Un giorno del 1992 a don Luigi Giussani fu posta una domanda che oggi è al centro del dibattito planetario: qual è il compito dei cristiani? Rispose così: “Testimoniare Cristo. Testimoniarlo adoperando gli arnesi della propria professione. Fosse pure quella di essere ammalati, incurabili, in un letto. Siamo stati scelti solo per questo, per la missione. Che questa salvezza, che è la persona di Cristo, possa essere incontrata”.

Scelti solo per questo. Oggi leggo le cronache del Meeting e apprendo che CL lancia “la grande coalizione alla Merkel”. Elena Ugolini, una delle leader di CL, sul QN, dà la colpa ai giornali: “all’informazione del Meeting piace e interessa soprattutto la politica”. Ma poi il sito ufficiale di CL propone un articolo con questo titolo: “Il Meeting tifa per la Grande Coalizione”. Guardo il programma di questa edizione, leggo le interviste e penso che la Ugolini poteva aver ragione qualche anno fa. Ma oggi è ai capi di CL che “piace e interessa soprattutto la politica”.

Lo dimostra l’intervista che Giancarlo Cesana ha dato al Corriere della sera come “manifesto” del Meeting 2006. Dovrebbe essere il leader di un movimento ecclesiale, ma parla solo di politica: la Merkel, Berlusconi, Rutelli, Prodi, il Libano, l’Onu, addirittura Mastella e soprattutto Bersani, l’astro nascente. Comunione e (grande) coalizione. Il Corriere infatti titola: “Il Meeting di CL al via. Cesana: grande coalizione. Imitiamo subito la Merkel”.

Certo Cesana dice anche che “la salvezza non viene dalla politica”, se non altro come omaggio a Giussani che lo ha ripetuto per decenni. Ma poi parla soprattutto di politica che è anche il centro dell’appuntamento riminese dove i contenuti originali della proposta di CL sembrano ridotti a tappezzeria, marginali e strumentali.

Ieri mattina su Radio 24 era intervistata la portavoce del Meeting, Emma Neri. Alla domanda su chi sono i personaggi più importanti del Meeting di quest’anno ha risposto: “Bersani, Marini e Berlusconi”. Viene da sorridere: nel quinquennio precedente l’ordine sarebbe stato invertito e il rapido capovolgimento gerarchico già espone CL e Cdo all’accusa di disinvolto trasformismo (scriveranno: “Franza o Spagna…”, “tengo famiglia”, “voltagabbana” e via dicendo. Me ne dispiace perché il popolo di Cl è davvero generoso e nobile e non lo merita).

Ma colpisce soprattutto che le tre star indicate siano tre politici. Il messaggio è chiaro: al centro del Meeting c’è la politica italiana. E’ una mondanizzazione che riflette il tracimare della Compagnia delle opere (organizzazione di imprese) su CL come movimento ecclesiale. Infatti il cardinale di Vienna Schoenborn, uno di cui si parla perfino come possibile papa, non è stato nominato dalla portavoce. Hanno chiamato a Rimini una personalità così importante della Chiesa per parlare di Darwin. Era giusto far presentare a lui il libro di don Giussani.
Ma questo, che è il momento clou del Meeting, com’è noto è stato affidato al ministro Bersani. Uno che ha guidato la nomenklatura del soviet Emilia Romagna e che al recente referendum sulla legge 40 stava contro i cattolici. Bersani avrebbe dovuto parlare di economia, ma siccome sarebbe stato fischiato dal “popolo del Meeting”, gli hanno “appaltato” nientemeno lo spazio su Giussani. Il motivo è chiaro a chiunque: non interessa che sia all’oscuro del pensiero di Giussani e del cristianesimo (come dimostra l’esilarante sua intervista a Famiglia cristiana), interessa il legame con questo potente ministro economico. Ed è clamoroso. Sarebbe come se il tradizionale comizio di chiusura della Festa dell’Unità (quello di Berlinguer e Fassino) fosse affidato a Gianfranco Fini.

Del resto la triade Bersani-Marini-Berlusconi, come eventi del Meeting, fa malinconia anche perché in altri tempi gli eventi del Meeting erano legati a nomi come Ionesco, Madre Teresa di Calcutta, Von Balthasar, Tarkovskij, Dalai Lama, Walesa, Giussani, Ratzinger, Giovanni Paolo II. Oggi ci sono Bersani, Marini e Berlusconi. Con tutto il rispetto per loro, mi sembra “Porta a porta”. Non è più lo spalancarsi all’universo insegnato da Giussani ai giovani di CL, ma la chiusura sulla politica italiana – come vuole la Compagnia delle opere – e sul mondo economico delle banche e delle imprese. Su cui talora si pretende di sovrapporre un discorso “teologico” risibile.
Per esempio Vignali, il presidente della Cdo, si mostra entusiasta del presidente di “Riso Gallo” che parlerà al Meeting. Secondo Vignali che egli sia “riuscito a vendere riso ai cinesi documenta che don Giussani ha ragione”. Capito? La concezione della ragione e l’intuizione della fede di Giussani si dimostrerebbero vere per il fatto che “Riso Gallo” esporta in Cina. No comment.

La “sparizione” di CL e della sua originalità, fagocitate dalla Cdo, ha provocato anche la decadenza culturale del Meeting. Nelle epoche passate qui potevi incontrare e ascoltare persone come Testori, Frossard, Sassu, Divo Barsotti, Orazio Costa, Zeri, Vladimir Bukovskij, Jerome Lejeune, Emmanuel Levinas, Mario Luzi, Del Noce, Nolte, Zinovev, Delannoy, Potock, Z. Medvedev, Rubbia, Culianu, Kazuo Ohno, Martha Graham, Abbé Pierre, O’Callaghan, Ries, Zanussi, Jean Guitton.

Con tutto il rispetto nelle ultime due edizioni le proposte culturali sono state Alessandra Borghese, Claudio Risé, Beatrice Buscaroli, Angela Pellicciari, Marco Bona Castellotti e Michele Mirabella (quello di Elisir).

Oltretutto pure l’ossessione della politica appare un po’ lunatica, astratta. Perché curiosamente al “Meeting per l’amicizia fra i popoli” non c’è nulla che riguardi l’esplosivo Medio Oriente e il tema della pace e della guerra che catalizza il dibattito planetario ormai dal 2001. E perché – per tornare all’orticello italico – il tema della “Grande Coalizione”, che è in crisi anche in Germania, da noi esiste solo nelle chiacchiere da Transatlantico e non la vuole nessuno (rischia di essere in realtà una grande “colazione”). Sembra solo un modo per far sapere che la Compagnia delle opere vuol andare d’accordo con tutti.

Tanti ragazzi sono andati a Rimini, ma non per la politica: sono assetati di Colui che fa vibrare il cuore e dà senso alla vita. La cui presenza capita di cogliere dove meno te l’aspetti. Nei giorni scorsi è apparsa su un giornale una lettera di Giovanni Lindo Ferretti, il leggendario fondatore dei CCCP che si definivano “punk filo-sovietici”. Un simbolo del comunismo emiliano come Bersani. Ma Ferretti racconta la sua conversione: “Per ciò che riguarda la Chiesa rifuggo ogni polemica. Per troppo tempo sono stato succube, seppur volontario, di una falsificazione della Storia che la identifica come controparte reazionaria alla libertà umana. Quel tempo è finito, Dio sia lodato… Sono ogni giorno più cattolico, cattolico bambino, felice di addormentarmi stanco e nell’aprire gli occhi contento di questo dono che è vivere. Un dono, vero, non facile, non ovvio, sempre a rischio e sorprendente. Sono così bambino nel mio essere cattolico da essere fermo, inchiodato nel mistero dell’Incarnazione. Forse perché, generazione su generazione, figlio di pastori e c’erano pastori in quella capanna, sotto una stella, nel regno di Giuda al tempo dell’Imperatore Augusto, quando da una giovane Madre, Immacolata in eterno, è nato il Salvatore del mondo, l’Incarnato. Mistero che si può solo sfiorare ma fa vibrare nuova tutta l’umanità”.
Sarebbe stato perfetto per il Meeting. Altro che Bersani.

Fonte: © “Libero” del 22 agosto 2006