Ma dove sono finiti i cosiddetti “marxisti ratzingeriani” che dal manifesto dell’ottobre 2011, al libro “Emergenza antropologica”, alle recentissime interviste, hanno abbracciato i cosiddetti “valori non negoziabili” proclamati dalla Chiesa?

Avevano affermato che Pd e sinistra erano i migliori interlocutori per varare un nuovo umanesimo condiviso fra cattolici e laici e invece proprio da quell’area in queste ore arriva il “linciaggio” morale di Benedetto XVI “reo” di aver ribadito quei valori nel suo Messaggio della giornata della pace.

A quanto pare nessuno, nella sinistra, ha lo stesso coraggio intellettuale di Alexander Langer, che il 7 maggio 1987, quando era leader carismatico degli ecologisti europei, proprio sui temi di bioetica pubblicò sul “Manifesto” un intervento intitolato “Cara Rossanda, e se Ratzinger avesse qualche  ragione?”

Riassumo quello che sta accadendo. Nel suo Messaggio il Pontefice ha elencato le situazioni di violazione della pace, di violenza o di tensione sociale e sofferenza umana nel mondo.

Ha perciò ricordato le guerre sanguinose, poi le guerre asimmetriche che si affacciano oggi (come quelle economiche che fanno egualmente danni immensi e provocano enormi sofferenze), le minacce alla pace rappresentate da terrorismo, criminalità internazionale e fondamentalismo, le guerre che snobbiamo con indifferenza (come la negazione della libertà religiosa e dei diritti umani).

Infine papa Ratzinger ha voluto ribadire (come già faceva Giovanni Paolo II) che “via di realizzazione della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana a cominciare dal suo concepimento fino alla sua fine naturale”.

Si chiede: “come si può infatti pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare per i nascituri?”.

Il Papa sostiene che non è possibile fondare dei diritti dell’uomo universali e intangibili, quindi una pacifica convivenza, se non si riconosce che vi sono “principi non negoziabili”, come la vita umana, di cui nessun potere può disporre, perché fondati non su un credo religioso, ma sulla stessa natura umana.

Per questo – afferma Benedetto XVI – “precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo” (il quale nega l’esistenza di una legge morale naturale).

Fa parte di questa legge, iscritta nell’umanità, anche “la struttura naturale del matrimonio, come unione fra un uomo e una donna”, che non può essere smantellata o equiparata ad altri tipi di unione (non a caso tutte le civiltà, anche precristiane, si sono fondate sull’unione fra uomo e donna).

Ebbene tutto questo complesso ragionamento è stato ridotto dai media al concetto che riprendo dalla titolazione di Repubblica: “Le nozze gay, una ferita per la pace”. Sottotitolo: “Il Papa attacca anche eutanasia e aborto: ‘Delitti contro la vita’. E’ polemica”.

Un diluvio si è abbattuto sul Pontefice. Da parte dei media, perlopiù impregnati di relativismo e pregiudizio anticlericale, e da parte del mondo politico “progressista”.

Si pone perciò un problema: dov’è finita quella novità annunciata a Sinistra quando, il 16 ottobre 2011, fu reso pubblico un manifesto sottoscritto da quattro autorevoli studiosi di formazione marxista e di area Pd?

Si tratta di quattro personalità importanti, che tutte hanno militato nel Pci: lo storico Giuseppe Vacca, presidente dell’Istituto Gramsci (uno degli intellettuali più importanti del Pd); il filosofo Mario Tronti, che fu tra i fondatori di “Quaderni Rossi”, poi teorico dell’operaismo e oggi presiede l’ingraiano “Centro per la riforma dello Stato” (è stato anche senatore); il filosofo Pietro Barcellona già deputato nelle file del Pci e poi membro del Csm; infine il sociologo Paolo Sorbi, l’unico da tempo cattolico, ma anch’egli dai trascorsi marxisti.

Il loro manifesto esordiva con una clamorosa dichiarazione contro “la manipolazione della vita” e denunciava “una inedita emergenza antropologica” che è all’origine della “crisi della democrazia”.

Per questo faceva appello al Pd per avviare “un confronto su due temi fondamentali del magistero di Benedetto XVI che nell’interpretazione prevalente hanno generato confusioni e distorsioni tuttora presenti nel discorso pubblico: il rifiuto del ‘relativismo etico’ e il concetto di ‘valori non negoziabili’ ”.

Il documento parlava inoltre di “libertà” e “dignità della persona umana fin dal suo concepimento” (che è stato “il passo più criticato”).

Secondo Sandro Magister in quel documento “c’è un’adesione esplicita a tesi di Benedetto XVI e del cardinale Angelo Bagnasco”.

Naturalmente i quattro pensatori sanno bene che proprio la loro Sinistra è stata ed è la paladina di tutte le battaglie ideologiche radicali più opposte all’insegnamento della Chiesa.

Ma considerano questo una subalternità alla cultura radicale che la sinistra dovrebbe superare.

Infatti, cinque mesi fa, ripubblicando il manifesto, con vari commenti, in volume, “Emergenza antropologica” (Guerini), hanno firmato una prefazione dove si legge:

“la deriva radicale che ha permeato tanta parte anche della cultura di sinistra è originata dalla torsione nichilistica dei processi di secolarizzazione degli ultimi decenni e dall’inadeguatezza delle idee di libertà con cui la cultura riformista ha pensato di potervi reagire”.

I quattro che hanno giudicato opportunistico il filocattolicesimo del Pdl (e Bondi, che ha sfrattato cattolici e valori non negoziabili, ha dato loro implicitamente ragione) annunciano per il 2013 un convegno sulla visione antropologica di Benedetto XVI.

Il mese scorso, con alcune interviste, questi intellettuali hanno espresso posizioni davvero “rivoluzionarie” per una sinistra conformista come quella italiana.

Ecco Mario Tronti:

“La lettura corrente secondo cui questo sarebbe un pontificato ‘conservatore’ costituisce un completo travisamento del papa teologo. Centrale, in Joseph Ratzinger, è la necessità della dimensione pubblica dell’esperienza di fede. Anziché accontentarsi dei luoghi comuni, le culture della sinistra dovrebbero semmai sollevarsi a questo livello e accettare il confronto sul terreno dei ‘principi irrinunciabili’. Qualsiasi esperimento di trasformazione della realtà non può prescindere dall’elemento spirituale presente in ogni essere umano”.

Tronti disapprova il cambiamento di costumi che è avvenuto “in modo solo istintivo, secondo i dettami delle culture radicaloidi e falsamente libertarie, per cui non esiste altro diritto che non sia il diritto dell’individuo. La sinistra non è stata capace di contrastare questa deriva”.

Vacca così parla di famiglia, coppie gay e di eutanasia: “anche rispetto al senso morale comune, è difficile affermare che la disponibilità sulla mia vita sia un mio diritto individuale, poiché non mi sono autogenerato. Non conosco vite autogenerate, come non conosco morti solitarie, che non coinvolgano cioè la comunità. Lo stesso vale per le coppie omosessuali. E’ la Costituzione a definire cosa sia la famiglia, riconoscendole la finalità prioritaria della generazione. L’amore, l’affetto, la solidarietà sono importanti, ma quello che definisce la famiglia è la generazione e il diritto dei nati ad essere generati da un padre e una madre”.

Sarebbero una novità straordinaria, ma hanno fatto l’errore di individuare in Bersani e nel Pd l’unico interlocutore interessato a costruire un “umanesimo condiviso”.

Mentre il Pd e la Sinistra continuano ad essere invece totalmente subalterni al radicalismo. Tanto che – per mettere in difficolta il cattolico Renzi alle primarie – Bersani ha fatto approvare una Carta d’intenti, vincolante per tutti, dove – con spensierata superficialità – si annuncia il varo delle coppie gay e altre idee simili.

Infatti da questa Sinistra, ieri si sono alzate solo invettive contro il Papa. C’è qualche voce diversa?

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 16 dicembre 2012

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