica attuale: poca tolleranza, poca democrazia, assenza di grandi idee e molta monarchia.

Fonte: © Libero – 1 novembre 2006

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